Ecco l'ultima parte dell'articolo di Silvia Colombini sull'importanza del contatto per i bambini, abbiamo visto perchè i bambini hanno così tanto bisogno di contatto fisico e come conciliare questo bisogno con le esigenze della mamma e con la nostra organizzazione quotidiana. In questo articolo invece viene esplorata l'evoluzione che la genitorialità ad alto contatto deve avere per poter essere serena.
Secondo la mia esperienza le parole chiave per vivere al meglio una relazione ad alto contatto sono: CONDIVIDERE, PROSEGUIRE, PROGREDIRE.
Condividere
Prima di tutto, e lo abbiamo già detto, l’alto contatto deve essere soprattutto condiviso e convissuto.
Dal proprio partner, dalla propria famiglia di origine, dalla propria rete di amicizie e dalla società stessa nella quale si vive.
Tutti devono contribuire al supporto di una mamma impegnata a crescere un bambino.
La solitudine, la mancanza di aiuto, la mancanza di altre braccia contenitive, di altre madri con cui dialogare, di padri con cui condividere bimbi e lettone, di nonne pronte ad accudire, di società pronte ad investire, porta a vivere un alto contatto che rischia di sfociare in eccesso di responsabilità e di cura tutta a carico della sola madre.
E questo tipo di vissuto e di maternage è destinato a non avere vita lunga.
Proseguire
Proseguire nel senso di continuare.
Interrompere all’improvviso questa relazione intensa con il bambino è controproducente oltre che sicuramente dannoso per i piccoli che stanno ancora costruendo dentro di sè l’immagine di una presenza costante e sicura.
Cambiare improvvisamente abitudini, modalità di relazione, sensibilità nelle risposte, rischia di interrompere questo processo di interiorizzazione e di incrinare quella fiducia nella madre e in sè che il piccolo sta inziando a formare.
Significa spezzare il legame così ben intrecciato finora.
Alcuni cambiamenti di abitudini sono inevitabili, specialmente se il bambino inizia l’asilo nido e la mamma lavora distante da casa, altri invece vengono proposti direttamente dalla mamma che, troppo stanca, inizia a sperimentare nuove modalità di accudimento (spostando il bimbo nella sua cameretta, oppure togliendo le poppate notturne).
In realtà, queste modificazioni improvvise, possono essere davvero eccessive per un bimbo ancora abituato e bisognoso di un forte contatto con la propria mamma.
Un bimbo che trascorre 6/8 ore in un nido lontano dalla mamma, appena la ritrova a fine giornata, ha davvero un enorme bisogno di conferme. Ha bisogno di ritrovare quel contatto che tanto ama, di trovare conferma nella presenza della mamma anche e soprattutto attraverso la sua presenza fisica, la sua vicinanza, il suo tocco, il suo seno.
Spesso, questa ricerca di conferme, si manifesta soprattutto di notte, quando il piccolo sa di poter avere la mamma di nuovo sempre a sua disposizione.
Abbinare l’inizio del nido, con lo spostamento del lettino lontano dai genitori, può, in questa fase, non essere propriamente la scelta ideale.
Nello stesso modo, una mamma che pur non lavorando, sente il bisogno di “staccarsi” un po’ dal bambino, proponendo “cambi di abitudine” vari, è importante che compensi questi cambiamenti con momenti di forte coinvolgimento e di presenza attiva ed attenta.
Il cambiamento è inevitabile, e in realtà, quando nulla interferisce, parte proprio dal bambino che cresce ed evolve. Se si ha la pazienza o la possibilità di aspettare il momento giusto, sarà lo stesso piccolo a mostrarci altre nuove possibilità di realzione e comunicazione, anche al di là dell’esclusivo contatto fisico; e se si riuscirà a far fronte ancora e sempre ai bisogni di vicinanza e sicurezza del bambino stesso, allora il legame di attaccamento non solo non verrà spezzato, ma sarà sempre più ricco e sicuro.
Progredire
Progredire nel senso di modificarsi, evolvere, appunto.
I bimbi sono un inno alla vita e all’evoluzione. L’istinto li spinge a crescere velocemente, a modificare i propri bisogni, a ricercarne altri, e noi caregiver a volte facciamo fatica a stargli dietro.
Man mano che crescono, al loro bisogno di “contatto”, inteso in senso stretto (contatto fisico, cosleeping, allattamento etc..) si affiancano bisogni nuovi. Una vicinanza fatta non più solo di tocchi e massaggi, ma anche di attenzione, di presenza attiva e coinvolta, di sguardi, di giochi, di parole. Intorno ai 18 mesi, quando la parola inizia ad emergere alle labbra di un bambino, la relazione con la propria mamma subisce un forte cambiamento e una evoluzione importante.
La presenza della madre sarà sempre al centro del suo mondo, sempre un bisogno fondamentale ancora per molto tempo, ma il il modo in cui ella risponderà a questo suo bisogno sarà e potrà essere diverso, potrà anche passare attraverso gesti e modalità diversi.
L’alto contatto fisico quindi si tramuterà, gradualmente, secondo i tempi di mamma e bimbo, in una relazione nuova.
Coccole e contatto non saranno certo abbandonati (mai dovrebbero esserlo, nemmeno in età adulta) ma non saranno più primari, nè l’unica risposta adeguata.
La comunicazione non violenta di Rosemberg, l’ascolto attivo di Gordon, sono tutte metodologie e stili di relazione che si fondano, anch’esse, sul riconoscimento del valore della persona, sul rispetto dei reciproci bisogni e sentimenti.
Questo tipo di comunicazione la possiamo definire il continuum della relazione ad alto contatto prevista da questo tipo di maternage.
Non si passa più attraverso il contatto esclusivamente fisico, ma si continua comunque ad essere sempre presenza significativa e costante.
“Spesso non è importante dire o fare qualcosa, basta esserci ed ascoltare con il cuore. E’ la presenza che conta, una presenza che non è solo comprensione del contenuto del messaggio, ma anche dei sentimenti coinvolti nell’atto comunicativo...”
(A. Bortolotti, e se poi prende il vizio?,Leone Verde) per maggiori informazioni sull’alto contatto www.psicologiaperinatale.it
Quando dunque l’alto contatto viene da tutti ugualemente condiviso, prosegue nel tempo, e contemporaneamente evolve e si affina, quando ciò accade, ci si trova di fronte ad un bambino sicuro di sè e delle proprie relazioni, certo dell’esistenza di una propria base sicura e pronto ad uscire dalla stessa per vivere sereno nel mondo; nello stesso tempo ci si trova davanti ad una mamma in armonia con se stessa, con i propri desideri e il proprio istinto di cura e accudimento, una mamma presente con il corpo e con il cuore; attenta, in grado di ascoltare, comprendere e rispondere adeguatamente ai bisogni del proprio bambino; una mamma in equilibrio, amata e supportata, in grado di amare e sostenere a sua volta.
di Silvia Colombini
Educatrice, Consulente in allattamento IBCLC, mamma, sito www.latte-materno.com
Immagine by parseha on flickr.com