Se ne parla molto fra genitori, nelle scuole e anche sui mass media, ma per la maggior parte delle persone è ancora poco conosciuto e, appena si vedono difficoltà di tipo scolastico, si pensa che il bambino sia “dislessico”.
Chi è il dislessico?
Non tutti coloro che hanno difficoltà si possono però definire dislessici. Infatti le ricerche scientifiche affermano che c'è un 20% degli alunni con difficoltà scolastiche, ma solo il 5% hanno un Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA)!
Prima di parlare di DSA bisogna fare una premessa. La diagnosi deve essere fatta da una equipe multidisciplinare (Neuropsichiatra Infantile, Psicologo, Logopedista) che faccia una diagnosi differenziale, cioè che escluda gli elementi che potrebbero impedire l'apprendimento.
Ossia devono essere:
- bambini intelligenti, con un quoziente intellettivo nella norma (spesso superiore)
- senza difficoltà motorie o sensoriali (udito, vista...)
- con adeguate stimolazioni e insegnamento
Se non ci sono queste condizioni non si può parlare di Disturbo Specifico di Apprendimento. Ma i DSA sono diversi e si possono presentare singolarmente o insieme: dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia.
Quindi di chi parliamo quando diciamo “dislessia”?
La dislessia si manifesta con una lettura più lenta e/o poco corretta, o in alcuni casi in una difficoltà di comprensione di ciò che si legge. Alla base c'è una difficoltà nella decifrazione dei segni linguistici.
Questo comporta una grande fatica nell'affrontare i testi scritti, con conseguenze sull'apprendimento generale. Inoltre vi è un gran dispendio di energie per cercare di “essere come gli altri” e “fare come vuole la maestra”, ma spesso vengono collezionati molti insuccessi, più o meno evidenti.
Questo influisce negativamente sulla percezione di sé e sull'autostima del bambino, che spesso viene additato come “pigro”.
Quali sono i segnali di allarme?
Già prima dell'inizio delle elementari, ci sono alcuni elementi che possono favorire i DSA, ma in particolar modo la dislessia:
- prime parole dopo i 18 mesi
- problemi di linguaggio oltre i 4 anni nella pronuncia o commettendo errori nel parlare (per esempio scambiando le lettere all'interno della parola (es. dire “cocciolato” invece di “cioccolato”)
- vocabolario limitato per l'età
- essere iperattivi o molto distratti
- confondere destra e sinistra
- difficoltà nel ricordare i giorni della settimana, le forme e i numeri fino a 10
Quando inizia la scuola già a partire dalla fine del 1° quadrimestre della prima elementare possono essere individuati i primi segnali d'allarme:
- difficoltà ad abbinare le lettere ai suoni e nella lettura delle sillabe
- alla fine della prima elementare lettura lettera per lettera o sillabata anche per parole semplici o conosciute o molto lenta
- pause frequenti ed errori ( per esempio scambi di lettere, es. b/d)
- sempre maggiore riluttanza a leggere
- scarsa comprensione del testo
I bambini possono rispondere alla difficoltà in lettura in vari modi, a seconda della gravità del disturbo: cercare in tutti i modi di leggere correttamente (magari rallentando molto), inventare alcune parole cercando di indovinare per accelerare, farsi leggere dai genitori a casa...
La dislessia è un disturbo piuttosto invasivo nella realtà scolastica, perchè tutti gli insegnamenti sono fatti tramite parole scritte... da decifrare correttamente!
Il dislessico fa fatica nella lettura, quindi spesso sviluppa particolari abilità di memoria: se ascolto bene ciò che si dice in classe, posso evitare di leggere il libro!
La situazione diventa man mano più difficile quando i testi cominciano ad essere più lunghi e con parole meno “prevedibili”. Questo accade soprattutto in terza elementare, quando si affronta lo studio, con concetti nuovi e parole non conosciute.
I bambini dislessici più intelligenti e con un vocabolario maggiore, sono in grado di mascherarsi con gli altri proprio grazie alla loro capacità di “compensare” quello che non sono in grado di decifrare. In questi casi il riconoscimento e la diagnosi spesso arriva tardivamente (alle medie o anche alle superiori), ma la fatica la vivono tutta!
Cosa si può fare?
È fondamentale per chi circonda il bambino (genitori, insegnanti...) avere sempre gli occhi aperti e l'attenzione alle sue difficoltà. Prima di bollare i bambini di pigrizia e non voglia, è fondamentale ricordare che a nessuno, bambino o adulto che sia, piace essere ripreso, che nessuno ama essere meno degli altri né fallire le richieste che gli sono state fatte. Quando si incontrano difficoltà vale la pena accoglierle.
Permettere un corretto sviluppo dei prerequisiti della lettura è il primo passo.
In pratica si può:
- cercare di aiutare il bambino a pronunciare bene le parole ed evitare di parlare troppo velocemente, per permettergli di osservare come si muove la bocca
- leggergli molte storie per aiutarlo ad ampliare il vocabolario e filastrocche per aiutarlo nelle abilità metafonologiche (cioè di riflessione sui suoni, ad esempio il riconoscimento di rime)
- giocare con le lettere (ad esempio memory di lettere o sillabe) e con le serie automatiche (es. riordinare giorni della settimana, mesi, alfabeto...)
- stimolare la direzionalità dello sguardo, cercando di seguire con gli occhi e non con tutto il corpo (la postura non deve essere piegata sul foglio o di lato), ci si può aiutare con l'uso del dito per seguire le righe
- fare la prima lettura di un testo, in modo che il bambino sia poi facilitato nella decifrazione e nella comprensione delle riletture successive (dovrebbe essere più rapido e più corretto)
E se non bastasse?
Prima ci si accorge della difficoltà, prima può essere utile intervenire. Una individuazione precoce del disturbo permette di lavorare sul deficit prima che il divario coi compagni diventi insuperabile.
Il professionista che si occupa della dislessia è il logopedista, ma anche altre figure professionali a seconda delle necessità del singolo bambino: psicologo, optometrista, psicomotricista.
La diagnosi di dislessia può essere fatta alla fine della seconda elementare presso le strutture pubbliche o le equipe private autorizzate dall'ASL di competenza. Al termine del percorso diagnostico viene rilasciata una certificazione, che deve essere rivista dopo un certo periodo (indicato sulla relazione, ad esempio alla fine delle elementari).
La certificazione (che va protocollata presso il proprio istituto scolastico) dà il diritto all'alunno a misure dispensative e compensative all'interno della scuola, che ciascuna equipe definisce in base al singolo bambino. Queste inidicazioni saranno poi riportate nel progetto educativo personalizzato, nel quale vengono definite le modalità di apprendimento e di verifica.
È fondamentale ricordare una cosa: cambiano i mezzi con cui si apprende, ma non gli obiettivi e i contenuti!
Molti dislessici sono diventati personaggi importanti e di successo, quindi certamente la dislessia non può e non deve essere un limite!!!
Alcuni dislessici famosi
Moltissimi sono i personaggi famosi del presente e del passato che hanno fatto la Storia nei loro settori e che erano o sono dislessici...
Alcuni nomi: Leonardo da Vinci, Beethoven, Mozart, John Lennon, Albert Einstein, Agatha Christy, Tom Cruis, Richard Branson, Picasso, Andy Wharhol, Tommy Hilfiger, Steve Jobs, Newton, Edison, Walt Disney, Leonardo di Caprio, Magic Johnson, e la lista è davvero lunga...
Molti di loro affermano che la dislessia è stata un "dono" perché gli ha consentito di sviluppare un'attenzione focalizzata sulle cose e a semplificare il modo di guardare alle cose, rendendole semplici anche per altri.
di Enrica Edantippe
Logopedista, Referente del centro “Il Ramarro Verde” e... disgrafica!
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