Il gioco per i bambini è uno strumento di crescita indispensabile che ha una valenza formativa insostituibile.
Ma come dovrebbe giocare un bambino? Qual è il ruolo dell'adulto nel gioco? Quali sono i segnali che esprimono un disagio da parte del bambino? Noi genitori dovremmo essere i compagni di gioco dei nostri figli?
L'importanza e il ruolo del gioco per i bambini
Il gioco viene considerato con un'accezione di “piacevolezza” che offusca la componente “seria” e importantissima che riveste nello sviluppo del bambino. Il bambino nel gioco sperimenta un immediato benessere associato alle azioni che compie: l'esplorazione del mondo intorno a sé, dei limiti e delle regole che creano i confini del gioco, gli oggetti, le possibilità, le strategie. Il gioco gli permette di affinare movimenti, di scoprire cose non immediatamente visibili.
Il gioco è una scoperta continua, che prepara il bambino alla vita.
Il benessere che ingenera il gioco per il bambino è la ricompensa immediata delle attività che svolge, ciò costituisce un allenamento verso il concetto di causa-effetto e di gratificazione spostata nel tempo che, ad esempio, hanno le prestazioni lavorative retribuite, svolte dagli adulti.
Le modalità di gioco del bambino spesso sono rivelatrici di inclinazioni del bambino, della sua personalità; ma il gioco può essere anche uno strumento rivelatore di disagi e problemi che il bambino ha.
4 segnali nel gioco del bambino che indicano che c'è un problema
Nell'incontro ospitato da Fisher-Price nell'ambito del progetto #scopertadoposcoperta, abbiamo avuto l'occasione di confrontarci con lo psicologo Luca Mazzucchelli, terapeuta esperto in dinamiche familiari.
In questo video individua e spiega 4 segnali che, se si presentano nel gioco del bambino, devono generare un campanello di allarme.
Non sono segnali di una patologia specifica ma possono aiutarci nell'osservazione quotidiana dei nostri figli. In particolare è importante prestare attenzione se è l'unica modalità che il bambino utilizza nel gioco:
- l'assenza di gioco: un bambino che non gioca è il segnale più grave e deve attrarre l'attenzione immediata e il confronto del genitore con degli specialisti
- l'incapacità del bambino di giocare in autonomia: potrebbe essere una richiesta del bambino di attenzione o invece una richiesta di approvazione da parte di altri... come se il bambino sentisse il bisogno dell'approvazione degli altri per sentire di esistere
- il gioco aggressivo: la sperimentazione di aggressività attraverso il gioco è un comportamento sano; deve destare attenzione se l'aggressività è l'unica modalità di gioco che il bambino mette in campo. In questo caso occorre capire l'origine di questa aggressività e come aiutare a incanalarla in modo sano.
- il bambino irrequieto, che non riesce a concentrarsi su un gioco per più di pochi secondi. Il comportamento evidenzia l'incapacità del bambino di trarre soddisfazione da ciò che fa. In questo caso il bambino potrebbe tentare di dominare un forte senso di ansia. Occorre cercare di capire qual è la fonte di questa ansia e come, insieme alla famiglia, aiutare il bambino a ritrovare l'equilibrio.
Il gioco nei bambini: 4 campanelli d'allarme
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Un bambino problematico è il sintomo di genitori che devono lavorare sui loro problemi irrisolti: un dono bello in un pacchetto brutto
La cosa più interessante dell'incontro con lo psicologo, a mio avviso, è stata questa: un bambino che presenta delle difficoltà (iperattività, comportamenti asociali, aggressivi, gravi problemi a scuola, continue patologie, in alcuni casi anche patologie neurologiche serie) è un bambino che sta segnalando un problema che non riguarda se stesso, ma l'intero entourage familiare.
In altre parole è, per la famiglia, come “un regalo bello in una carta brutta”: la carta brutta è rappresentata dal fatto che la famiglia si trova a gestire una situazione difficile del bambino, ma anche di sé, il regalo bello è rappresentato dall'occasione che gli adulti hanno di sciogliere nodi importanti che li riguardano, che in genere non nascono dal problema con il quale il bambino si confronta, ma al contrario sono la sua genesi.
Quando all'interno della coppia ci sono ad esempio dei problemi relazionali, oppure uno o entrambi i genitori hanno problemi personali irrisolti, è come se il figlio problematico, permettesse alla famiglia e ai genitori di ignorare la vera questione, che l'adulto non vuol vedere o con la quale non vuole fare i conti, per dedicarsi ad un problema maggiore, che apparentemente non ha nulla a che vedere con la questione che riguarda l'adulto o gli adulti.
Per dare un esempio visivo: se stiamo avendo un forte litigio e affianco a noi scoppia un incendio, la nostra attenzione si sposta dal litigio e insieme ci uniamo per far fronte all'incendio.
Nel caso della dinamica familiare, l'incendio, rappresentato da un figlio problematico, consente ai genitori di mettere da parte il loro problema, per unirsi e far fronte comune al problema del figlio. La verità però è che la soluzione per ridare equilibrio e salute al figlio è rappresentata dal lavorare sui temi irrisolti dei genitori.
Questa mi è sembrata una lezione straordinaria: i nostri figli sono la mappa per lavorare su noi stessi. Più noi mettiamo a lucido parti di noi, riconoscendo e indagando le nostre fragilità, togliendo la nostra maschera di infallibilità, lavorando sui nostri traumi più o meno gravi, più ci mettiamo in discussione, più possiamo aiutare i nostri figli a diventare persone solide e felici.
Quando noi decidiamo di etichettare un bambino, lo consideriamo “rotto”, “da aggiustare”, un bambino che ha qualcosa che non va, abbiamo perso l'occasione di aiutarlo a costruire la sua solidità e di provare a risolvere un nostro problema personale o relazionale, come genitori. Abbiamo trasferito il nostro fardello sulle spalle di nostro figlio.
Il ruolo dell'adulto nel gioco dei bambini
Un tema che probabilmente è importante oggi più che mai è il ruolo dell'adulto nei giochi dei bambini. E' sotto gli occhi di tutti la drastica diminuzione del tempo che i bambini passano giocando liberamente con altri bambini, il "gioco da cortile" con cui tutti siamo cresciuti è in via d'estinzione a causa dell'aumento delle attività scolastiche e delle altre attività strutturate, ma anche della crescente paura che molti genitori hanno degli spazi condivisi non sorvegliati.
Se questa mancanza di luoghi di ritrovo è stata colmata da teenagers e adulti attraverso l'utilizzo dei nuovi media che permettono di interagire a distanza, i bambini che amano il gioco fisico sono quelli che forse hanno perso di più in questo cambio generazionale. Sappiamo infatti che il gioco ha diverse e importanti funzioni per il bambino: è divertimento e apprendimento ma ha anche funzioni relazioni e riparative come ci spiega Elena Jane - aka Yummy Mom - nel suo video.
Ecco perchè il ruolo dell'adulto nel gioco diventa di fondamentale importanza.
Per il progetto #scopertadoposcoperta, Fisher-Price ha realizzato, con la collaborazione di FattoreMamma, un'indagine su web tra le mamme dei bambini da 0 a 3 anni dal titolo “come giochi con i tuoi bambini” proprio per scoprire i nuovi comportamenti delle famiglie riguardo al tema del gioco.
Quanto giocano con i loro figli le mamme e quanto vorrebbero farlo?
Quasi l'80% delle mamme dichiara di organizzare inizialmente il gioco e di lasciare poi il bambino libero di esprimersi e fare le proprie scoperte senza intervenire mentre il 20% circa non riesce per le continue richieste di intervento.
Quasi l'intero campione ritiene sia fondamentale stimolare il bambino a giocare in autonomia e l’84% crede che giocare da soli incoraggi la creatività e la capacità di scoprire il mondo in libertà.
Nella survey il tema della “noia” da parte dei bambini viene considerata un'occasione, su questo ho scritto un articolo dal titolo “Mamma mi annoio!” “Ottimo” che vi invito a leggere perché racconta i 3 segreti della noia.
Spunti interessanti anche in relazione alla scelta del giocattolo più adatto per lo sviluppo del proprio bambino: oggi infatti nel processo di acquisto sempre più mamme privilegiano prodotti che stimolino la creatività (67%) e lo sviluppo cognitivo (47%) e al primo posto tra gli strumenti più utili per la crescita del bambino compaiono ancora gli oggetti di uso quotidiano come cucchiai e chiavi.
FisherPrice e #scopertadoposcoperta
Fisher-Price è parte del gruppo Mattel dal 1993, ma ha una tradizione legata al mondo dell’infanzia dal 1930. Da allora Fisher-Price realizza giocattoli che consentono vere esperienze di crescita, pensati per stimolare nel bambino nuove sensazioni e coinvolgerlo in nuove sfide.
Gioco, interattività, emozione: Fisher-Price non si sostituisce al bambino nell’immaginazione del gioco ma lo coinvolge e lo stimola. Infatti, nel mondo Fisher-Price i bambini sono considerati i veri protagonisti nella fase di studio e progettazione dei giocattoli. A tale scopo, Fisher-Price si avvale del “Play Laboratory”, un vero e proprio centro di ricerca pedagogica, dove ogni giocattolo viene sottoposto a severissimi test di conformità alle normative mondiali ed europee. I bambini, insieme a designer, ingegneri, pedagogisti, genitori ed insegnanti qualificati, contribuiscono attraverso la propria attività di gioco a dare preziosi suggerimenti per lo sviluppo dei giocattoli.
di Barbara Siliquini
in collaborazione con Fisher-Price
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