Il fumettone che vedete nell'immagine è il mio racconto sintetizzato in un disegno dalla bravissima illustratrice Costanza Favero realizzato nell'ambito del progetto Prenatal #Mywinterstory, #esprimiundesiderio.
Quello che potete leggere sotto è una fiaba su come i bambini ci scelgono dalle stelle. E' una fiaba ispirata alla nascita della mia terza figlia, il cui racconto commuove e appassiona molti, perché, come nella fiaba, lei è venuta nel mondo con una bellissima nascita dolce, in casa, da sola.
Mi sono molto emozionata a creare questa fiaba, perché, grazie a Prenatal, ho potuto partecipare all'esperimento creativo di realizzare uno "scrap book", cioè un diario creativo dove appuntare, con colori, materiali diversi, glitter e molta fantasia, emozioni e pensieri che hanno portato alla redazione di questa storia.
Qui mi vedete all'opera... da questa foto si capisce proprio come giocare sia una cosa seria, anche per noi genitori!
...Naturalmente mi sono avvalsa di aiutanti!
Ci tengo molto a lasciarvi la mia storia, spero che sia di ispirazione a qualche genitore in attesa.
#MyWinterStory – l'angelo che scelse noi
- Quella lì!, Quella lì! Mi piace quella di mamma, guarda!
- Eh va beh, ma devi guardare anche il papà...
- Ma quella mamma lì non sbaglierebbe a scegliermi un papà, vedi come sono illuminate le stelline del cuore?!
- Ah già, hai ragione!
- Eccolo lì il papà!....oh, no! Mi sono già innamorata di lui!
- Ciao io devo scappare, ho un sacco da fare! Devo ritirare il visto per diventare bebè, mandare una lettera d'amore ai miei genitori e fargli venire voglia di me e poi mi devo preparare a raggiungere lo scivolo stellare per entrare nella sua pancia! ...oh mamma come sono emozionata... me l'avevano detto... è proprio fortissimo, l'ho trovati e non posso staccare loro gli occhi di dosso! Ci vediamo nel mondo allora! Buona caccia!
- Ma hai visto che avrai dei fratelli più grandi?
- Davvero?! Che bello allora quando arrivo ci sarà un sacco di gente ad accogliermi! Volo, Volo, che voglio essere puntuale.
I due angioletti avevano scorrazzato fra le nuvole tutto il tempo, sbirciando in giù verso il mondo dove miliardi di vite scorrevano tutte intrecciate fra loro come gli ingranaggi di un'orologio.
Succedeva sempre così: giocavano, ridevano, scorrazzavano, facevano amicizia e giocavano con altri angeli e poi, improvvisamente si faceva strada come una specie di pizzicorio, un fremito fra le ali, quasi che diventassero più sensibili, più pesanti. La vista si faceva acuta e alcune persone, fra i miliardi che c'erano giù, alcune vite nel mondo, si mettevano più a fuoco di altre.
Diventavano lucide, i colori spiccavano... catturavano lo sguardo, non di tutti, di qualche angelo, finchè, inspiegabilmente quell'angelo non poteva staccargli gli occhi di dosso. Era come se si sentisse risucchiare dal bisogno di diventare parte di quei colori brillanti ed intensi.
Non c'erano ragionamenti, pensieri, passaggi logici, c'era solo una corrente d'amore strana, che sembrava volersi portare via le ali e catapultarli giù verso una dimensione di vita nuova: quella del mondo e della famiglia che avevano scelto.
Allora l'angelo era preso da una frenesia con la quale preparava la sua discesa nel mondo: occorreva mandare una “lettera d'amore” nei cuori e nelle anime di coloro che sarebbero diventati i genitori, poi andarsi a sistemare per prendere lo scivolo di stelle che portava dentro la pancia della mamma.
Non andava sempre tutto per il verso giusto.
A volte i genitori prescelti sembravano ereggere delle bolle impenetrabili intorno a sé, non sempre erano volute, chiamavano a sé gli angeli, ma essi non potevano penetrare quella strana bolla. Altre volte i genitori volevano ergere un muro, ma in realtà era pieno di crepe ed era facile passarvi...
“Cari mamma e papà, vi ho visti e vi ho scelti. Dunque fatemi spazio perché sto arrivando. Mi piacerebbe tanto arrivare mentre voi mi chiamate a gran voce, con la voce del cuore, s'intende!”
***
Era una notte d'inverno, fuori aveva nevicato fitto e il freddo era secco e pungente.
Loro erano rapiti dal crepitio della legna accesa nel camino, dal chiaro di luna che entrava dai vetri... era come se qualcosa stesse entrando nei loro cuori: la felicità del momento, ma anche della loro vita. I bimbi dormivano e loro si stringevano forti con i cuori che si toccavano.
Nella perfezione di quel momento era come se la vita li stesse scuotendo per regalare loro qualcosa... si sentivano pronti.
***
“Ooooooohhhh, siiiiii, che divertente questo scivolo di stelle. AIUUUTOOO.... ohhh com'era veloce quella curva... omamma che emozioneeee”
EEEEE...BLUUFFF! come una palla di neve che finisce in un cumulo, l'angelo perse le ali, tutta la sua essenza esplose facendosi uno con il corpo della mamma...
***
Erano passate 2 o 3 settimane dalle vacanze e mamma B. si destava quasi ogni mattino con una strana sensazione... come se qualcosa nel suo corpo parlasse una lingua nuova: quello strano sapore in bocca, quella sensazione, sentirsi come una campana quando, scoccata, continua a vibrare, come mille campane che tornano, lentamente, ad essere unità.
Aveva già due bambini, le sue maternità le avevano insegnato il potere del suo corpo e l'importanza di ascoltarlo, di capirne i codici e i segnali.
Si girò verso il marito:
“Mi sa che.... mi sa che siamo incinta...”
“Che?”
“Ho la sensazione di essere incinta”
“Ma che dici?!”
“Non ne sono certa, ma se mi ascolto mi sento così... come se fosse arrivata una nuova vita dentro di me”
“Oh-oh... wow... cioè... urka... insomma... bello! Ma non sarà il caso di fare un test di gravidanza? Poi sbaglio o le tue cose ti devono arrivare fra un po'?”
“Si e no. Cioè Si, le mie cose devono arrivare fra qualche giorno, e No, non mi va di fare un test... è il mio corpo, cavoli, sarò capace di capire se dentro c'è una nuova vita senza bisogno di uno stick che si colora di blu...”
Lei era così... una strana, ma anche una tosta, lui l'amava per quello, e lei lo amava perché la faceva sentire normale e accettata anche nelle sue stranezze.
Ormai la pancia era visibile, alla terza gravidanza si vedeva prima che nelle altre due.
Quel giorno voleva dedicarsi un po' a sé, lasciò i bimbi dai nonni e decise di fare un po' di shopping, aveva bisogno di vestiti che facessero spazio alla pancia, voleva sentirsi carina e affrontare la stagione fredda comoda e al caldo, poi sarebbe andata all'appuntamento dall'ostetrica.
L'appuntamento con l'ostetrica era un momento bellissimo. Sì c'erano tutti i controlli vari: il seno, la pancia, il battito, la pressione, uno sguardo agli esami... ma la parte bella era “la visita dell'anima e del cuore” come la chiamava lei.
Con l'ostetrica si parlava di come lei si sentisse, di come si sentiva il bambino, di come stava, delle sue paure e delle sue idee. Parlava di come andava la vita che scorreva intorno a questa pancia. Quello era un momento importante in cui B. prendeva coscienza del suo corpo, di come cambiava, trovava codici per entrare in contatto con la sua creatura, cercava di capire come stava lei...
Aveva pianificato un parto in casa, voleva dare a questa creatura una nascita dolce, raccontarle che il mondo era un posto che ti accoglie con serenità e con calore, che la famiglia è lì per te, rifugio, forza e accoglienza.
Nessuno sapeva se nella pancia ci fosse una femmina o un maschio, B. non aveva fatto il test di gravidanza, figuriamoci se voleva sapere prima chi ci fosse lì dentro. Lei pensava fosse una bimba... o forse lo desiderava... non riusciva a distinguere.
***
La piccola ormai capriolava dentro la pancia, nei mesi quello spazio tutto suo nel mondo l'aveva elettrizzata. Era bello lì dentro: c'erano suoni che coccolavano, altri che la destavano.
C'erano sapori sempre diversi, alcuni squisiti, altri una schifezza. C'erano giochi, ci si sentiva protetti, coccolati, amati, desiderati.
Beh, sì c'erano anche dei momenti piuttosto scomodi: quando la mamma si ostinava a correre da una parte all'altra, senza sosta, senza prendersi un momento per rallentare e tirare il fiato. Allora lo spazio diventava duro, quasi spigoloso, era scomodo.
Altre volte si sentivano un sacco di voci, c'erano i suoi fratelli intorno, era ovvio; la voce della mamma era più forte e rimbombava come una tromba stonata.
Poi ogni tanto arrivava un pioggia nera, come se cercasse di lavare l'ansia, la rabbia, la stanchezza.
Ma la maggior parte del tempo lì era come se splendesse sempre il sole. Solo che dopo un po' lo spazio si era rimpicciolito; con il passare del tempo trasparivano sempre meglio luci e ombre e suoni che arrivavano da fuori.
La piccola G. cominciava ad essere curiosa di sapere come si stava lì fuori. Voleva vedere i fratellini e non si ricordava più la faccia della mamma e del papà che aveva scelto. La curiosità si faceva sempre più forte.
Un giorno, che la pancia era stata dura e scomoda tutto il tempo e lei aveva sentito le voci dei fratelli che la chiamavano, aveva riconosciuto le mani del papà che la carezzavano, separate da uno spessore sempre più sottile, G. cominciò a bussare e a cercare di aprire la porta per uscire. Basta, era ora, voleva cambiare aria, era pronta per il mondo.
Mamma B. sentiva che la pancia mandava segnali strani... Si rifugiò in bagno, era come se qualcosa da dentro bussasse per venire la mondo.
Allora preparò la vasca da bagno piena d'acqua. Disse al papà “Mi sa che ci siamo” e lui fece la sua parte: accese il caminetto, scaldò gli asciugamani nel forno, chiamò l'ostetrica e controllò i bambini che ronfavano beati nella loro stanza.
Papà si sentiva strano, elettrizzato, impaurito, all'erta, protettivo, vigile, ma anche fiducioso.
Quella storia del parto in casa lo impensieriva... non era così convinto, ma mamma B. non aveva neanche contemplato un'ipotesi diversa e lui, anche questa volta, aveva deciso di assecondarla.
Non protestò neppure quando lei lo chiuse fuori dal bagno, dove voleva stare da sola e dove lei e la creatura fecero la magia.
La stanza si era riempita di angeli, erano venuti tutti a vegliare sul delicato rito d'ingresso di uno di loro nel mondo e tutto stava andando per il meglio. Mamma e bebè sembravano riuscire a comunicare, come se in quei 9 mesi il loro liguaggio d'intesa si fosse consolidato.
Il piccolo angelo entrò nel mondo dolcemente e in silenzio e si ritrovò stretto fra le braccia della mamma, accompagnato da parole di amore sussurrate piano. A quel punto “'ngheee” salutò il mondo e fu il momento per il papà di fare conoscenza con la nuova arrivata: fu lui a scoprire che era una bimba, CHE GIOIA!
Aspettarono la nascita della placenta, il luogo in cui risiede lo spirito guida che aiuta gli angeli in questo viaggio, e poi il papà portò la piccola neonata davanti al fuoco e le diede il benvenuto alla vita.
Fuori era freddo, la rugiada si preparava a far brillare il mondo sotto i raggi del sole e la luce di una stella era scesa dal cielo per illuminare la terra.
Questa fiaba, scritta da Barbara Siliquini e illustrata da Costanza Favero, è offerta da Prenatal
Guarda i diari delle altre mamme che hanno partecipato su Twitter, Instagram e Facebook, seguendo #MyWinterStory e #esprimiundesiderio
Commenti
Mi è dispiaciuto un pò per il papà :)
Chissà che voglia di partecipare al capolino della piccola!
non dispiacerti per il papà.
Questa fiaba è ispirata al mio parto vero, non assistito e avvenuto in casa. Posso dirti che per il papà è stata l'esperienza più dolce ed emozionante di nascita (aveva assistito alla nascita degli altri 2 figli in ospedale). DOpo che la bimba è nata, mentre le ostetriche sopraggiunte mi visitavano, e mi aiutavano a farmi una doccia ristoratrice, il papà si è preso la sua piccolina tutta avviluppata e se l'è portata con sè davanti al camino, e sono stati lì da soli nel silenzio per un po' a guardarsi negli occhi e a conoscersi...
non credo che cambierebbe mai quell'esperienz a e quella magia con quella di guardare un figlio uscire dalla mia pancia in ospedale.
Il modo in cui la bimba è nata ha assecondato completamente i miei bisogni e quelli che mia figlia mi comunicava... era, evidentemente, un momento di sole donne
QUi trovi il racconto della nascita vera: genitorichannel.it/.../...