L'elaborazione del lutto nei bambini può essere ancora più difficile in particolare quando perdono una persona cara come un nonno a cui sono affezionati o addirittura uno dei genitori.
Nelle nostre famiglie abbiamo attraversato il lutto legato alla perdita dei nonni, nell'articolo "Parlare della morte ai bambini" vi abbiamo raccontato la nostra esperienza. Oggi invece diamo la parola a Simone Pesci, psicologo e psicoterapeuta, specializzato nella psicologia del lutto e della sua elaborazione e autore del primo gioco italiano per l'elaborazione del lutto nei bambini.
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La morte di una persona cara è per tutti un evento difficile da digerire. In un bambino provoca un dolore molto intenso e duraturo che può influire fortemente sul successivo sviluppo, specie se il defunto è uno dei genitori.
Gli adulti si trovano spesso a gestire esperienze di dolore causate da un lutto e, al tempo stesso, devono aver cura di aiutare i bambini a fare altrettanto. Un duplice compito per niente facile: per farlo occorre innanzi tutto leggere quali sono le espressioni del dolore e considerare l’evento in funzione della maturità cognitiva del bambino. Il modo di parlare con i bambini della morte, infatti, deve tener conto del loro livello di sviluppo e deve essere fatto nel modo più rispettoso possibile delle norme culturali e della capacità di capire la situazione.
È bene tenere presente che i bambini possono esprimere il loro dolore con una gamma piuttosto ampia di espressioni, è infatti normale che il bambino possa:
- avere un’apparente mancanza di sentimenti, che serve per aiutare il bambino a staccarsi dal dolore del momento
- agire comportamenti regressivi (immaturi),
- avere emozioni esplosive e acting out che riflettono i sentimenti di rabbia, paura, frustrazione e impotenza
- fare le stesse domande più e più volte perché l’informazione è difficile da credere o accettare ecc.
Comunicare la notizia della morte prima possibile e in modo chiaro
Il bambino, anche quando non sembra, capisce subito che sta succedendo o è successo qualcosa e, indipendentemente dall’età, è in grado di cogliere i cambiamenti nelle abitudini quotidiane della famiglia e l’emotività espressa. Per questo la notizia della morte dovrebbe essere comunicata dai genitori (o dal genitore sopravvissuto) prima possibile in modo che non vengano compromesse la fiducia e l’attendibilità delle figure di attaccamento. Il non capire, infatti, o non sapere, crea confusione e insicurezza, che potrà portare anche ad interpretazioni disfunzionali, quali l’auto-attribuzione di responsabilità, la possibilità che ciò capiti anche a lui, la paura di rimanere solo ecc.
Il linguaggio da usare quando si parla della morte e gli errori da evitare
Per aiutare il bambino a comprendere e contemporaneamente rassicurarlo dalle sue paure è importante parlare subito con lui e farlo in maniera adeguata, utilizzando un linguaggio semplice, comprensibile, chiaro e non ambiguo; rendendosi disponibili anche a ripetere più volte i fatti e a rispondere alle domande con esempi concreti e veritieri; evitando metafore o bugie rispetto all’accaduto; facendo attenzione al linguaggio del corpo che deve essere il più coerente possibile con quello che viene detto.
Paragonare la morte al sonno, fare una equazione morte=malattia o, ancora, riducendola ad un “viaggio” sono spesso gli errori più comuni che fanno i genitori: è sempre utile parlare della morte come di un evento che fa parte del ciclo della natura. È comunque consigliabile aver fatto prima un po’ di prevenzione, cogliendo le occasioni (la morte di una pianta o di un animale per esempio) per spiegare la morte come assenza di vita.
Nel caso della perdita di un genitore, ma questo vale anche in altri casi, il bambino deve sapere che il genitore morto non starà mai più con il bambino, non tornerà mai più, non aveva intenzione di abbandonarlo, non è colpa sua se questo è accaduto, non accadrà anche a lui o al genitore sopravvissuto.
Rispondere alle domande dei bambini durante l'elaborazione del lutto
Dopo la comunicazione della notizia frequentemente i bambini pongono numerose domande. Di fronte a queste è importante essere sinceri preferibilmente dicendo che non esiste una risposta certa poiché ci sono cose nella vita, come la morte, che non si possono controllare. A seconda delle convinzioni religiose si possono usare le indicazioni proprie del credo, ma si dovrebbe comunque far capire al bambino che la morte fa parte della vita e che niente di ciò che ha pensato, fatto o non fatto ha avuto un peso in alcun modo sulla morte.
Bambini ai funerali: sì o no?
Il funerale è un importante rituale, un modo per dare l’ultimo addio, un modo per separarsi. Non partecipare può essere più dannoso che benefico. Un bambino, specie se non ne ha esperienza, va sempre preparato al funerale, spiegandogli dove si terrà, cosa accadrà, che ci saranno altre persone e che piangeranno. Tutto questo gli serve ad anticipare il momento e a decidere se esserci o meno: all’adulto il compito di aiutarlo a capire il significato della sua decisione.
Perché rivolgersi ad uno psicologo per rielaborare un lutto
Quasi a tutti primo o poi capita di subire una perdita importante. Alcuni riescono ad elaborare il lutto contando sulle proprie forze e sul sostegno sociale. Altri, pur non presentando un vero e proprio lutto complicato, fanno più fatica. Questo capita agli adulti così come ai bambini e dipende da quella che si chiama “resilienza”, ovvero la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.
Ma quando e perché rivolgersi ad uno psicologo? In caso di un lutto complicato l’aiuto professionale specialistico è ovviamente molto raccomandato, proprio perché il dolore sta invadendo l’esperienza complessiva della persona. In tutti gli altri casi lo psicologo può offrire uno spazio e una relazione protetta che favorisce l’elaborazione e, inoltre, vero valore aggiunto, può aiutare a comprendere i significati del proprio modo di stare con gli altri e confrontarsi con le perdite, creando i presupposti perché in futuro sia più facile affrontare le transizioni della vita. Insomma può far maturare la resilienza.
Questo per i bambini è ancor più vero, dato che spesso non hanno esperienza della morte e, d’altra parte, dovranno avere i mezzi per fronteggiare le difficoltà che la vita porrà loro davanti. Dar loro la possibilità di affrontare il dolore e accrescere la loro resilienza agli eventi avversi è dunque quel qualcosa in più di un intervento specialistico.
Con lo psicologo la persona, adulto o bambino che sia, fa un percorso per trovare un significato alla storia-evento della morte così come alla propria storia di vita nel periodo immediatamente successivo. L’abilità del professionista sta nel sintonizzarsi su registri espressivi diversi, nel mettersi in gioco, attivando esperienze e percorsi emotivi che promuovano un nuovo stato di equilibrio.
Come “mediatore” di questo processo, nel corso delle mia esperienza clinica ho messo a punto uno strumento, il The Grief Maze Game®, il primo gioco da tavolo professionale italiano per l’elaborazione del lutto nei bambini.
The Grief Maze Game® : il primo gioco italiano per l’elaborazione del lutto.
Il The Grief Maze Game® è il primo gioco da tavolo in assoluto nel nostro paese dedicato al tema del lutto, un vero e proprio strumento di lavoro esclusivo dello psicologo e dello psicoterapeuta. Così come altri strumenti o procedure, può accompagnare la relazione di aiuto, essere una parte del processo clinico o, in rari casi, rappresentare l’interezza del percorso. Il The Grief Maze Game® ovviamente deve essere inserito all’interno di un contesto relazionale e di un processo di aiuto ben definito. Può essere impiegato con un singolo bambino oppure, laddove si ritenga necessario, può coinvolgere un altro adulto significativo.
In pratica si compone di un tabellone con uno schema labirintico organizzato in caselle di quattro tipi diversi (“elaborazione”, “affermazioni positive”, “giochi” e “neutre”); due pedine, un dado, le carte del gioco e le stelle, cioè i premi che il partecipante deve ottenere prima di uscire dal labirinto.
Il percorso clinico è una esperienza intersoggettiva, un viaggio affettivo condiviso, capace di aprire nuovi scenari, riattivare il movimento, potenziare le risorse proprie di ciascuno. Attraverso le esperienze fatte insieme la persona (bambino o adulto) può “scoprire” quell’aggiustamento funzionale necessario a trovare le strategie adattive per confrontarsi al meglio con l’ambiente che la circonda.
Conclusioni
L’elaborazione del lutto è un processo complesso attraverso il quale le persone “digeriscono” la perdita, assimilando quell’evento come qualcosa che fa parte della loro esperienza di vita. La morte sia per gli adulti che per i bambini non è necessariamente un evento traumatico, purché si permetta e ci si permetta di esprimere pienamente e liberamente il proprio dolore. A volte non è semplice, così come non è banale per un adulto affrontare il proprio lutto e gestire quello dei bambini. Una figura professionale (sostegno psicologico o psicoterapia) potrebbe facilitare il superamento di questa delicata fase della vita e costruire una resilienza per fronteggiare gli eventi difficili e le transizioni della vita in futuro.
Dott. Simone Pesci, psicologo-psicoterapeuta
Centro Studi Specialistici Kromos - Firenze
www.centrokromos.it
3339640032
Simone Pesci, Psicologo, Psicoterapeuta specializzato presso il CESIPc con orientamento costruttivista-intersoggettivo, svolge attività clinica presso il Centro Studi Specialistici Kromos di Firenze, è ricercatore e formatore presso l’ISFAR Istituto Superiore Formazione Aggiornamento e Ricerca. I suoi principali ambiti di interesse clinico e formativo riguardano i disturbi degli apprendimenti e la riabilitazione psicologica del linguaggio, le difficoltà legate all’ansia, agli attacchi di panico, a manifestazioni depressive, le difficoltà della sfera sessuale, le cosiddette crisi personali e, soprattutto, la psicologia del lutto e della sua elaborazione e la terapia di coppia. Sulla Psicologia del lutto ha scritto anche numerosi articoli per riviste specializzate e il testo “Guida pratica per aiutare gli studenti in lutto”.
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“Perché non ci sei più?” di Pellai e Tamborini
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“Si può” (Edizioni Chartusia), un bel libro promosso dalla Fondazione Leniterapia
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Immagine principale: father and daughter...on Shutterstock