La gravidanza
Io e il mio compagno ci siamo conosciuti ad un seminario di rebirthing, qui abbiamo imparato quanto lo “scenario di nascita” influenzi profondamente la vita di ciascuno di noi. Così quando seppi di essere incinta cercammo qualcuno che ci aiutasse a vivere l’esperienza di diventare genitori in modo naturale dando la possibilità alla nostra bambina di venire al mondo nel modo meno traumatico possibile.
Volevamo addolcire il passaggio dalla vita intrauterina fatta di oscurità e suoni attutiti al mondo pieno di stimoli che tutti conosciamo.
Il nostro primo incontro con R., l'ostetrica, ci confermò che eravamo approdati nel posto giusto, non fu solo ciò che ci disse ma soprattutto il modo con cui ci parlò ci infuse un senso di tranquillità e serenità.
Già dai primi mesi di gravidanza pensammo alla creatura che cresceva dentro la mia pancia come ad un essere senziente, gli parlavamo e gli facevamo sentire il nostro amore in tutti i modi, immaginando il momento in cui l’avremmo finalmente potuta vedere e tenere in braccio.
Ogni due mesi facevo una visita di controllo, R. mi insegnava a sentire la crescita dell’utero, mi spiegava cosa succedeva al mio corpo, mi esortava a prendere contatto, ad entrare in confidenza soprattutto con la zona genitale in vista del parto. Potrebbe sembrare scontato essere in confidenza con il proprio corpo ma non lo è affatto. Io imparavo giorno per giorno a sentirne i cambiamenti, accettarli ed entrare in sintonia con il mio pancione che cresceva.
Mi aiutò molto anche il corso preparto, fu importante conoscere altre donne con gli stessi dubbi e difficoltà che stavo attraversando anch’io.
Durante il corso imparammo anche le varie fasi del parto e cominciai ad esserne terrorizzata, l’unica cosa che mi tranquillizzava era pensarmi a casa mia, senza le luci e i rumori dell’ospedale e soprattutto senza tutte le procedure mediche standard da cui volevo sottrarre me stessa e mia figlia.
Il parto
Quando entrai nella 38° settimana fui felice perché il parto in casa diventava una possibilità reale, la gravidanza non aveva riservato sorprese spiacevoli, la bambina era nella giusta posizione e cresceva bene così R. e P., le ostetriche, accettarono la nostra richiesta anche se abitavamo un po’ lontano dalla città.
Vennero a vedere la casa e tutto l’occorrente che avevamo preparato, nel frattempo il miracolo degli ormoni e la voglia di vedere mia figlia avevano cancellato la paura del parto e io mi sentivo sicura e fiduciosa.
Il sabato della stessa settimana ebbi una prima avvisaglia che Irene voleva nascere: una perdita liquida abbastanza consistente. Telefonai a R. che mi tranquillizzò subito, poteva essersi rotto il sacco ma poteva anche essere solo una perdita vaginale, rimaneva solo da aspettare per verificare.
La sera ebbi un’altra perdita molto consistente e fui sicura che il parto fosse vicino, mi sentivo pronta e sempre più concentrata sull’interno di me stessa, già dal mattino le contrazioni erano diventate più intense anche se ancora non dolorose. Alle due di notte ero, senza più alcun dubbio, in travaglio.
Aspettammo che le contrazioni diventassero regolari e della durata di circa un minuto (come ci avevano insegnato al corso) poi chiamammo R.
Ricordo il travaglio in modo confuso, scandito dal ritmo ad ondate delle contrazioni che mi riportavano al presente, nelle pause invece mi perdevo tra sogni e immagini irreali, immersa nel mio corpo e nell’intensità dell’esperienza che stavo vivendo, la testa appoggiata alla spalla di Walter che mi supportava con frasi dolci e incoraggianti.
La luce delle candele mi aiutava a spegnere la mente e la presenza discreta di R. mi rassicurava.
La luce del mattino mi fece riemergere alla realtà, cominciava la fase espulsiva, nel frattempo le ostetriche avevano preparato teli e asciugamani ai piedi del letto, seguii il consiglio di mettermi carponi e cominciai a spingere, ero lucida e in sintonia completa con il mio corpo, sentivo distintamente la posizione della mia bambina, la incoraggiavo con il pensiero dicendole che ce l’aveva quasi fatta e così facendo incoraggiavo anche me stessa.
La testolina scendeva a tratti nel canale del parto poi tornava un po’ indietro finché rimase fuori e alla contrazione successiva uscì tutta. Me la ritrovai davanti, un’immagine che rimarrà scolpita nella mia memoria, un’emozione impossibile da raccontare con le parole.
La ammirammo per qualche minuto poi mi aiutarono a sdraiarmi e Irene si attaccò subito al seno ciucciando il prezioso colostro e aiutando il mio utero nell’espulsione della placenta.
I primi giorni
Dopo il parto, il corpo e la mente hanno il forte desiderio di pace e riposo ma anche di godersi i primi momenti in tre nell’intimità di casa.
La prima settimana è stata difficile e intensa ma anche meravigliosa, tutto è nuovo e diverso da prima, tutto è da scoprire insieme.
Le visite giornaliere delle ostetriche mi davano sicurezza e utili consigli, soprattutto quando al 3° giorno arrivò la montata lattea e i seni divennerp grossi e dolenti oppure quando i capezzoli, messi a dura prova dalle vigorose poppate di Irene mi facevano molto male. Tante piccole difficoltà che aggiunte alla stanchezza e all’insicurezza sembrano, a volte, insormontabili problemi. Ma anche nel momento di maggior demoralizzazione bastava uno sguardo della mia bambina per cambiare subito umore.