Abbiamo visto nel primo articolo "Adozione: accogliere con amore" il percorso burocratico ed emotivo di Ilaria e Gianluca, genitori adottivi di Arianna, una bambina russa di 5 anni.
Dopo aver effettuato il percorso propedeutico all'adozione, finalmente sono approdati al Certificato di idoneità all'adozione ma la strada per diventare realmente genitori è ancora lunga.
Adozione nazionale o internazionale
Adesso alla coppia si presenta la scelta tra adozione internazionale o nazionale, e se internazionale presso quale Paese. In base alla decisione presa si individua l’Ente per adozioni specifico.
Ilaria ci spiega: “La maggior parte delle coppie italiane si rivolge ad Enti internazionali, perché nel nostro Paese i casi di abbandono fortunatamente sono rarissimi, piuttosto c’è bisogno dell’affido temporaneo del minore che è altra cosa rispetto all’adozione”.
Essere genitori di un bambino già grande
Più che spesso la famiglia adottiva si prepara a rinunciare alla possibilità di avere in adozione un bimbo neonato e ad adoperarsi a diventare genitore di un bambino più grande. “Avere in adozione un neonato è molto improbabile. Questo significa che la coppia è chiamata ad un ulteriore rinuncia e crescita personale, credere di poter diventare genitore di un bambino già grande. Non bisogna mai colpevolizzarsi se si hanno timori, perché le difficoltà di una famiglia adottiva sono tante ed è importante resistere uniti, supportandosi a vicenda.
In realtà ci si accorge presto che a 4 o 5 anni un bambino è ancora molto piccolo e bisognoso dell’affetto di un genitore a cui si lega davvero incondizionatamente. Dunque i timori legati all’età si sciolgono”.
Il contatto con gli Enti per l'adozione internazionale
Nella seconda fase dell’adozione fanno da guida gli Enti per l’adozione internazionale (riconosciuti dalla Commissione Nazionale Adozioni che fa capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri). Il loro lavoro è fare da intermediario tra i genitori ed il Paese di adozione con le sue leggi in materia. Informano la famiglia adottiva delle principali ragioni di abbandono di minori e forniscono cenni storici del proprio Paese. Quale sarà il giusto atteggiamento per affrontare con serenità questa nuova fase?
“E’ importante fidarsi dell’Ente per l’adozione presso cui ci si rivolge – precisa Ilaria – e non avere paura di cambiarlo qualora non rispetti i parametri che riteniamo giusti. Dico questo perché in molti Paesi si adotta senza nessuna regola, e la famiglia adottiva non è tutelata. Per questo è importate scegliere il giusto Ente al quale si conferisce il mandato dell’adozione. Essere consapevoli dei propri limiti è poi un altro consiglio che mi sento di dare, e non si deve cedere ad eventuali pressioni dell’Ente se ad esempio propone bambini di un’età media maggiore rispetto ad a quella posta dalla coppia all’inizio come condizione.
Ed ancora, se tra le nostre condizioni c’è quella che il bambino sia sano, potrebbe accadere che l’Ente cerchi di convincere del contrario i genitori adottivi, facendo leve sulla fragilità emotiva. Invece no. La coppia adottiva deve aggrapparsi a quelle pochissime certezze che ha, consci che già quello che si sta facendo è un’azione d’amore grandissima.
Essere coscienti dei propri limiti è maturità e permette di non fare scelte sbagliate che si rivelano un danno per sé e per il bambino”.
Il lato economico di un'adozione
Elemento ostico può esserlo il punto di vista economico. “Purtroppo non tutti possono permettersi di adottare perché tutto il processo ha un costo relativo alle tasse di ufficio, visite mediche specialistiche e i viaggi all’estero nel Paese di origine del bambino. Ma esistono dei mutui per l’adozione a tasso 0, che possono rivelarsi utili aiuti dello Stato”.
Il viaggio per conoscere la nostra nuova figlia
Ogni step è stato superato con successo dalla coppia Ilaria e Gianluca, grazie all’amore reciproco, la voglia di donarlo, forza, tenacia, complicità. Oggi sono una bella famiglia felice con la loro piccola Arianna. “La gioia dell’annuncio dell’arrivo del bambino supera tutte le tribolazioni passate. Quando siamo stati contattati per l’assegnazione della bambina è stato un momento particolare di gioia indescrivibile con parole ma anche panico unito di nuovo a senso di perdita.
Ma da quel momento ti senti tu il genitore chiamato per quella bambina/bambino. Già il vedere per la prima volta la bambina in foto è stato un dirsi Ci siamo! Questo è il momento in cui puoi ancora decidere se accettare il bambino. E come non farlo! Non vedevamo l’ora. Con la forza della gioia siamo arrivati nel Paese della bambina. Arrivati in orfanotrofio si è aperta davanti a noi una realtà inimmaginabile, perché fortunatamente in Italia non esiste. Qui si è assaliti da sentimenti contrastanti, tipo che bello è fatta! Ce la farò davvero?”
L'arrivo in orfanotrofio
Sembrano proprio i dubbi di una mamma che ha appena partorito, ma con un ulteriore complicazione. “In orfanotrofio – rivela emozionata Ilaria - al tuo arrivo tutti i bambini pensano che sia arrivato per loro il momento, ovvero sperano che il loro papà e la loro mamma siano arrivati finalmente a prenderli e donare loro una famiglia. Purtroppo in quel momento non puoi prenderne di più di quello che ti è già stato abbinato. Tu non decidi nulla ma è naturale così. E’ stato durante il nostro primo viaggio che abbiamo conosciuto Arianna, nostra figlia.
Un incontro di sguardi, emozioni, felicità. Ci ha subito chiamati babbo e mamma”.
Ma sarà al terzo viaggio che la famiglia adottiva può completarsi con la bimba, accogliendola nella propria casa, nella propria vita, nel proprio cuore, una gravidanza durata due anni.
Ed ora la terza fase ha inizio, uguale a tutte le mamme e i papà del mondo: vivere la genitorialità.
di Valeria Nanni
Giornalista esperta in tematiche sociali e culturali, appassionata di street photography. Collabora con la direzione dell'Accademia di Danza Città di Scandicci dove è a stretto contatto con genitori e allievi di tutte le fasce d'età. Autrice di progetti di valorizzazione territoriale. Viaggia spesso usando lo spirito della storica dell'arte, coinvolgendo sempre la sua neo famiglia.
Commenti
Non puoi mai avere garanzie sulla salute del bambino, come non le hai per il figlio biologico. Chiunque si potrebbe ammalare in qualsiasi momento! Cosa fai in quel caso? Un bambino non è un giocattolo sul quale puoi richiedere la garanzia