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Tra i tanti doni che il Signore mi ha dato, c’è quello di partorire i figli con rapidità. E questa era la volta di Samuel. I miei figli sono nati entrambi in date sagge, che accontentavano i piani di tutti e non avevano a che fare con le lune, e nessuno di loro due sembra essere nato con la luna di traverso, ma piuttosto con la saggezza del mondo che leggi solo nei visetti da yedi dei neonati e in qualche volto rugoso di alcuni vecchi.
Due anni fa raccontavo di un parto che molte mi avrebbero invidiato: 3 ore dalla rottura spontanea delle acque e prime contrazioni alla nascita di Aylin, la bimba perfetta. Per un pelo nasceva in auto e invece e’ nata sul lettino regolamentare di un vecchio ospedale milanese. Era la mia prima volta e andavo inconscia e fiduciosa incontro a un evento che invece mi lasciò traumatizzata per la violenza, il dolore, la paura delle sensazioni fisiche. Mi sembrò quasi un duello e quando Aylin venne al mondo io ero molto piu’ occupata e preoccupata di riprendermi da quello shock che non di godermi i primi istanti di quell’esserino che, come me, aveva passato 3 ore veloci ma pesanti.
Dopo quel parto mi sembrava impossibile che tutti al mondo dessero alla luce figli (e più di uno!) e mi sembrava una follia l’espressione “ahh, ma tanto poi il dolore te lo dimentichi!” Ecchisselodimentica quel dolore! Scherziamo!
Quando è arrivata la gravidanza di Samuel l’idea di quello che avrei dovuto passare per tirarlo fuori mi terrorizzava...
Le seconde gravidanze sono diverse, le attenzioni vanno tutte alla bimba che già c’è, la nuova gravida passa in secondo piano, e tu stessa non hai più le attenzioni, a volte innecessarie a volte giuste, della prima volta. Sei senz’altro molto più stanca, ma sei anche molto più consapevole e spesso è il bimbo che riesce a guidarti affinchè tu trovi anche per lui la cosa speciale e solo sua che la prima volta ha in sè per sua natura.
Io e Samuel ci siamo molto preparati per quel lunedì 25 ottobre, prima ognuno per proprio conto e poi finalment
e incontrandoci. L’incontro vero è avvenuto quando all’inizio dell’8° mese Samuel si presentava podalico. PODALICO???!!!???!!! 8-\
-Scusi, ma i podalici devono nascere per parto cesareo?
- Eh si’ signora!
“Ennòssignore!” ho pensato io “qua non ci siamo, faccio le lotte per trovare un ospedale che non mi faccia una stupida episiotomia, mo’ mi devo addirittura far affettare la panza? Col cavolo!” e da lì mio figlio, che evidentemente aveva percepito quanto stessi trascurandolo, e c’eravamo quasi, mi tracciò l’inizio di un nuovo percorso.
Anzichè attendere quello che avrebbe scelto il destino (potrebbe girarsi da solo fino all’ultimo) sapevo che sarei divenuta un’esperta sui podalici e come farli girare. Una parte importante di questo percorso e’ stato entrare in contatto con mamme + o – esperte, ma tutte con un percorso avviato verso il recupero della naturalita’ delle cose.
E quindi hanno cominciato ad affacciarmisi in testa riflessioni e pensieri che all’inizio sembravano assurdi e poi acquistavano forma, contesto e significato profondo, anzi che davano significato a cose perdute.
La sera facevo il resoconto a un marito molto poco preoccupato del fatto che avessimo un bimbo podalico (“vedrai che si gira da solo” diceva lui) e molto poco orientato verso quello che lui definisce “l’approccio peace and love” socchiudendo un po’ gli occhi e guardando all’insu’, come se stesse andando in trance, con le dita a V in segno di pace!:
- Ho parlato con un ginecologo di torino, noto per la tecnica di rivolgimento dei podalici, bla bla, poi ho preso appuntamento con un agopunturista, domani sento 3 case maternita’ per parlare di parto in casa, ho scaricato questi documenti da intenet, stasera devi parlare a samuel con un rotolo di carta igienica, sono stata al telefono con un’ostetrica che mi ha proposto un consulto, che ne dici sei libero il g. X, comunque sto chiamando i vari ospedali della zona per sapere se qualcuno assiste i parti podalici naturali..... bla, bla, senti ma se partorissimo in casa...-
Mio marito non sapeva se ridere o pensare che fossi preda di un raptus di follia di quelli che alcuni di noi ogni tanto hanno. In effetti quando gli facevo questi resoconti mi facevo ridere un po’ da sola. Eppure per me quelle sono state giornate dedicate solo a Samuel e in cui ho cominciato a dialogare con lui e, con tutti i contatti avviati per risolvere il problema e le letture fatte, a gettare germogli di forza dentro di me. Dopo due settimane, prima ancora di iniziare moxa, o qualsiasi altra diavoleria, Samuel era cefalico.
Io nel frattempo avevo riscoperto che partorire è una cosa che ci è propria, non necessita che della mamma e del bambino, tutti gli altri sono un contorno forse utile, sicuramente non indispensabile. Anche alla luce di tante letture, avevo cominciato a rielaborare il mio primo parto per capire cosa non era andato come doveva, in un parto in apparenza tanto naturale, e avevo finalmente capito cosa era successo. Mi ero messa in mano a persone di cui non avevo fiducia (perché per definizione non ce l’ho nei confronti di chi lavora con la salute della gente, e di molti altri...) e che non avevo avuto il tempo di conoscere e da cui pensavo di dover prendere indicazioni, evitando di contrariarle troppo, perche’, alla fine, loro avevano in mano la salute mia e di mia figlia e io potevo fare ben poco.
Adesso la sapevo molto più lunga: il parto è il mio, tutto il dolore e la fatica li faccio io, se le cose vanno bene posso fare a meno di chiunque salvo la possibilità di chiedere IO, quando lo ritengo, aiuto. Se le cose non vanno bene devo essere io e non altri a decidere, a prescindere da quello che chi mi sta intorno ritiene. Posso decidere cosa voglio e cosa non voglio e chi mi è intorno deve saperlo, con gentilezza o senza, l’importante è il fine. Insomma sarà un film diretto e interpretato da me, non sono ammessi altri protagonisti, camei o partecipazioni straordinarie.
E il mio bimbo? E’ MIO, e quindi devo poter decidere io come va trattato. Voglio che i nostri tempi siano rispettati. In quella stanza, la prima che i suoi occhi vedranno, forse ci saranno persone con i loro turni e la loro vita, ma io e mio marito siamo li’ solo per me e il nostro bimbo, quindi ci possiamo prendere tutto il tempo che vogliamo!
Niente male no?!
Il passo successivo era che mio marito fosse dalla mia e non pensasse che ero matta e pretendevo cose impretendibili, in fondo avremmo partorito in un ospedale pubblico. Io non ero riuscita a trasmettergli che tutto ciò a cui ero giunta non erano pretese assurde, ma cose normali. Che l’assurdità stava nell’approccio opposto. E anche lì e’ intervenuto il fato, e l’unico incontro preparto a cui ha partecipato in una casa maternità, grazie ad un filmato e una lunga discussione sul tema gli ha permesso di uscire di li, 3gg prima del mio parto!, pensando che quello che volevo era giusto e sarebbe stato dalla mia se era necessario difendere delle posizioni.
Il mio percorso verso questo parto era iniziato prima ancora del concepimento di Samuel con lo shiatzu, e dopo, quando lo portavo in grembo, con letture, gli esercizi di meditazione cinese (Chi Qong dell’utero) e alla fine, ricorrendo a tutti i rimedi naturali accessibili per preparare il mio corpo al grande giorno. Tutto questo recupero di contatto con il proprio corpo, con la propria energia, a volte mi trovava anche un po’ scettica... a volte mi chiedevo: “mah, chissà se mi giova veramente sta cosa.” “mah, io con samuel ci parlo, ma chissa’ se lui mi ascolta davvero” la risposta io l’ho trovata in sala parto durante un parto che e’ stato MIO senza ombra di dubbio e in tutta l’accezione del termine. Un parto di quelli che alla fine ti permettono di dire “questi dolori li dimentichero’” perche’ passano senz’altro in secondo piano e finalmente un racconto che devo a tutte le donne che ho incontrato dopo il primo parto, terrorizzandole, per trasmettere loro la fiducia che il parto è un’esperienza bella e ricchissima, che ti lascia dentro una gran forza, una grande pace, una grande soddisfazione, e poi tanto... il dolore te lo dimentichi! ;-)
Va beh, ma ce lo vuoi raccontare questo parto si o no???!!!!
Eccolo:
39 settimane finite domenica sera. Non ne posso più di questa panza enorme, di non riuscire a infilarmi un paio di mutande, di non sapere in che scarpe mettere le mie zampogne, di non riuscire a girarmi nel letto, di alzarmi 5 volte per notte a fare pipì facendo una fatica del due a tirarmi su dal letto.... non sono certo una di quelle mamme che non ha voglia di separarsi dalla sua pancia.
E poi il prossimo weekend arrivano i miei e le mie sorelle per festeggiare Aylin, poi gli toccherà rifarsi il viaggio da Roma quando finalmente nascerà il pupo......
Nell’intimità della notte, inizio una lunga chiacchierata con Samuel, chissà come si sente, forse è spaventato... “Ciao piccoletto, ti volevo solo dire che quando decidi di venire fuori, noi siamo pronti ad accoglierti. Ti aspettiamo tutti con ansia, non vediamo l’ora di vederti, non ti preoccupare del parto, vedrai che ci diamo una mano e tutto andrà bene....”
Sveglia. Il mio lunedi’ e’ strapieno di impegni: porto Aylin al nido, una prima colazione con un amico, poi il corso preparto, l’appuntamento dalla gine per parlare di tecniche di autoipnosi per il travaglio, un massaggio shiatzu, la tizia che mi deve montare le tende, i libri da restituire in biblioteca.......
Ore 9.45 - Esco dalla porta del nido e mi ritrovo un laghetto tra i piedi: mi si sono rotte le acque! Driin, il telefonino, il mio amico:
- si sono rotte le acque, vieni che mi porti in ospedale!
chiamo il marito che mi riattacca il cellulare in faccia mentre sta ancora squillando, chiamo il suo collega, mi dice che è dal capo, e io: - tiralo fuori e digli che sta nascendo suo figlio!
Sono molto tranquilla, ancora non arrivano le contrazioni, nel tragitto verso l’ospedale disdico tutti i miei appuntamenti della giornata, ma non rivelo a nessuno come mai. A me piace partorire “in incognito”, mia suocera sa solo che deve andare a prendere la bimba al posto mio perche’ io ho un impegno sopraggiunto... i miei non li chiamo proprio.
10.30 Arrivo in ospedale, suono in sala parto
Io: - vorrei parlare con un’ostetrica, dovrei partorire...,
- Sono io l’ostetrica. Hehe.., deve partorire,... adesso vediamo....(come a dire: “hai voglia!, magari ci vogliono ancora 14 ore”), ora la visito
tra me e me “diavolo, con tutte le ostetriche giovani del san paolo, proprio questa?” una donnina cinquantenne, piccola ma forte, con una faccia da “i bimbi li faccio nascere io non le mamme”. Mi visita, sono di 4 cm, mentre mi visita una bella contrazione
- ecco la contrazione - fa lei - non si preoccupi, ora l’aiuto io a dilatarsi -
- NO, NO non mi faccia niente! Eppoi guardi, mio marito non e’ neanche arrivato e sto bimbo nasce prima che arrivi
“Ma porca l’oca, iniziamo bene, gia’ mi vuol mettere le mani addosso! Ma proprio a me mi doveva capitare!!!” ore 10.40.
Arriva il marito e con lui le contrazioni. Andiamo in questa bellissima sala parto: è spaziosa, le pareti di un azzurro delicato, l’ostetrica mette la musica, al centro c’è uno strano letto rotondo grande con due mezze lune, tutto colorato. In un angolo una grossa vasca tonda per il travaglio, da un lato una parete attrezzata con bilancia, vaschetta per il bagnetto del bebè, fasciatoio. Mi infilo la camicia da notte.
Le contrazioni sono partite e ora sono forti, mio marito ha il suo compito di prassi: foglietto e penna per segnare le contrazioni, orario e durata. Io sono sul pavimento a 4 zampe, in ascolto del mio corpo, lucidissima “pooorca l’oca, che male!”.
Inizio a fare dei vocalizzi, sento che mi aiuta a sopportare il dolore e a concentrarmi “OOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO”, tutto un fiato, nuova contrazione “AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA”, sembro un indiano che evoca gli spiriti danzando intorno al fuoco. La stanza si riempie di armoniche e sembra il richiamo di una sirena dei mari, non si capisce più da dove origini il suono.
L’ostetrica si avvicina, mi vuole visitare , - No, ora no! - intimo , "OOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO" le contrazioni si fanno subito lunghe e mi ci vuole un sacco di fiato, io son lì a 4 zampe nel mio angoletto, sono un tutt’uno con il mio corpo e con mio figlio, penso a quanto sono fortunata che Dio mi ha concesso dei parti rapidi perchè il dolore è veramente forte, ore così sarebbe dura, ma non può mancare molto.
Un’altra ostetrica, tra un ululato e l’altro mi suggerisce - Respiri! - , mi porto il dito al naso: - SSHHHT! -. Poverina, ma non posso badare alle maniere, l’unico terrore è che qualcuno dica o faccia qualcosa che rompe quell’equilibrio delicato nel quale mi muovo. E’ un parto, non una passeggiata, la linea tra il panico, la perdita di controllo e il sapere cosa stai facendo e come farlo e’ labilissima! Sono fortemente intenzionata a proteggerla sta linea.
Mi si avvicina l’ostetrica - non mi tocchi - (ancora con la storia della visita!), torna con un’aria piccata: - senti! Io sono l’ostetrica, parliamoci chiaro, tu mi devi lasciar fare il mio lav... -"AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA", do’ retta solo a me e alle mie contrazioni, vedo che si allontana. Povera, scopriro’ poi parlando con le altre puerpere che è un’ostetrica di grande esperienza, ma anche una di quelle a cui piace essere molto attiva nei parti, dare una mano, magari con qualche manovrina.... però mi sembra che abbia capito che mi deve lasciar fare.
Io sono a corto di forze, le contrazioni ravvicinate e i miei esercizi pavarottiani con contrazioni da 60-90 secondi mi stanno stremando, devo tirare il fiato. “Samuel, mamma ha bisogno di recuperare, mi devi dare qualche minuto”, improvvisamente una lunga pausa tra una contrazione e l’altra, cio’ che mi serviva.
Mi si riavvicina l’ostetrica: - senti, che dici, ti vuoi mettere sul lettino in questa stessa posizione? -
- NO, sto qua ,
- va beh... stai la, vorra’ dire che mi preparo qui per terra -, e vedo il pavimento colorarsi di lenzuola verdi.
E’ ora di spingere, non c’e’ bisogno che dica nulla a nessuno, lo capiranno. Dò uno sguardo a mio marito, che si avvicina. Io in ginocchio sul mio mitico tappetino, appoggio i gomiti e la fronte sul lettino, gli afferro le mani, me le aspettavo come al solito e le sento umide.
Comincio a ruggire e spingo. Non so neanche se sono o meno sotto contrazione, non so se è tutta una lunga contrazione o cosa stia succedendo. Spingo, è un istinto, ma anche uno sforzo di testa: insomma fai una cosa che più fai e più ti da dolore. Non ne posso quasi più, a che punto siamo lì sotto? Starò spingendo bene? Sono efficace?
- Che devo fare? Spingo bene?
- Piano, Piano... - mi rispondono... "piano, piano???? Che razza di indicazione e’, spingo o non spingo?! Va beh, faccio io” penso tra me e me.
Il mio corpo è al limite, sento il bacino che si apre come il guscio di un uovo che sta per finire sul tegame, un’altro sforzo, mamma mia... poi finalmente haaaaaaaah un po’ di sollievo... <<E' uscita la testa>> sento dire, “direi che me n’ero accorta!” riprendo il fiato un’ultimo sforzo e sento il corpo scivolarmi tra le gambe ....e’ fatta....
Abbasso la testa, il mio piccolo e’ li’ per terra su un lenzuolino verde tra i suoi liquidi, mi accuccio sopra di lui. Siamo ancora legati insieme dal cordone. Lui è lì tranquillo, con gli occhietti chiusi. Che tenerezza, che amore infinito. Lo prendo in braccio, lo avvolgo in un panno pulito e mi alzo e finalmente mi piazzo sul benedetto lettino, con lui in braccio sotto gli occhi inteneriti del papa’ che mi sussurra - La Micia e’ uno spettacolo quando fa i figli! -
Il cordone continua a pulsare dopo poco si ferma, lo tagliano.
ore 11.45 - E’ nato Samuel, kg 3,750, cm 50. E’ quasi ora di pranzo....Samuel si fa una ciucciatina! Lui e la mamma sono in gran forma.
di Barbara Siliquini
Commenti
grazie Barbara.
vorrei che anche noi (io e mia moglie) fossimo capaci di avere queste esperienze.
vedremo ad agosto (dovrebbe nascere)!
Tu prova a leggere qui, magari ti da' qualche spunto: genitorichannel.it/.../...
"Il ruolo del papa' nel parto".
e ancora in bocca al lupo. Quando nasce vogliamo il racconto! questa volta con il punto di vista del papa'!