Sala d’attesa del Centro “Il Ramarro Verde”: aspetto che mio figlio finisca la sua terapia e mentre ripenso al nostro percorso decido di condividere la nostra storia affinchè possa essere di aiuto ad altri.
Ho sempre sostenuto che se una mamma ha il sentore che c’è qualcosa che non va nei propri figli, quella sensazione va approfondita. Senza se e senza ma. Più volte ho avuto dimostrazione di quanto sia vero. E questa è una di quelle volte.
Scuola elementare: un genio "imbranato"
Ho un figlio intelligente, molto. I test rivelano una intelligenza superiore alla media. Ma non starei qui a raccontarvelo se non ci fosse il rovescio della medaglia.
Dopo 5 anni di elementari in cui mi sono sentita dire a tutti (proprio tutti) i colloqui con le insegnanti che mio figlio è il classico “genio imbranatello”, che conosce teorie complicate ma non sa allacciarsi le scarpe, il sospetto che ci fosse qualcosa di strano mi è sempre rimasto nel cuore. Le scarpe le sa allacciare dall’età di 6 anni (anche prima di molti suoi compagni di classe), ma odia farlo e rimane sempre indietro, la cartella la riempie alla rinfusa quasi fosse uno zaino a fine campeggio, il materiale lo perde e lo rompe in continuazione, il diario è un disastro. Scrive sempre peggio, sempre più confuso, i quaderni sono un inno al disordine. Eppure fa conti complessi a mente, ha una memoria spaventosa, e divora libri difficili come se nulla fosse.
Sembrerebbe essere solo un ragazzino un po’ particolare con la testa sulle nuvole e poca attenzione alle cose di vita pratica. Nessuno mi prospetta situazioni problematiche e la vita procede, anche se la connotazione di “imbranato” inizia a diventare decisamente troppo marcata.
Le insegnanti: un bambino "svampito e distratto"
Primo anno delle medie: inizialmente vive di rendita, poi iniziano i problemi. La sua apparente distrazione lo porta a “dimenticarsi di scrivere i compiti sul diario”, “a sbagliare le consegne dettate in classe”, “ a rimanere sempre indietro negli esercizi da svolgere”. Strano. Eppure lo seguo sempre, i compiti li fa (quando li scrive sul diario!), apparentemente comprende tutto bene, eppure c’è qualcosa che non va. La media dei voti scende lentamente. Arrivano le prime note per i compiti non svolti. Iniziano i primi disagi ad andare a scuola. Gli insegnanti aumentano le lamentele e iniziano a bollarlo come ragazzino svampito e distratto. Eppure un bambino distratto non riuscirebbe a tenere testa ad un adulto per un’ora intera di partita a scacchi!
No. C’è qualcosa che non torna. Non capisco.
Il papà: "deve darsi una svegliata"
Il papà continua a ripetere che “deve darsi una svegliata”, che alla sua età il confronto con gli altri ragazzini lo aiuterà a tirarsi fuori e a cambiare atteggiamento.
Ma io so che c’è altro. Continuo a ripeterlo a tutti, insegnanti e marito compreso. Ma nessuno mi considera seriamente.
Mi confronto con altre mamme ed inzio ad approfondire alcune tematiche, alcune difficoltà legate al mondo dei DSA (disturbi specifici dell’apprendimento). Sono una educatrice, conosco bene cosa significa, non mi spaventa per nulla ed inizio ad approfondire.
Nel frattempo un anno è passato, tra alti e bassi, mille difficoltà e tentativi di recupero. Il primo anno di vita del mio terzo figlio e il primo anno di elementari della sorella. Troppe cose tutte insieme e il tempo è passato prima che io fossi riuscita a fare alcunchè.
Seconda media: tracollo assoluto
Ed eccoci a quest’anno. Seconda media. Tracollo assoluto su tutti i fronti. In un mese e mezzo S. prende 4 come se piovesse, dimentica di scrivere i compiti sul diario sistematicamente, non arriva mai preparato alle lezioni, si affida solo alla sua memoria (ma 10/15 pagine se non si ha un metodo di studio adeguato iniziano ad essere tantine) e i voti lo dimostrano. I quaderni sempre piu confusi e illeggibili. Prendere appunti un’impresa impossibile, seguire ciò che l’insegnante detta è cosa fuori dal normale. L’insegnante di matematica gli fa scrivere sul diario letteralmente : “il mio quaderno fa schifo”. I professori scrivono note continue. Nei giorni a venire scopriamo che S. è stato vittima di scherzi dei quali si è preso la colpa per evitare problemi, scopriamo che a volte fa lo “stupido” apposta per cercare di “essere come gli altri” e di farsi accettare da chi lo vede come un alieno. Ci rendiamo conto che la sua autostima è al minimo.
Alla ricerca di un metodo di studio
Io sono sconvolta da tale situazione. Lo vorrei togliere immediatamente da quella classe e da quella scuola. Sono certa che c’è qualcosa che non va. I colloquio continuano a non portare da nessuna parte. Seguo S. tutti i pomeriggi, passo passo, in ogni compito che fa. Tralascio completamente tutto il mio lavoro e mi dedico esclusivamente a lui (senza dimenticare gli altri due figli!). La fatica è immane, sia per me che per lui. Praticamente mi trovo a rifare a casa tutto ciò che hanno fatto in classe al mattino, a rispiegare, e soprattutto a tentare di trovare un metodo di studio adatto a lui. Man mano che passano i giorni e che lo seguo minuto per minuto, mi rendo conto sempre meglio dove fa piu fatica e mi accorgo che ci sono cose che superano la sua volontà e che inficiano tutta la situazione.
Nel frattempo decido anche di ascoltare il mio istinto e di approfondire ciò che da oltre un anno e mezzo mi girava per la testa: DISGRAFIA
E qui devo ringraziare Barbara Siliquini e Barbara Motolese che, pubblicando questo video sul sito Genitori Channel, mi hanno aiutato a identificare e riconoscere meglio il problema.
Finalmente la diagnosi di disgrafia
In totale autonomia, perchè non supportata da nessuno, convinco quindi mio marito a procedere ai test di diagnosi dei DSA. Un percorso durato un mese e mezzo, svolto privatamente (non avevo nessuna richiesta da parte della pediatra nè dalla scuola, e non avevo certo tempo di aspettare mesi e mesi...), costoso, ma efficace.
Il problema è emerso immediatamente, chiaro e lampante: marcata disgrafia e leggere disprassie legate alla motricità fine nella manualità. Tutto il resto a posto e confermata da analisi del QI, un’intelligenza particolarmente acuta.
Il giorno dopo è stata tutta una discesa e una veloce rinascita!
Già durante il primo colloquio con la logopedista, abbiamo ricevuto subito alcuni preziosissimi suggerimenti. Il computer è diventato il migliore alleato di S.
Ho passato notti intere a trovare le migliori applicazioni per DSA e non solo, per il suo I-Pad, strumenti di lavoro alternativi e quadernini specifici di supporto allo studio.
Appena compresa la natura del problema, S. si è sentito come sollevato. Tutti abbiano iniziato a respirare in un modo diverso e soprattutto abbiamo iniziato a comprenderlo e aiutarlo nel modo giusto per lui. A Natale è arrivata la diagnosi definitiva.
Dopo la diagnosi tutto diventa più facile
Pochi giorni fa i colloqui con gli insegnanti hanno dimostrato attenzione al problema e soprattutto maggiore sensibilità alle tante fatiche psicologiche che S. ha affrontato in questi mesi (continue critiche degli insegnanti e prese in giro dei suoi compagni)
S. si è trovato benissimo con il nuovo modo di studiare. Ha imparato a prendere appunti e fare mappe concettuali su computer. E’ molto veloce e impara in fretta. Quasi tutti i compiti scritti li fa con l’Ipad, temi ed analisi logica compresi. La facilità con cui si approccia allo studio lo ha reso molto più sicuro di sè, sereno e più concentrato. I voti sono rapidamente risaliti.
Ora inizia a studiare da solo e ad organizzarsi la settimana scolastica in autonomia.
E io mi sono rassegnata a comprargli le scarpe (n.42) senza stringhe!
Tutto questo non significa aggirare l’ostacolo. Significa, come direbbe la Montessori, predisporre l’ambiente adatto per favorire il suo sviluppo. Tanto è vero che, contemporaneamente, ha iniziato anche una terapia settimanale con la grafomotricista per aiutarlo a correggere le sue difficoltà.
Ho raccontato tutto questo nel dettaglio perchè non capiti ad altri bambini quello che è successo a noi. Arrivare a scoprire una disgrafia e una serie di disprassie a 12 anni è cosa grave. Compromettere il suo andamento scolastico, e soprattutto il suo benessere psicologico, per questo motivo, è qualcosa che mi fa star male. Pensare che ho dovuto essere io ad insistere per effettuare un percorso di diagnosi, contro il parere di tutti, mi conferma, ancora una volta, che le mamme sanno. Sempre e comunque più di chiunque altro. Fidatevi sempre del vostro istinto piu profondo e non fermatevi alle prime banali risposte.
Silvia Colombini
Educatrice, Consulente in allattamento IBCLC, mamma, sito www.latte-materno.com
Immagine: Alexandratx on Flickr.com
Commenti
Questa testimonianza è molto importante. Grazie anche ad Enrica, del Ramarro Verde, che ci ha consentito di approfondire questo tema.
Oggi è il compleanno di GenitoriChannel e questo articolo è il modo migliore per festeggiarci, perché il nostro progetto è nato proprio per dare spazio a temi che possono andare in aiuto dei genitori e dei quali spesso si conosce poco.
complimenti per come hai trovato la forza di aiutare tuo figlio.
I nostri bambini sono sempre sotto esame...tranne quando un esame invece potrebbe aiutarli...
Scusami per il mio tono, sono sconfortata dal sistema che non è giusto, non è pedagogico, è soltanto un voler omologare, rendere a "livello" ...ma a livello di chi?
Mi auguro che qualcosa possa cambiare....
Complimenti a Genitorichannel per aver raccolto questa tua testimonianza.
Sara
ti capisco benissimo e sono d'accordo con te...
I bambini con DSA non hanno bisogno dello psicologo per risolvere il problema.
Quello che a me lascia l'amaro in bocca (sempre) è il dover lottare anche contro il marito (ma non solo il tuo, è in senso lato) che quasi sempre minimizza il tuo 'sentore', la tua 'perplessità'.
Buona fortuna per tutto!
Lorena
un abbraccio al tuo ragazzo. ce la farete!
Siamo felici che ora almeno sapete come stanno le cose. Va meglio alle superiori? i professori hanno capito i suoi disagi? sta utilizzando gli strumenti compensativi e dispensativi?
bs
Mara
Aggiornamento: ora mio figlio è al terzo anno di università. Economia gestionale. In primo superiore gli è stata certificata DSA. Ma sono stata io ad avviare la verifica. La scuola ne ha tenuto conto. Peccato non averlo saputo prima. Quante litigate avremmo evitato.....
Ci sono degli esercizi per aiutarlo, devi trovare un centro specializzato dove farlo seguire per qualche tempo. Noi ne conosciamo solo uno fuori Milano. Inoltre guarda il nostro video sulla disgrafia.
In bocca al lupo,
bs
Ora mio figlio a 16 anni e frequenta il liceo scientifico. coraggio!
purtroppo è molto frequente che genitori ed insegnanti non sappiano riconoscere o conoscano i disturbi di apprendimento.. . forse è un po' come 80 anni fa quando non era così frequente che si studiasse e quindi non era facile che si riconoscesse un disturbo visivo dei bambini, o comunque era troppo costoso diagnosticarlo o prendere provvedimenti e chi ci vedeva bene non immaginava le difficoltà di chi aveva problemi di vista.
Non so come ci si comporti all'università con i dsa, ormai le scuole, davanti ad una certificazione, sono tenute a fare in modo che i ragazzi utilizzino strumenti compensativi come i pc.
Abbiamo una sezione con molti articoli su questi temi, ti segnalo qualcosa:
genitorichannel.it/.../...
genitorichannel.it/.../...
Micaela, prima di tutto un caro abbraccio al tuo Andre e a te. sono contenta di esserti di aiuto. Se la diagnosi avuta è accompagnata da un QI alto, ti invito a considerare anche il discorso di una possibile plusdotazione e a valutare un percorso di approfondimento su questo tema. Mio figlio adesso ha quasi 18 anni, sta finendo la 4 liceo scientifico, ha quasi tutti 9 e si sta orientando verso ingegneria fisica. certe sue caratteristiche non sono cambiate, ma è rinato sotto altri punti di vista- la conferma della plusdotazione oltre alla disgrafia, ha ulteriormente aiutato a comprendersi e ad aumentare la sua autostima. vi abbraccio forte e vi auguro ogni bene
Noi siamo arrivati alla fine della terza media... finalmente l'insegnante di matematica timidamente ha sollevato il problema. Io sapevo dalle elementari che qualcosa non andasse ma mio figlio rispondeva: se per l'insegnante va bene, allora è tutto ok. Adesso siamo rinati anche noi... avanti tutta con strumenti compensativi e psicomostricità per implementare le abilità prassiche.