Io la prima l’ho vissuta cosi’, mi sentivo, ed ero, in gran forma, come donna. Certo non era la bellezza delle estati portocervine a 25 anni, ma riscuotevo comunque un sacco di complimenti, e... me li meritavo!
A questo turgore e manifestazione di prosperità’ si accompagnava una carica sensuale e sessuale inconsueta: non davo tregua al povero marito, che sì, mi vedeva sempre carina, ma senz’altro aveva del mio corpo una percezione molto diversa. Sì era contento del seno procace, da una terza senza pretese, era diventata una bella quinta, ma se provo a cambiare il punto di vista: i fianchi si erano allargati e il sedere pure, le gambe erano piu’ tornite, insomma rotondotte e più cellulitiche (gli ormoni, si sà), i piedi spesso gonfi, e nella pancia, una volta piatta, c’era un ospite, come ignorarlo? Insomma, cominciava senz’altro a vedermi molto più mamma che non donna...
E quindi io lo assaltavo e lui mi assecondava, ma sembrava che fossi diventata di vetro. Ogni movimento e ogni carezza erano delicati come se stessi per rompermi, e poi ormai gli approcci partivano sempre da me... beh certo l’assedio era continuo, lui non ne aveva la possibilità materiale.
Mi sono spesso chiesta quale fosse la ragione antropologica e naturale di questa esplosione di voglia di sesso. Un giorno leggendo un libro in cui la protagonista, incinta, descriveva questa stessa trasformazione arrivata con la gravidanza, ho trovato una risposta plausibile: lei ipotizzava che fosse un modo escogitato dalla natura per cercare di tenersi il piu’ possibile vicino il proprio uomo in vista dell’avvento della nuova creatura che, chi ci è passato lo sa bene, rende assolutamente necessaria alla neomamma la vicinanza di una persona che l’aiuti nel nuovo menage allargato.
Nasce finalmente il piccolo mostro e con la sua espulsione il mio corpo espelle anche tutti quegli allegri ormoni del sesso, perché improvvisamente succede che: il mio seno si trasforma da zona erogena a centrale del latte, appena lo sfiori allaga tutto, eppoi è indolenzito ed esausto, nella mia vagina, giuro dopo il parto, dopo che c’è transitato il piccolo mostro, non ci transiterà più nulla, non mi posso immaginare in che stato saranno i tessuti all’interno e all’esterno ne ho una vaga e terribile idea, insomma, per quanto mi riguarda, io ci piazzo un bel divieto di accesso A TEMPO INDETERMINATO!!!
Insomma ci vorranno più di due mesi di pazienza e dolcezza da parte del maritino prima di tornare all’intimita del sesso e ci vorrà un intero anno, quando finalmente, smesso l’allattamento, ci concediamo un weekend da piccioncini in Borgogna, a sentirmi finalmente più donna che mamma. Dopo poco sono di nuovo in cinta.
Questa volta è diverso, c’è ancora l’esplosione di sensualità e sessualità, ma c’è anche e soprattutto una grande stanchezza a fare da contrappeso. Oltre alla gravidanza e al lavoro, c’è il piccolo mostro numero uno... e poi è diverso perchè, sarà la stanchezza, sarà che arrivo dall’essere mamma e non mogliettina novella, ma anzichè un fiore che sboccia, mi sento una mangrovia... non so... una pianta grassa. Eppoi so io a cosa vado incontro: parto a parte, so che dopo mi sentirò più’ mucca che donna, che mi passerà la fantasia del sesso, e che ci vorrà un anno prima di tornare a sentirmi soprattutto la compagna del mio uomo....
Ogni gravidanza è diversa e ogni parto è diverso, e affronto questo secondo parto come una leonessa, e quando esco dalla sala parto sto ancora ruggendo, non mi sento così provata come la prima volta, e tornati a casa ho una gran voglia del mio compagno, se non fosse per i punti....
Ma sono gli ultimi sprazzi generosi degli allegri ormoni del sesso che via via si vanno spegnendo, complici le notti insonni, i frignetti del nuovo arrivato che sembra dormire profondamente, ma proprio quando iniziamo a scambiarci tenerezze “’NGHEEEEEE, ‘NGHEEEE” ...anche qui io e il marito ci siamo dati una giustificazione antropologica e naturale: è il loro istinto di sopravvivenza che fa in modo che non si aggiunga nessun nuovo arrivato a usurpargli il posto di rompino d’eccezione!
di mammaoltre