Ci sono molte scuole di pensiero riguardo ai disturbi dello sviluppo neuropsichico dei bambini, alcuni suggeriscono drasticamente trattamenti farmacologici o interventi che potrebbero far pensare al bambino come "malato" da curare, al lato opposto c'è chi sostiene che i bambini non abbiamo MAI problemi e che è la struttura della nostra società e della scuola a dover essere cambiata. Noi, se da una parte auspichiamo un totale rinnovamento della rigida struttura scolastica e un aumento significativo dell'attenzione e dell'accoglienza riservata ai bambini, dall'altra siamo convinte che ciascun bambino ha difficoltà in alcuni campi specifici della sua vita, e che tutti vadano il più possibile aiutati a raggiungere un equilibrio, sostenendolo nei campi in cui il bambino è naturalmente portato e supportandolo in quelli in cui ha più bisogno.
Nell'ambito di questo approcio, ospitiamo volentieri l'articolo di Greta Liotta, terapista presso "Il Ramarro Verde", che ci racconta qualcosa di più sull'ADHD, cos'è, come cogliere i segnali di allarme e soprattutto a chi rivolgersi e come aiutare i bambini che hanno problemi di iperattività.
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Cos’è l’ADHD?
Il Disturbo da Deficit di Attenzione ed Iperattività (ADHD, acronimo inglese di Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è uno dei più frequenti disturbi dello sviluppo neuropsichico del bambino e dell’adolescente, caratterizzato da inattenzione, impulsività e iperattività. Contrariamente a quanto si può pensare, non si tratta di un disturbo “nuovo”: già nel 1902, infatti, si osservarono i primi casi che manifestavano questi sintomi.
Negli ultimi anni ci sono sempre più casi di bambini con diagnosi di ADHD. Bisogna stare molto attenti, però, a non confondere i bambini vivaci con i bambini iperattivi: la vivacità, la voglia di sperimentare cose nuove, di giocare, di correre, non è da considerarsi qualcosa di negativo, purchè il bambino si sappia “controllare” nelle situazioni che richiedono maggiore tranquillità, dimostrando di sapersi adattare all’ambiente circostante.
Quali sono i campanelli d’allarme?
1) L’inattenzione, o facile distraibilità si manifesta soprattutto come evidente difficoltà a rimanere attenti, scarsa cura per i dettagli, incapacità a lavorare su uno stesso compito per un periodo di tempo sufficientemente prolungato e portare a termine le azioni intraprese.
Sono bambini che si stancano e si annoiano facilmente, che faticano a seguire e istruzioni fornite; sono disorganizzati, sbadati, perdono o si dimenticano oggetti e/o materiale scolastico.
Si lasciano distrarre molto facilmente da rumori, da altre persone o da ciò che accade intorno a loro, non riuscendo a completare un gioco o un’attività scolastica nei tempi stabiliti e in modo ordinato.
2) Altro sintomo che si manifesta è l’iperattività, che si caratterizza per una costante ed eccessiva attività motoria, anche in situazioni che richiederebbero un atteggiamento più contenuto.
Questi bambini hanno grandi difficoltà a rimanere fermi (è questo che li differenzia dai coetanei “vivaci”), a restare seduti a lungo; giocherellano con mani e piedi, si arrampicano in modo esagerato dimostrando uno scarso senso del limite e del pericolo, faticano a rispettare i turni e le regole nei giochi condivisi. Passano frequentemente da un gioco all’altro, senza concluderne alcuno.
3) Infine, legata all’iperattività, l’impulsività, ovvero la difficoltà a pensare qualcosa prima di farla, passando direttamente all’agito, che quindi, non essendo stato pianificato, pensato, risulterà disorganizzato e non sempre adeguato.
Tutti questi sintomi non sono causati da un deficit cognitivo, anzi spesso questi bambini sono molto intelligenti, bensì da una difficoltà a controllare il proprio comportamento in diverse situazioni (a casa, a scuola o all’asilo, al parco, ecc ..).
Purtroppo di solito tale disturbo si ripercuote anche su altri aspetti della vita quotidiana, come per esempio la difficoltà nel rapporto con gli altri, le difficoltà scolastiche, l’atteggiamento oppositivo-provocatorio. Inoltre i continui rimproveri ed il senso di inadeguatezza fanno sì che questi bambini sviluppino ansia e scarsa autostima.
A chi rivolgersi?
Dopo che un medico specializzato in neuropsichiatria infantile ha diagnosticato il disturbo, viene consigliata per questi bambini una presa in carico che coinvolga non solo il bambino, ma anche gli ambienti di vita di quest’ultimo, ovvero la famiglia e la scuola.
Per fortuna, grazie alla sempre più accurata sensibilizzazione al problema, diagnosi di iperattività o ADHD vengono fatte in età sempre più precoce: i primi segnali emergono molto frequentemente già durante la scuola dell’infanzia, quindi tra i 3 e i 6 anni.
Per questo motivo viene spesso consigliata una terapia psicomotoria, indicata per bambini appartenenti a tale fascia d’età e che li aiuta, attraverso giochi mirati e pensati ad hoc per ogni bambino, a ridurre iperattività, inattenzione ed impulsività. L’approccio che di solito viene utilizzato è quello psico-educativo, cioè vengono suggerite a genitori ed insegnati (parent e teacher training, gruppi organizzati appositamente per genitori ed insegnanti di bambini con ADHD) delle strategie per modificare l’ambiente di vita del bambino (a scuola, a casa, ecc), al fine di modificarne il comportamento.
Poiché spesso l’ADHD è concomitante con altre difficoltà scolastiche (disturbi dell’apprendimento soprattutto), a volte è utile affiancare alla terapia psicomotoria anche un trattamento logopedico.
Cosa fare? Alcuni consigli pratici per genitori ed insegnanti
L’ambiente, sia a scuola che a casa, deve essere organizzato in maniera routinaria, prevedibile e controllabile
In classe non mettere i bambini con ADHD vicino a finestre, cestini, armadietti o in banco con compagni particolarmente vivaci
Fare pause brevi, ma frequenti, soprattutto durante compiti ripetitivi e noiosi
Fissare delle regole, scritte o disegnate su un cartellone, non in negativo (es. alzare la mano prima di parlare)
Le punizioni severe, le note scritte o le sospensioni non modificano il comportamento del bambino con ADHD
Non punire il bambino con ADHD togliendo la pausa o l’intervallo, poiché necessita di scaricare la tensione
In classe favorire il movimento controllato assegnandogli incarichi finalizzati (per es. pulire la lavagna o distribuire le schede)
Gratificare il bambino anche se non raggiunge pienamente l’obiettivo e rinforzarlo positivamente quando agisce in maniera adeguata
Sia in classe che a casa, diminuire la lunghezza del compito, suddividendolo in varie parti più piccole che possono essere svolte in momenti diversi
E soprattutto... non perdere la pazienza!
di Greta Liotta
Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva del centro “Il Ramarro Verde”
“Il Ramarro Verde”
Via Eugenio Curiel 19, Trezzano sul Naviglio
Sito: www.ilramarroverde.it
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Segreteria telefonica: 02.87197171
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Cordiali saluti