L'adolescenza è uno dei passaggi più temuti dai genitori e sicuramente il passaggio più difficile nella relazione tra genitori e figli.
Daniel J. Siegel, professore di psichiatria alla University of California di Los Angeles (UCLA), autore di molti libri, nel suo libro “La mente adolescente” fornisce delle nuovi interessanti chiavi di lettura e suggerimenti, che potrebbero fare la differenza nel nostro approccio con i figli adolescenti e aiutarci a trovare un modo più sereno di confrontarci e addirittura la base per fare di questo periodo un grande trampolino verso una vita felice.
La regola generale per uscire da questa fase al meglio è ricordarsi che è una fase molto importante dei ragazzi e delle ragazze per sviluppare caratteristiche e potenzialità degli adulti che saranno, che è una fase di grande cambiamento e novità che dobbiamo rispettare, che, con soluzioni a volte innovative, osservazione e dialogo, possiamo rendere questo passaggio proficuo e meno rischioso per tutti.
L'adolescenza è come una grossa ristrutturazione di casa!
L'adolescenza è un po' una “ristrutturazione” dell'individuo che da fanciullo, cambia pelle, struttura, centri di controllo, per diventare adulto.
Immaginate proprio di avere un'abitazione che non fa più al caso vostro: bisogna demolire dei pezzi, costruire ampliamenti, ammodernare impianti, arredi, inserire nuove finestre... tutto questo per arrivare ad avere la casa adatta alle nuove esigenze.
Se avete mai fatto una ristrutturazione di casa sapete quanto sia una fase stressante, piena di intoppi, imprevisti, temporanee interruzioni di forniture... ecco l'adolescenza è proprio quella fase: la fase in cui il corpo muta, la mente e il cervello subiscono un'evoluzione epocale. Dal punto di vista fisico il cervello si ristruttura abbandonando certi aspetti e creando nuove connessioni. I cambiamenti in atto nel cervello spiegano molti dei comportamenti aggressivi, dissoluti, incoscienti, da branco, che spesso attribuiamo agli adolescenti. Ma sapere cosa realmente accade al cervello degli adolescenti, ci consente di capirli, aiutarli e sostenerli.
Un adolescente in equilibrio si costruisce da piccolo con 4 elementi
Dovremmo giocare d'anticipo per creare adolescenti e adulti forti, sani, consapevoli di sé ed in equilibrio. La chiave è nella relazione tra il bambino e gli adulti che si occupano di lui nell'infanzia. Il cervello ha bisogno di queste relazioni per svilupparsi adeguatamente e sono 4 gli aspetti che dobbiamo nutrire, l'essere umano piccolo ha bisogno di sentirsi:
- visto
- protetto
- confortato
- sicuro della relazione
Sentirsi visto: vuol dire che i suoi bisogni interiori sono visti al di là del comportamento esteriore. E' un po' come quando abbracciamo un bambino perché sappiamo che è spaventato, o aiutiamo a rilassarsi e a dormire un bambino piangente e nervoso perché è troppo stanco...
Sentirsi protetto: viene dal sapere di non correre rischi per la sua incolumità, dal non sentirsi minacciato quando è con gli adulti che si prendono cura di lui.
Sentirsi confortato: quando ad un suo stato di sofferenza gli viene offerto conforto, abbracci, prossimità fisica.
Sentirsi sicuri: sentirsi visti, protetti e confortati da chi si occupa di noi (genitori, nonni, tate...) ci rende sicuri, interiorizziamo la capacità di star bene con noi stessi e con gli altri. Cresciamo con la fiducia che i nostri bisogni sono soddisfatti. Tutto ciò crea una “base sicura”, un solido trampolino di lancio per il nostro futuro.
Gli adolescenti che hanno beneficiato di questo tipo di relazione da bambini entrano nella turbolenta fase dell'adolescenza con una marcia in più.
L'atteggiamento dell'adulto verso l'adolescente fa la differenza
Alcuni studi hanno mostrato che quello che gli altri credono di noi, influenza l'opinione che abbiamo di noi stessi, tanto più durante l'adolescenza.
Se noi etichettiamo i nostri ragazzi come lavativi, incoscienti, pigri, disinteressati, con scarse inclinazioni per, ad es., la matematica, le lingue, lo sport, il rispetto... è molto probabile che essi interiorizzino queste idee e anziché migliorare, potenzino questi aspetti negativi. Lo stesso vale però per i rinforzi positivi, se pensiamo e guardiamo ai ragazzi come persone determinate, appassionate, interessate, oneste...anche loro si sentiranno così.
Perché gli adolescenti hanno la tendenza al conflitto e come aiutarli
Uno dei problemi principali con gli adolescenti sono i battibecchi, i litigi, gli scatti d'ira. Il dr. Siegel ci spiega che ciò è dovuto al funzionamento del cervello in questa fase della vita.
La rabbia e la paura sono gestiti da una parte del nostro cervello che negli adolescenti viene attivata con dei processi molto più rapidi che nell'adulto e nel bambino: l'Amigdala.
Comportamenti che un individuo adulto o un bambino vedrebbero come neutri o casuali, ad esempio una persona che ti guarda negli occhi, nell'adolescente attiva l'amigdala facendogli percepire quell'atteggiamento neutro come minaccioso o ostile.
Se guardiamo il comportamento di alcuni animali, possiamo immaginare che questa attivazione immediata del centro della rabbia e della paura, sia legata a fasi in cui gli animali si misurano tra loro, in preparazione degli accoppiamenti, o devono riconoscere in anticipo un pericolo perché, non essendo più cuccioli, non hanno i genitori a proteggerli e non hanno ancora la forza e l'esperienza per fronteggiare tutti i pericoli.
Sapendo questo possiamo aiutarli in 2 modi:
- da adulti sappiamo che gli accessi d'ira, le rispostacce e le sfide sono legate ad un modus essendi del loro cervello in cambiamento, che agisce diversamente dal nostro;
- possiamo aiutarli a superare e dominare questo stato emotivo (rabbia/paura) aiutandoli a “dare un nome” a ciò che sentono. Il solo dare un nome alle proprie emozioni, attiva la parte del nostro cervello deputata al controllo delle emozioni e del corpo: la corteccia prefrontale, aiutando l'individuo ad integrare quell'emozione e ad avere uno strumento per riprendere il controllo di sé.
Perché gli adolescenti adottano comportamenti rischiosi, sconsiderati e non tengono conto delle conseguenze e come aiutarli
Come abbiamo già detto, il funzionamento del cervello degli adolescenti è la chiave per capire molte cose.
Ad esempio, il cervello nell'adolescenza presenta un livello medio di produzione di dopamina, inferiore a quello di bambini e adulti. La dopamina è l'ormone responsabile del senso di soddisfazione, è una “droga autoprodotta” dal nostro organismo, per darci la sensazione di appagamento.
Vi sono attività che stimolano la produzione di dopamina, sono quelle attività che ci fanno sentire bene e soddisfatti (cibo, sport, divertirci, passare del tempo in buona compagnia), nel caso degli adolescenti, la dopamina è molto stimolata da attività nuove, nuove esperienze. E' questa una delle ragioni per cui gli adolescenti sono spesso “annoiati”.
La dopamina ha l'effetto di mettere in risalto gli aspetti di gratificazione a svantaggio degli eventuali aspetti negativi e di rischio di un certo comportamento.
1. Spinta alla gratificazione: dunque il minor livello di dopamina genera una naturale spinta alla ricerca di attività gratificanti, ma questa spinta alla gratificazione è probabilmente anche la ragione per cui l'adolescenza è il periodo di maggiore vulnerabilità alle droghe, che colmano la fame di gratificazione, il bisogno di brivido, eccitazione.
2. La dopamina nell'adolescente, che non ha ancora strutturato le aree del cervello che integrano le esperienze e le emozioni, esalta la sua tendenza a guardare alle conseguenze positive a svantaggio delle conseguenze negative (iperrazionalità). Dunque si valorizza la gratificazione immediata senza dare retta al pensiero e all'istinto che cerca di mostrarci i rischi di quel comportamento.
L'esempio della roulette russa è molto esplicativo. Una pistola a sei colpi è caricata con un solo colpo: se sei fortunato, ti spari e non c'è il colpo in canna puoi vincere 2 milioni di euro. Le probabilità sono a favore: hai 5 probabilità su 6 di vincere una grossa somma, il problema è che se ti capita di perdere perdi la vita... In questo esempio, mentre un adulto difficilmente accetterebbe di giocarci, tra gli adolescenti è più facile trovare chi si cimenterebbe, proprio a causa del meccanismo di minimizzare i rischi ed osannare le valenze positive.
3. C'è un elemento che poi esalta questo meccanismo: la dinamica del gruppo. In gruppo tendiamo a fare cose sconsiderate che da soli non faremmo. Nel caso dell'adolescente poi, l'appartenenza al gruppo ha una valenza molto più forte.
Il meccanismo descritto è alla base di comportamenti rischiosi degli adolescenti: guidare ad altissima velocità senza considerare il rischio di incolumità di se stessi e altri, adottare comportamenti che avranno delle conseguenze (es: pubblicare foto compromettenti sui social network, fare un murales sui muri di un'aula, etc)
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Come li aiutiamo: una sorta di freno avviene con la maturazione del cervello, in particolare della corteccia prefrontale, questa segue un suo sviluppo biologico, ma, ad esempio, avere una base sicura (vedi paragrafo sopra) aiuta questa maturazione, così come aiutarli a sviluppare la capacità empatica, la flessibilità di pensiero, il senso di sé, il senso morale, sono tutte attività che stimolano la creazione di fibre nervose della corteccia prefrontale, che aiutano a frenare i comportamenti negativi e effettuare una valutazione più globale.
L'altro modo per aiutarli è coinvolgerli in attività che soddisfino il loro bisogno di brivido ed eccitazione, ma che siano svolte in maggiore sicurezza. Ad esempio attraverso lo sport, scegliendo sport che soddisfano quell'inclinazione manifestata, sport molto adrenalinici, oppure di contatto fisico se è quello che sembrano cercare i ragazzi.
Perché gli adolescenti ce l'hanno con i genitori e fanno branco con i coetanei?
L'adolescenza segna un passaggio dall'essere piccoli, dipendenti dalla famiglia, al diventare adulti, spiccare il volo verso una vita indipendente.
Questo passaggio, che è un salto nel vuoto - se ci pensate - un passaggio da ciò che è noto a ciò che non si sa, per essere fatto richiede:
- di creare le condizioni per lasciare il nido: il conflitto con i genitori ha proprio questo scopo, è la spinta di cui l'adolescente si serve, per sperimentare il “fare da solo”
- di trovare il proprio posto tra gli altri: il forte senso di appartenenza dell'adolescente al gruppo, è il suo modo di imparare a diventare un membro di una comunità, proprio come da adulto sarà un membro attivo della comunità di adulti. Il ritrovarsi “soli”, una volta abbandonato il nido, genera il bisogno di trovare un proprio branco che ci aiuti a superare ostacoli, pericoli e difficoltà poggiando sulla forza del gruppo.
Nelle civiltà più antiche il giovane usciva dalla famiglia, ma poteva contare su altre figure adulte di riferimento con cui confrontarsi, ora è più difficile.
Può aiutare se i ragazzi sono inseriti in gruppi sportivi o gruppi tipo gli scout, in cui le figure più adulte sono presenti e in cui le attività che i ragazzi svolgono rispondono al loro bisogno di misurarsi con il nuovo, con l'eccitazione, attività che stimolano la gratificazione.
Potatura e mielinizzazione: preadolescenza e adolescenza segnano i nostri punti di forza
Un altro elemento molto interessante che Siegel spiega nel suo libro è legato al fatto che durante l'adolescenza, nel ristrutturarsi, il nostro cervello fa due cose: ottimizza e si potenzia.
Potatura: una delle attività che avvengono è chiamata potatura, ovvero il cervello si ottimizza. Una serie di circuiti cerebrali che fino a quel momento sono stati poco utilizzati, vengono eliminati. Quindi interessare i bambini, nella fase della preadolescenza a musica, lingue, sport, attività specifiche è un modo per far sì che quelle aree rimangano "accese" per poter essere potenziate in futuro.
Potenziamento attraverso la mielinizzazione: in questo periodo il cervello matura sviluppando nuovi circuiti neurali e mielinizzando i circuiti, ovvero coprendoli di una guaina che meglio trasmette gli impulsi neuronali. In particolare la corteccia frontale, che è un po' il centro di controllo e intergrazione dell'organismo e del cervello, matura le connessioni. Questo processo, come già abbiamo detto, può essere agevolato e stimolato per creare delle integrazioni che consentono all'adolescente di avere una più forte maturità, ovvero di tenere a freno o controllare il suo istinto aggressivo, la sua mancanza di visione di insieme e di sottovalutazione del pericolo.
L'adolescenza è una fase in cui si costruisce la nostra futura ricchezza
In generale non dobbiamo dimenticare che l'adolescenza è la fase in cui la nostra mente ha il maggior potenziale creativo e innovativo. Il coraggio, l'effervescenza, la curiosità, la tensione verso le novità proprie dell'adolescenza sono da considerare come un patrimonio ed un'occasione per la collettività, che può attingere a tanta forza vitale per trovare soluzioni nuove ai problemi che ci si pongono davanti.
Un'occasione anche per noi genitori di crescita emotiva per affiancare i nostri figli in questa rivoluzione verso la consapevolezza di se stessi, la capacità di entrare in relazione con gli altri, di capire cosa li fa "saltare per aria" e aiutarli a dargli un nome e imparare a controllare ed integrare le proprie emozioni.
La mente adolescente è un testo che può aiutare i genitori e tutti gli adulti che hano a che vedere con agli adolescenti, perché oltre a raccontare le dinamiche fisiologiche che sottendono ai comportamenti che riconosciamo nei ragazzi, è ricco di spunti, di esempi pratici e di esercizi per aiutarci ad affrontare questo periodo di rivoluzione che ogni essere umano compie nella vita.
recensione di La Mente Adolescente di Daniel J. Siegel
di Barbara Siliquini
in collaborazione con Cortina Editore
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