Sorvolando sull'immagine di donna associata al focolare domestico ed al bucato, siamo sicuri che disinfettare e profumare i vestiti dei bambini sia davvero sensato?
Dermatiti, allergie, problemi cutanei sono in continuo aumento, e ci suggeriscono il contrario.
Ecco allora qualche idea per avere un bucato pulito, ipoallergenico e sano: per la pelle dei bambini e per l'ambientei. (E sono consigli anche per i papà!).
Lavare
Spesso laviamo vestiti sostanzialmente puliti con dosi eccessive di detersivo, che poi non vengono sciacquate adeguatamente dalle lavatrici di ultima generazione, fatte per consumare sempre meno acqua.
I residui di detersivo irritano la pelle e sono causa di alcuni pruriti, come dice ad esempio la dermatologa Riccarda Serri in una risposta ad un lettore di Io Donna.
Ecco cosa si può fare:
1. Usare poco detersivo. La prima regola è semplice. Non si tratta di essere zozzi, ma di capire di quanto se ne ha effettivamente bisogno.
Per abituarsi a dosi equilibrate inizialmente bisogna pesare sia il bucato che il detersivo e tenere conto della durezza dell'acqua, come spiegato nella pagina dei Detersivi bioallegri.
2. Usare la pallina dosatrice. Per aumentare il potere lavante si può utilizzare una pallina dosatrice di plastica, che sbatte i vestiti contro il cestello durante il lavaggio e migliora le prestazioni della lavatrice. Si può così ridurre ulteriormente il detersivo. Metterlo direttamente nella pallina evita anche che si disperda nelle tubature.
3. Usare il detersivo liquido quando si lava a basse temperature. Infatti quello in polvere è più lavante, ma per i bucati meno sporchi basta quello liquido, che in compenso è più delicato e molto più solubile e si sciacqua meglio.
4. Scegliere detersivi ecologici (nella grande distribuzione si può cercare il marchio ecolabel), o meglio ancora fai da te come il famoso ed efficace Sonia e Sartana, privo di sostanze potenzialmente allergeniche.
5. Se il bimbo soffre di dermatite o ha la pelle molto delicata, evitare i detersivi profumati, anche con oli essenziali, che, anche se naturali, sono sostanze molto attive e potenzialmente allergeniche.
Smacchiare e disinfettare
Sterilizzare il bucato dei bambini è piuttosto inutile: dopo pochi istanti che avranno indossato i loro capi puliti avranno anche messo le mani nella terra, sulle zampe del cane, sul bordo del marciapiede o dello scivolo.
Inoltre la disinfezione è controproducente perché la nostra pelle è un vero e proprio ecosistema in cui i batteri "buoni" e "cattivi", a meno di patologie, convivono in equilibrio. La disinfezione fa piazza pulita della stragrande maggioranza di batteri, turbando l'equilibrio ed eliminando anche quelli di cui avremmo bisogno.
Per giunta i disinfettanti da bucato commerciali contengono spesso cloro, tensioattivi aggressivi e sbiancanti ottici, che, come dice il nome, non puliscono per davvero, ma danno solo l'impressione di pulito, oltre ad essere molto allergenici.
Se c'è necessità di pulire più a fondo, ad esempio in caso di pannolini lavabili, o di smacchiare, ecco cosa si può provare in alternativa:
1. Alte temperature. È ovvio, ma a volte non ci si pensa. Un bucato a 60° con un buon detersivo in polvere offre già un grado di pulizia notevole e sufficiente nella stragrande maggioranza dei casi.
2. Percarbonato. Si tratta di una polvere che libera ossigeno attivo: sbiancante e antibatterico, ma ipoallergenico e biodegradabile. Funziona bene solo a temperature sopra i 40°, altrimenti è in buona parte sprecato.
In molti detersivi ecologici in polvere è già aggiunto.
3. Acqua ossigenata. Allo stesso modo del percarbonato, libera ossigeno attivo, ma funziona anche a basse temperature.
Si acquista nelle ferramenta a 130 volumi e richiede di essere diluita prima dell'utilizzo: 1 cucchiaio in mezzo bicchiere d'acqua in una pallina separata dal detersivo. Bisogna utilizzare guanti e stare attenti agli occhi durante la diluizione. È un pochino scomoda questa operazione, ma poi è l'additivo meno impattante di tutti.
Inoltre è molto utile in casa, sempre diluita, contro le muffe o le macchie dei sanitari.
4. Candeggina delicata. Non è candeggina! Bisogna leggere con attenzione e controllare che sia uno sbiancante a base di ossigeno. In pratica è acqua ossigenata con aggiunti tensioattivi e profumi. Più comoda da usare, ma meno eco dell'acqua ossigenata semplice.
5. Pretrattare le macchie. L'unico modo per eliminare le macchie senza additivi aggressivi è pretrattrarle con sapone di Marsiglia o detersivo per piatti.
Ammorbidire
Che utilità ha l'ammorbidente?
Non solo rendere le fibre più gradevoli al tatto, ma anche neutralizzare l'alcalinità e la carica elettrostatica causate dal lavaggio. In pratica riporta i panni ad un ph ed uno stato più simili a quelli della pelle, quindi serve proprio per la salute.
Però. Gli ammorbidenti convenzionali hanno una serie di additivi per nulla buoni da avere addosso, tra cui profumi, coloranti, antischiuma ... e formano una sorta di pellicola che rimane appiccicata ai tessuti anche dopo il risciacquo e che quindi causa irritazioni alla pelle.
Due soluzioni possibili sono:
1. L'acido citrico. Si tratta di un acido derivato dagli agrumi, ma che si ottiene ormai con biotecnologie e si trova sotto forma di polvere (usato anche come acidficante negli alimenti).
Come ammorbidente si usa nel normale cestello una soluzione al 10% (circa 100 gr per litro), ma ha altri mille utilizzi possibili in casa.
È preferibile al più tradizionale aceto, sia perché meno inquinante, sia perché l'aceto ha un notevole potere corrosivo nei confronti dei metalli, quindi deteriora la lavatrice e mobilizza sostanze poco simpatiche, che poi rimangono intrappolate nei vestiti.
2. Un ammorbidente ecologico. Esistono in commercio ammorbidenti fatti da esterquat, che è una molecola ammorbidente, acido citrico e profumo. Sono la scelta migliore se non si vuole usare l'acido citrico, perché non creano pellicole, ma svolgono azione neutralizzante e acidificante.
E se vi sentite ancora inadeguati perché non disinfettate i vestitini dei vostri bimbi ... sappiate che Altroconsumo sta dalla vostra parte!
di Caterina Lazzari
Immagine: Dplanet su flickr