Però... c'è un però.
Accanto alle storie rassicuranti di cui sopra, ho ricordi molto vividi di sessioni di lettura terrificanti dominate da sinistre figure come Barbablù, la strega di Hansel e Gretel e i genitori sadici di Pollicino. Fino ad arrivare alla figura più Bù di tutte, il simbolo per eccellenza della paura formato bambino: il lupo di Cappuccetto Rosso.
Premetto subito una cosa. Io credo nel potere salvifico della parola, credo che le fiabe per bambini abbiano lo scopo e il dovere di esorcizzare paure, consolidare propositi e buoni principi, aiutare nei momenti di sconforto, radicare sani valori. Credo che il modo assolutamente naturale e totalizzante con cui un bambino si identifica nelle storie che legge lo aiuti a dare voce alle proprie emozioni e, nel caso della paura, a dare nomi e volti concreti a ciò che più lo spaventa. E grazie alla forza dell'immaginazione, sconfiggerli.
Tuttavia, lasciatemelo dire, Cappuccetto Rosso è un campionario di crudeltà e sadismo. Il lupo si magna la nonna, bella intera con la camicia da notte, poi si sgagna la bambina con tanto di cestino e mantellina, poi bello pieno e soddisfatto si addormenta finché non lo becca il Cacciatore che lo apre in due come una salamella senza nemmeno un minimo di anestesia locale. Agghiacciante!
Se ne dev'essere accorto anche Bruno Munari, che da bravo amico dei bambini qual è, interprete delle loro esigenze emotive più profonde, ha sfornato per loro non una, ma tre versioni diverse della suddetta favola: Cappuccetto Verde, Cappuccetto Giallo e Cappuccetto Bianco, tutti pubblicati da Corraini Edizioni. Nelle prime due il lupo esiste, ma viene neutralizzato prima che possa nuocere a chiunque non da un intervento ex machina di un Cacciatore qualsiasi, ma dagli amici di Cappuccetto, la ranaVerdocchia del bosco Verde, e i pennuti metropolitani della città Gialla. L'amicizia come valore supremo quindi. Affidati alle persone che ami e non sarai mai solo. In Cappuccetto Bianco la storia è un po' diversa. Il lupo c'è ma non si vede, ricoperto da una soffice coltre bianca purificatrice che nasconde agli occhi di un lettore disattento quasi tutto. Ma non a un bambino: il bambino sotto tutta quella neve intravede gli occhi di Cappuccetto, intravede la panchina di pietra, intravede i contorni dell'aiola. Sente la presenza del lupo, ma non lo vede, sepolto da tanta neve. Povero lupo! E adesso cosa farà? Nemmeno il lupo vede Cappuccetto Bianco, che arriva a casa della nonna ma non la trova. C'è solo un cartello: Partita per l'Africa Nera. Non piangere.
Mai vista tanta neve!
Anche la paura del lupo cattivo è stata spazzata via da tutto quel bagliore. E dalla forza dell'immaginazione.