Avete mai pensato di poter essere genitore per un figlio che non avete generato? Magari essendo single?
Forse vi può interessare sapere che c'è un modo particolare per farlo: l'affido familiare professionale.
L'affido non è adozione: che differenza c’è?
L’adozione ha lo scopo di dare una famiglia ai minori che ne sono privi.
I minori sono dichiarati in stato di adottabilità dal Tribunale per i minorenni, perché privi di assistenza materiale e morale da parte dei genitori o dei parenti tenuti a provvedervi. Con l'adozione pertanto, il minore diviene a tutti gli effetti figlio di una nuova coppia e non avrà più rapporti con i genitori naturali.
L’affidamento familiare invece ha lo scopo di offrire ai minori che, per un periodo di tempo, non possono continuare a vivere con la loro famiglia, la possibilità di continuare a crescere in un ambiente familiare.
I minori sono pertanto accolti in un nuovo nucleo, che dà loro tutto l'affetto e la protezione di cui hanno bisogno, mentre i vari servizi pubblici affiancano la famiglia di origine per cercare di risolverne i problemi. Il rapporto tra il bambino e la sua famiglia d’origine si mantiene quindi durante l'intero percorso.
Cos’è l’affido "professionale"?
L'affido professionale è pensato per realizzare l'accoglienza in famiglia anche a favore di quei minori che solitamente vengono collocati in comunità: sono quei bambini e quei ragazzi che hanno delle difficoltà in più, perché la loro storia particolarmente traumatica li ha resi un po' arrabbiati col mondo, spaventati e sfiduciati; oppure sono bimbi con qualche problema sanitario; o neonati in attesa di una decisione che deve essere presa per loro.
Stare in una famiglia è per loro l’occasione per vivere un'esperienza sana e riparativa.
L’affido professionale si propone di rispondere al meglio alle particolari esigenze di questi bambini e ragazzi e, al contempo, di aiutare la famiglia affidataria anche quando la strada è in salita.
Al valore grande e gratuito dell'accoglienza familiare si affianca la professionalità offerta dal particolare impianto organizzativo e metodologico, dalla figura del tutor e dal lavoro del referente professionale.
Chi può fare richiesta di affido professionale?
Possono fare richiesta:
- single,
- coppie con o senza figli,
- coppie coniugate
- coppie conviventi,
- adulti con età minima di 25 anni e massima di 60 anni,
- residenti nel territorio della provincia di Milano o limitrofe.
Requisito necessario è la motivazione ad aprire le porte di casa per accogliere minori con una storia di grave disagio. È necessaria la disponibilità di un componente della famiglia a diventare “referente professionale”, quella del partner a condividere e sostenere attivamente il progetto, quella dell'intera famiglia ad accogliere un nuovo membro.
E dunque, cosa differenzia l’affido professionale da quello tradizionale?
Tre aspetti tra gli altri:
- il tutor,
- il referente professionale
- e la durata dell'affido.
Il tutor è un operatore che accompagna la famiglia durante tutto il percorso: sempre reperibile, sostiene nei passaggi cruciali, nella soluzione dei problemi, nella gestione delle particolari dinamiche relazionali e facilita il rapporto con i servizi sociali.
Il referente professionale è un adulto della famiglia. Al referente viene richiesto di seguire un percorso di formazione, di garantire un’adeguata disponibilità di tempo (può lavorare al massimo part-time) e di lavorare in rete gli altri operatori coinvolti.
Il referente professionale firma un contratto a progetto che prevede un compenso economico mensile.
I progetti di affido professionale hanno una durata di due anni: sono pensati infatti come “progetti ponte” per il rientro del minore nella sua famiglia, o per accompagnarlo verso l'adozione o verso un percorso di autonomia.
Cosa prevede il percorso per le famiglie interessate?
Dopo essere entrata in contatto con il servizio (via mail o telefonicamente) la famiglia interessata è invitata a partecipare ad un gruppo informativo. Se conferma il suo interesse la famiglia inizierà un percorso di conoscenza e selezione della durata di 5 incontri. A chi svolgerà il ruolo di referente sarà offerto un corso di formazione di 8 incontri al termine del quale la famiglia entrerà ufficialmente a far parte del servizio.
a cura dell'associazione di cooperative sociali "Affido Professionale"che ha come obiettivo realizzare l’accoglienza in famiglia anche a favore di quei minori che solitamente vengono collocati in comunità perché hanno particolari disagi. Affido Professionale opera in Lombardia, e tutte le informazioni sull'affido e su come mettersi in contatto con loro, le trovate sul loro sito.
Commenti
I bambini devono vivere sempre e solo con la loro famiglia!
Un bambino può essere adottabile solo se orfano di entrambi i genitori. Se i genitori non in vita non è adottabile.
Non esistono comunità per bambini! Nessun bambino può essere collocato in qualche fantomatica comunità.
I bambini vivono già in famiglia, non c'è nessun rientro!
Se il bambino è orfano di entrambi i genitori e senza parenti va subito nella famiglia adottiva, non è una palla da ping pong da passarsi tra una famiglia e l'atra e non può cambiare famiglia (quindi non può essere in affido in una famiglia e poi essere adottato da un'altra!)