Il bambino si incupisce, mette il broncio e sul suo viso compare quell’espressione cocciuta che preannuncia al genitore un buon quarto d’ora di lotta: sta arrivando un capriccio.
Non esiste un unico metodo per superare i capricci dei bambini
Infinite sono le ricette che ci piovono addosso da ogni parte, spesso non richieste e, in definitiva, neppure troppo funzionali.
“Eppure con il figlio della mia amica funziona, perché con il mio no?
Fornire prescrizioni miracolose, rimedi assoluti che funzionino con tutti in qualsiasi situazione è mera utopia; di più, è pericolosa leggerezza in quanto non si tiene in considerazione l’unicità di ogni bambino e di ogni relazione genitore-figlio e si può contribuire ad accentuare la frustrazione e il senso di incapacità di un genitore che non si sente adeguato a fronteggiare alcuni comportamenti del proprio bambino.
Cosa sono i capricci e da dove nascono
Da mamma e da professionista che da vent’anni si occupa di infanzia e di relazioni familiari, ritengo che la miglior strategia di fronte ai capricci sia innanzitutto capire cosa sono, da dove nascono e a cosa servono.
Come ogni altro comportamento, infatti, i capricci rappresentano una strategia di cui il bambino si avvale nel suo percorso di crescita.
Come tutti sappiamo, esiste un periodo in cui il capriccio si acuisce maggiormente: la cosiddetta fase del NO (intorno ai 18-24 mesi). Questo momento della prima infanzia è quello che di solito manda maggiormente in crisi il genitore, sfiancato da capricci continui e, a volte, violenti. Una vecchia battuta recita che l’unica cosa buona della fase del no è che sparisce di colpo, così com’è arrivata. Infatti dopo alcuni mesi di braccio di ferro su tutto e tutti, improvvisamente il bambino si placa e torna la pace in famiglia.
Se però in questa fase il bambino ha messo a punto alcuni capricci “vincenti” se li porterà dietro per tutta l’infanzia.
Il capriccio è una strategia di crescita
Abbiamo detto che il capriccio è una strategia di crescita, quindi il bambino sarà portato a ripetere gli atteggiamenti che gli danno vantaggio e a scartare quelli che non raggiungono l’obiettivo.
Provate a buttarvi per terra, urlare a squarciagola per 5-10 minuti di fila, farvi mancare il fiato e battere i piedi per terra sotto lo sguardo disperato e furibondo delle persone che amate di più al mondo….è faticoso!! è una fatica enorme che deve produrre il risultato che voglio, altrimenti chi me lo fa fare?
Se il bambino, al termine della sfacchinata tremenda cui si è sottoposto ottiene il tanto agognato oggetto che ha scatenato il tutto, la prossima volta ripeterà la strategia, PERCHE’ FUNZIONA.
Se invece, al termine di tutta la pantomima si accorge che il genitore non è minimamente preoccupato, né impressionato, la prossima volta cercherà un altro modo, PERCHE’ QUESTO NON FUNZIONA.
Che cosa fare quando tuo figlio comincia un capriccio
Di fronte ad un capriccio è sempre opportuno tenere presente che, se funziona, verrà ripetuto, magari aggravato in intensità e frequenza. Pertanto, se vogliamo smontare un capriccio, dobbiamo semplicemente far si che non produca il risultato per cui è messo in atto.
Ad esempio, se nostro figlio scatena una scenata per non andar via dai giardinetti, ricordiamoci che quello che si sta giocando in quel momento non è tanto strappare pochi minuti in più all’aperto, quanto una strategia per affermare la propria volontà. E’ sempre opportuno avvertire il bambino qualche minuto prima, con annunci del tipo “ancora cinque giri e poi andiamo”, magari mediare con lui rispetto a un’ultimo passaggio sullo scivolo e poi restare fermi sul fatto di andare via.
Se fa una scenata, non dimostrarsi impressionati, né in imbarazzo. Attendere che abbia terminato e poi avviarsi all’uscita.
Ricordate che, se la strategia funziona, il bambino la ripeterà, ma questo vale anche per noi genitori. Al prossimo capriccio, fate attenzione a come lo gestite e, se avrete successo, ripetete l’atteggiamento che avete tenuto. Se invece è stato un disastro, tenete bene in mente le vostre reazioni, in modo da non ripeterle più all’occasione successiva.
Ad esempio, se al supermercato vostro figlio fa una scenata per avere un pacco di patatine e voi, dopo aver tenuto duro, cedete e gliele comprate, ricordate che alla prossima occasione vostro figlio ripeterà la scenata. Starà a voi cambiare strategia.
Un ultimo spunto: il braccio di ferro non paga quasi mai, meglio distrarre l’attenzione, mediare o proporre un’alternativa.
di Claudia Petruzzelli
immagine: Christie Lockwood su Flikr
Commenti
La responsabilità della crescita dei nostri figli è del genitore pertanto saper insegnare le vie d'uscita di fronte a comportamenti rigidi propri dell'età infantile è un nostro compito, quindi ben vengano le "porte" .
"Fornire prescrizioni miracolose, rimedi assoluti che funzionino con tutti in qualsiasi situazione è mera utopia; di più, è pericolosa leggerezza in quanto non si tiene in considerazione l’unicità di ogni bambino e di ogni relazione genitore-figlio " questo mi sembra l'opposto della "pillola"
Riguardo al tema dell'ascolto, l'autrice mi pare che dica che il "capriccio" è una modalità di comunicazione che il bambino attua (una strategia), forse quello che non emerge chiaramente e' che un "capriccio" spesso nasconde un bisogno diverso da quello che il bambino afferma.
Tuttavia l'invito a negoziare con il bambino, a non "farsi impressionare" mi pare proprio un invito a non adottare un comportamento di assenza di ascolto "mi sono rotto di sentirti, fai come vuoi", ma al contrario, senza sentire il giudizio di chi abbiamo intorno, e cercando di metterci in una posizione di centratura, affrontiamo il capriccio da "adulti": magari cercando di contenere, magari cercando di capire cosa non va (es. prendo atto del fatto che il bambino diventa isterico al supermercato, quindi so che devo evitare di portarlo...), insomma trovando la nostra strategia di risposta.
Dov'è il non ascolto?
Qual e' il tuo sistema per aiutare i genitori? Tu sei una persona che ascolta? Ti senti abbastanza ascoltata?