05 Ottobre 2016

Come creare il legame con il bebè fin dalla gravidanza

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il ritorno a casa dopo il parto: come creare il legame con il bebé

Che strano trovarmi attorniata da mamme con il pancione, con quegli occhi emozionati di chi sa che sta per iniziare una grande avventura ed è un po' impaurita dall'ignoto.
Sono a Milano, durante la Settimana Mondiale dell'allattamento, all'incontro dal titolo: "Il Ritorno a Casa - il Nutrimento della Famiglia". Si parla di allattamento naturalmente ma non solo, si parla anche di legame e del ruolo fondamentale del papà.

A parlare sono 3 professionisti con 3 ruoli diversi: Arturo Giustardi, pediatra neonatologo ci parla della vita prenatale e di ciò che succede prima e durante il parto, Monika Stablum, infermiera pediatrica ci insegna come avviare bene l'allattamento e come prendersi cura del neonato e Claudia Giustardi, sociologa e family coach ci aiuta a immaginare come organizzare la giornata quando hai un neonato tra le braccia.

Hanno molta esperienza nella loro professione e si dedicano a informare i genitori anche tramite le pagine del sito web www.allattamentoalseno.it

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Il ruolo del papà in gravidanza e nei primi mesi

Anche se oggi il papà è molto più presente nella vita dei propri figli e spesso assiste al parto, si parla ancora troppo poco del suo ruolo. Quindi il Dott. Giustardi si rivolge proprio a loro che, non troppo convinti, hanno accompagnato le loro compagne e mogli a questo incontro.

Che influenza ha il papà durante la gravidanza, nel parto e nell'allattamento? Tanta! Almeno un 30-40% secondo il Dott. Giustardi, neonatologo, e io sono completamente d'accordo.
Soprattutto oggi che la famiglia mononucleare ha preso il posto della grande famiglia allargata dove il più delle volte le mamme, le zie e le sorelle si prendevano cura della neomamma sia in termini pratici che emotivi.

Stare con un neonato da sole per tante ore al giorno è logorante, non solo perché hai davvero pochi spazi di riposo ma anche perché spesso il pianto inesauribile che riescono ad avere i bambini nei primi mesi ti getta nella confusione totale.

La mamma riesce ad accogliere il suo bambino al meglio se a sua volta ha una spalla su cui appoggiarsi e a volte anche su cui piangere
Non può contare sulle sue amiche che lavorano spesso molte ore al giorno e forse neanche sui suoi genitori che lavorano ancora o sono molto anziani. In un contesto di questo genere il papà, quando presente, è una delle poche risorse che rimangono alla mamma per potersi ricaricare e per poter ritornare dal suo bambino con nuove energie.

Creare il legame fin dalla gravidanza, il bambino ci ascolta

Nella pancia della mamma il bambino sente tutto, vive tutto ciò che vive la mamma e, se c'è, anche tutto ciò che vive il papà, sente il calore delle mani che si appoggiano sulla pancia e riconosce la voce dei suoi genitori che parlano e cantano per lui o per lei.

Anche quando non è in grado di capire parola per parola riesce comunque a comprendere il tono delle nostre voci e anche il senso di ciò che cerchiamo di dirgli... o forse semplicemente la comunicazione arriva loro passando per canali che ancora non conosciamo.
Sono innumerevoli le testimonianze di mamme che raccontano di aver chiesto e ottenuto dai loro figli ancora in pancia di nascere in un certo giorno oppure di girarsi nella giusta posizione. Oppure ancora bambini che ricordano anche dopo anni le canzoni che gli venivano cantate mentre erano in grembo.

Il legame si crea così, parlando al bambino fin da quando è nella pancia, dicendogli che gli vogliamo bene, creando lo spazio dentro di noi per accoglierlo. 

Dopo il parto il bambino desidera tornare sulla pancia della mamma

La vita nel pancione è per il bambino una specie di paradiso in cui tutti i suoi bisogni sono soddisfatti, non c'è bisogno di chiedere, il cibo arriva sempre, il sonno viene invogliato dal cullare della camminata, la temperatura è quella giusta e non c'è altro di cui ha bisogno.
Fuori dalla pancia invece ci sono luci e rumori e soprattutto non c'è più il contenimento dell'utero, questo fa molta paura ai neonati, l'unico modo per recuperare subito la tranquillità è quello di ritornare sulla pancia della mamma, al caldo, al sicuro.

Il neonato appoggiato sulla pancia riconosce la voce della mamma, il suo odore e il suo sapore che ha già assaggiato con il liquido amniotico, e trova da solo il capezzolo che, guarda un po', si è scurito in gravidanza apposta perché lui potesse vederlo bene.
Se gli lasciamo il tempo necessario, a volte fino a mezz'ora, sgambetta spingendo le ginocchia e i piedini sulla pancia aiutando la mamma ad espellere la placenta e arriva al capezzolo da dove può succhiare le preziose gocce di colostro e finalmente vedere il viso della mamma.

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Il ritorno a casa: rispettiamo il bambino e supportiamo la mamma

Il ritorno a casa è spesso un momento delicato, la mamma ha bisogno di recuperare le energie e non ha ancora avviato l'allattamento poiché solitamente la montata lattea arriva tra il 3° e il 4° giorno, il bambino è ancora un esserino da conoscere, con i suoi ritmi e le sue specifiche peculiarità.
Sicuramente questo non è il momento delle visite di cortesia - ci ricorda Claudia Giustardi, family coach - che possono essere rimandate almeno di una settimana, mentre sono ottimi gli amici e i parenti che si prestano a supportarvi portandovi una cena pronta o rassicurandovi che siete degli ottimi genitori.

Una delle paure più comuni è che il bambino non mangi a sufficienza quando è allattato al seno, Monika Stablum, infermiera pediatrica, ci spiega nel dettaglio come capirlo semplicemente guardando i pannolini.
Il metodo della "doppia pesata", cioè pesare il bambino prima e dopo la poppata, non è considerato efficace, mentre possiamo essere tranquille se il bambino fa mediamente 5 pipì e 3 cacche al giorno.

Il pianto, l'unico modo che ha il bambino per comunicare

Il pianto inconsolabile è uno dei motivi per cui i neo-genitori vanno in tilt. Il bambino piange per comunicare tutti i suoi bisogni, per fortuna i bisogni di un neonato non sono moltissimi, può avere fame, sonno, fastidio oppure può avere bisogno di essere contenuto.
Quest'ultimo tipo di pianto, che spesso viene chiamato "le colichette", è quello che manda più in crisi, il bambino ha poppato, è stato cambiato, non sembra avere sonno eppure strilla senza sosta.

Non è semplice stare in ascolto di un bambino che piange a dirotto, non siamo abituati a stare semplicemente lì con lui senza fare nulla eppure questa, a volte, è l'unica cosa di cui hanno bisogno i neonati: qualcuno che li contenga, fisicamente ed emotivamente
E allora è sufficiente sedersi e appoggiare il neonato al proprio petto, tenendolo per i piedini e appoggiando una mano sulla sua schiena, parlandogli dolcemente e ascoltandolo.

Alla fine dell'incontro i papà si dichiarano soddisfatti che il proprio ruolo sia stato così valorizzato anche se sono rimasti un po' sconvolti dal sapere che un neonato poppa dalle 10 alle 12 volte al giorno! Le mamme invece hanno gli occhi ancora più emozionati perché sono riuscite ad immaginarsi meglio con il loro bimbo o la loro bimba tra le braccia, hanno reso più reale quel bimbo che scalcetta nei loro pancioni oltre ad aver appreso molte informazioni che saranno molto utili nei mesi a venire.

di Barbara Lamhita Motolese

 

Immagine di copertina: young mother on shutterstock.com 

Barbara Lamhita Motolese

Amo l'innovazione in tutti i campi, e come mamma mi sono scoperta innovativa facendo scelte del passato!
Vivere la mia genitorialità ricercando la coerenza con il mio sentire e con il mio pensiero, mi ha portato a esperienze poco comuni e molto felici: il parto in casa, il co-sleeping, il babywearing, e l'homeschooling... per citarne alcune.
Sono un'appassionata custode della nascita e della genitorialità consapevole.
Ho dato vita a Lallafly.com e al suo blog GenitoriChannel.it per coniugare la mia passione dei temi genitoriali con quella per il web.

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