Vi piacerebbe essere continuamente paragonati alla vostra collega di lavoro, ad un familiare o peggio ad un ex o a uno della concorrenza?
E allora perché farlo con i figli? E soprattutto quanto è efficace fare continui confronti e paragoni?
Se il confronto è in positivo, il bambino potrebbe sentirsi obbligato a essere sempre migliore della persona scelta per il paragone per paura di deludere i genitori. Se il confronto è in negativo, potrebbe sviluppare antipatia verso la persona portata ad esempio (specialmente se è un fratello o una sorella) oppure sentirsi frustrato se si rende conto di non poter uguagliare il modello proposto.
Il miglior paragone è quello fatto prendendo come modello il bambino stesso, mettendo a confronto i progressi che tuo figlio ha fatto e misurando i risultati ottenuti rispetto a quelli di qualche tempo fa.
Chiedi espressamente a lui ed evidenziate insieme tutte le cose che ha fatto per migliorare in una specifica cosa.
In questo modo tuo figlio prenderà coscienza delle risorse che fanno migliorare i suoi risultati e potrà metterle in atto in quella specifica attività e anche in altre.
Se tuo figlio sta imparando a leggere, è molto più utile fargli notare i progressi che ha fatto impegnandosi a leggere per gioco tutti i cartelloni che ci sono per strada piuttosto che paragonarlo ad un compagno di classe che legge meno bene. In questo modo apprenderà che è possibile imparare associando l’impegno al divertimento.
Quando impara ad allacciarsi le scarpe, sarà utile fargli notare che è riuscito finalmente a legare i lacci insieme tutto da solo e che è stato bravo perché non si è arreso al primo tentativo, ma ha provato svariate volte fino a riuscire.
Oppure evidenzia quanto gli riesce facile giocare ad un gioco di società una volta che ha impiegato il tempo necessario a comprendere le regole.
E così via.
Per tuo figlio scoprire di aver messo in atto, anche inconsapevolmente, delle strategie utili, sarà una vera soddisfazione, si sentirà indipendente, autonomo e orgoglioso di se stesso. Se dovrà misurarsi con una difficoltà sarà forte di tutte le risorse che ha scoperto di possedere. E sarà più facile per te aiutarlo ricordandogliele.
In alcuni casi può essere tuo figlio a fare paragoni: «Come mai Gaia balla meglio di me?» oppure «Uffa, Matteo fa sempre goal mentre io non segno mai».
Se veramente ci tiene a migliorarsi e a diventare come Gaia o Matteo, aiutalo ad osservare e a chiedere ai suoi modelli quali sono i comportamenti che mettono in atto per raggiungere quello specifico risultato. In questo modo potrebbe scoprire che Gaia alla lezione di ballo sta sempre attenta a ripetere con precisione ogni movimento effettuato dall’insegnante, oppure che Matteo si trattiene qualche minuto dopo l’allenamento per fare dei tiri in porta. In questo modo sarà stimolato a cambiare i suoi comportamenti modellando i suoi amici, non tanto per essere uguale a loro ma per ottenere gli stessi risultati.
Elena Tagliaferri è Licensed NLP Coach e Master Practitioner in Programmazione Neurolinguistica certificata dalla Society of NLP di Richard Bandler. Come coach affianca i genitori nel migliorare il proprio modo di comunicare e di approcciare i piccoli e grandi temi connessi alla crescita dei figli, tagliando via stress e sensi di colpa. E’ autrice dell’ebook “Sponsor di tuo figlio”, per crescere tuo figlio partendo da te, dalle parole ai comportamenti, dai valori alle regole.
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