Si tratta di un mercato che ruota attorno ad un bisogno indotto, nel quale la domanda deve sempre essere tenuta alta attraverso una opera pubblicitaria incessante e martellante. Come ebbe a dichiarare un ex-presidente della Perrier, una società produttrice di acqua del gruppo Nestlè, "tutto quello che si deve fare è portare l'acqua in superficie e poi venderla ad un prezzo maggiore del vino, del latte o anche del petrolio".
QUALITA' DELL'ACQUA: L'ultimo rapporto di Legambiente, realizzato in collaborazione con Federutility (la federazione delle aziende di servizi pubblici locali che operano nel settore idrico), testimonia come l'acqua che esce dai rubinetti italiani sia molto più controllata, e di qualità spesso superiore, rispetto all'acqua in bottiglia. Secondo i dati del marzo 2010 sono 250mila le analisi effettuate in un anno sull'acqua potabile nella città di Roma, altrettante in Puglia e 350mila in Provincia di Milano.
LIVELLI CONSENTITI DI MINERALI PERICOLOSI: alle acque minerali è consentito di contenere sostanze come l'arsenico, il sodio, il cadmio, in quantità superiori a quelle permesse per l'acqua potabile. Mentre non è permesso all'acqua potabile di avere più di 10µg/l (microgrammi per litro) di arsenico, la maggior parte delle acque minerali contengono 40/50µg/l di arsenico e non hanno neppure l'obbligo di dichiararlo sulle etichette.
INQUINAMENTO PRODOTTO: L'acqua del rubinetto non produce nessun tipo di rifiuto ed è, per così dire, a chilometro zero. Quella in bottiglia? Si calcola che per la sola produzione siano necessari 350mila tonnellate di pet (polietilene tereftalato) all'anno, il che significa 665 mila tonnellate di petrolio e l'emissione di gas serra di circa 910 mila tonnellate di Co2 equivalente. Senza contare la fase del trasporto, che in più dell'80 per cento dei casi avviene su gomma, e dello smaltimento, che vede la raccolta differenziata delle bottiglie attestarsi attorno ad un terzo del totale, mentre i restanti due terzi finiscono negli inceneritori.
PREZZO: il costo di un litro di acqua minerale in bottiglia supera fra le duecento e le mille volte quello di un litro di acqua potabile. Sarebbe come se fossimo disposti a pagare 10mila euro un piatto di pasta al ristorante, 3mila un panino, 2mila un chilo di patate. Probabilmente prenderemmo per pazzo chi tentasse di venderci una manciata di zucchine per qualche migliaia di euro; eppure continuiamo a comprare l'acqua in bottiglia. Si calcola che una famiglia media italiana spenda circa 300 euro l'anno in acqua minerale. Un quarto di questa cifra sarebbe sufficiente a realizzare tutti i lavori di riparazione e ammodernamento di cui necessita la rete idrica italiana.
Ci sono storie che a raccontarle quasi non ci si crede. Sentite questa degli amici di Progettogaia:. È la storia di un paese ricchissimo d'acqua, uno dei più ricchi al mondo. Ci sono fiumi e torrenti, laghi e ghiacciai, falde sotterranee immense che gettano fuori zampilli di acqua cristallina. Questo paese, pensate un po', è stato anche il primo in cui si costruirono acquedotti monumentali che dai monti portavano l'acqua nelle piazze delle città.
Da anni l'acqua arriva nelle case dei cittadini. Qui, la qualità dell'acqua potabile è ottima, ed il suo prezzo, data la grande disponibilità, piuttosto modesto. Ecco, stenterete a crederci, ma questo paese è il più grande consumatore mondiale di acqua in bottiglia. Proprio così, il 98 per cento dei suoi abitanti – quasi tutti insomma – compra abitualmente acqua in bottiglia.
Quest'acqua viene prelevata alla sorgente da imprese private che, nonostante si stiano appropriando di un bene pubblico – le acque sotterranee sono demaniali – non pagano canoni di imbottigliamento, o ne pagano di irrisori. Dopodiché rivendono a prezzi altissimi ai cittadini quella stessa acqua che apparterrebbe loro di diritto.
Il paese in cui è ambientata questa storia è ovviamente l'Italia.
L'Italia continua ad essere il maggior produttore al mondo di acqua in bottiglia, e gli italiani i suoi maggiori consumatori.
3,5 miliardi di euro di giro d'affari annuo, le oltre 300 marche, i circa 400 milioni investiti ogni anno in pubblicità. La parola, neanche a dirlo, è proprio quest'ultima: pubblicità.
info tratte da progetto gaia
immagine da: comitatoproacquagualdo
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