Il concetto del continuum è un libro che non si può leggere con distrazione, perché è denso e richiede molta attenzione. Jean non era nè psicologa, nè studiosa di nulla in particolare, quando "tutto" accadde, lei era una giovane e bella americana che faceva la modella. Per una serie di curiose situazioni si ritrovò a vivere per mesi confinata in mezzo alla foresta amazzonica, ospite di alcune tribù indigene che vivevano in totale armonia e sintonia con la natura, probabilmente come i loro antenati avevano fatto per migliaia di anni prima di loro: gli Yequana.
Durante la sua permanenza, che racconta nel libro, diventa chiaro, ai suoi occhi, da dove origini il senso onnipresente di pace, gioia, fiducia e rispetto con cui ogni individuo, dal neonato al più vecchio, è trattato e tratta chiunque e qualunque cosa nella tribù. Al punto che nulla nella vita degli Yequana è fatica, anche le mansioni che noi riterremmo faticose e ostiche, come trasportare pesi enormi, per grandi distanze, diventano cose semplici e gioiose da fare per uomini e donne apparentemente senza particolare prestanza fisica.
Jean Liedloff capisce che la vita di ogni individuo, di ogni essere vivente, è caratterizzata da un sottile filo continuo, rappresentato dall'armonia, dal rispetto di quanto previsto dalla natura, dall'amore e dall'approvazione per ciò che ognuno è. Quando questo filo continuo viene spezzato, a causa di comportamenti che si allontanano dalla norma prevista per natura, a causa di carenze affettive, magari causata dal mancato contatto di pelle da piccolissimi, allora la vita dell'individuo prende strade più o meno tortuose, nel tentativo di riannodare quel filo, e ripristinare la norma del "Continuum".
Secondo Jean Liedloff, il concetto di continuum è l'idea che per raggiungere uno sviluppo psico-fisico, mentale ed emozionale ottimale, gli esseri umani - in particolare i bambini - richiedono il tipo di esperienze a cui le nostre specie si sono adattate durante il lungo processo evolutivo. Dalla sua osservazione degli Yequana, per un lattante, ciò comprende esperienze come…
- il contatto fisico costante con sua madre dalla nascita (o con un altro adulto amorevole che se ne occupi);
- dormire a contatto fisico costante dei suoi genitori, finché non decide di allontanarsi autonomamente;
- l'allattamento al seno secondo le richieste del bambino;
- essere portato in braccio o comunque tenuto a contatto costantemente finché non comincia a gattonare o a muoversi in modo autonomo, verso i 6-8 mesi;
- avere risposta immediata ai suoi segnali (pianto, agitazione, ecc.), senza giudizio, fastidio, o sminuendo i suoi bisogni, e senza mostrare né eccessiva preoccupazione né ponendolo all centro dell'attenzione costante;
- confermando la sua percezione che l'aspettative degli adulti nei suoi confronti è che egli abbia comportamenti naturalmente sociali e cooperativi e che è benvenuto e considerato degno di rispetto.
Tutto ciò, e molto altro, ormai sono cose di difficilissima attuazione nel mondo "occidentale", tuttavia, le pratiche che adottiamo come "normali" nel mondo cosiddetto civilizzato, sono in realtà assai recenti (in molti casi hanno meno di 70-100 anni) e molto distanti da ciò che l'evoluzione della nostra specie ha previsto come norma in migliaia di anni di evoluzione. Le conseguenze non possono non manifestarsi, attraverso nevrosi, comportamenti antisociali, difficoltà di integrazione, stress, per nominarne solo alcune.
di Barbara Siliquini