Premessa. Ci sono canzoni che diventano colonne sonore di certi momenti della tua vita. “Le donne lo sanno” di Ligabue ha cominciato ad insinuarsi nella mia anima quando ho collegato le sue parole alla sapienza innata che abbiamo noi donne nell’arte di partorire e allattare i nostri cuccioli.
Le donne lo sanno,
le donne l’han sempre saputo,
…come si fa a partorire (aggiungo io) …
La storia di Nicolò comincia prima del suo concepimento. Volevamo un altro bimbo, ma per me voleva dire qualcosa di più. Il bimbo della rinascita, della rivincita del bene sul male, sul dolore che avevo provato dopo un incidente e la malagestione dei medici che mi aveva quasi portato alla morte, dopo un intervento di mioma all’utero, equiparato da alcuni ad un cesareo nonostante fosse submurale (cioè sopra l’utero e non al suo interno), e il cesareo gratuito, inutile di Luca, cicatrici che ti porti fuori ma soprattutto dentro. Però, “la vita è sempre forte molto più che facile”… Sono viva, vado avanti, andiamo avanti…
Dopo la gioia della scoperta del suo concepimento, a luglio 2006, è cominciato il cammino per cercare il nostro nido, il luogo sicuro dove Nicolò ed io potessimo essere rispettati.
Le donne lo sanno
c'è poco da fare
c'è solo da mettersi in pari col cuore
lo sanno da sempre
lo sanno comunque per prime
Prima tappa: la lista di Partonaturale, luogo di raccolta di tutte le donne ferite nel corpo e nello spirito che avevo avuto modo di conoscere anni prima grazie a Fra Garofalo mentre frequentavo la lista di Allattiamo. Ci ritorno chiedendo lumi sul travaglio di prova in ospedale, che credevo essere l’unica possibilità di avere un parto naturale. E invece si apre un mondo: esistono anche i parti in casa dopo cesareo. Il parto in casa è sempre stato il mio sogno, poi accantonato dopo l’incidente, mi avevano messo addosso un sacco di paure.
Inizio ad informarmi, rassicurata dal mio medico di fiducia, omeopata, che mi dice che non ho problemi di sorta in questa gravidanza e che non devo continuare a pagare per il passato, in quanto PASSATO.
Tante porte chiuse, tanto terrorismo, tanta rabbia, “sei fuori dalle linee guida”… In lista leggo le storie di un’ostetrica, Polina, che ha fatto anche partorire mamme dopo cesareo a casa, HBAC Home Birth After Cesarean. A settembre disperata le scrivo. Lei mi risponde di essersi sentita toccata dalla mia storia, mi propone di incontrarla. Ci vediamo, ci piacciamo, mi dice che per me è possibile partorire a casa, perché l’intervento all’utero è considerato a torto un cesareo, quindi io ne ho subito uno solo, quello per Luca… ma Polina è a Pisa, io sono a Como, ci separano 350 km di problemi.
Lei però mi dà la forza di cercare con tutte le mie forze questo HBAC; in Lombardia e Ticino nessuno vuole prendersi questa responsabilità, faccio paura con i miei precedenti clinici e le linee guida mi tagliano fuori dal parto in casa. Ad un certo punto inizio a credere che Polina sia una pazza, una sparviera del rischio, e ne parlo con Chiara, mamma iscritta nella stessa lista che ha partorito con lei dopo cesareo. Mi rassicura: è assolutamente persona che sa ponderare i rischi e tutelare mamma e bimbo. E io mi rendo sempre più conto che non ce la faccio ad andare in ospedale: sono troppi i brutti ricordi, io non mi fido più di nessun operatore sanitario, solo entrare a visitare le sale parto dell’ospedale cittadino mi fa venire una serie di contrazioni dolorose e 24 ore filate di malessere…
le donne lo sanno
che cosa ci vuole
Continuo la ricerca, trovo delle ostetriche vicine a casa mia, a Merone, che si dicono disposte a seguirmi… un sogno… fino alla doccia fredda nove settimane dopo, quando io sono già in 33ma settimana: spaventate dalle eventuali conseguenze legali prospettate loro dalle colleghe lombarde non mi vogliono più seguire a casa, solo accompagnare in ospedale. Dopo 12 ore di incubi, paure, sensazione di non aver capito nulla, con mio marito che comincia a temere per la mia vita e quella di Nicolò e arriva a chiedermi se sono sicura che non sia meglio un cesareo programmato, mi ributto nella lotta.
le donne che sanno
da dove si viene
Scrivo a Chiara e ad altre mamme di partonaturale ricevendo grande conforto, a Polina…e infine a colei che sulla sua pelle ha vissuto l’ostracismo dei medici e lo ha tradotto nella bibbia delle precesarizzate, Silent Knife. Nancy Cohen. mi dà la carica: una mail bellissima. Le chiedo se secondo lei faccio bene ad allontanarmi da casa per avere un HBAC o se è meglio andare in ospedale e avere un VBAC pur di stare vicino a casa mia. Mi risponde “non mi piacciono per nulla gli ospedali per la maggior parte delle nascite-le cose fatte nella maggior parte degli ospedali CAUSANO i cesarei. Io inoltre non consiglio l’induzione-se la donna viene indotta ha una più alta possibilità di avere un cesareo, perché il suo corpo non è pronto a partorire. Se lo fosse, la donna sarebbe in travaglio con le sue forze!!”. Fra le altre cose, mi racconta di una mamma del Nepal è andata da lei a Boston per il suo VBAC e mi scrive “Vieni a Boston anche tu!!!” E io mi chiedo perché me la sto ancora a menare per fare Como Pisa!!! Dico ad Andrea che non ce la faccio proprio ad andare in ospedale, e lui, via per lavoro, mi risponde in una mail “capisco la tua sensazione di ingiustizia e amo la tua lotta senza quartiere. Nicolò sarà orgoglioso della sua mamma! Umanamente ho paura ma sono e sarò sempre al tuo fianco.” Non smetterò mai di ringraziarti per questo, grazie amore mio, per esserci sempre.
e sanno per qualche motivo
che basta vedere
La soluzione è questa, “basta vedere”. Scrivo un sms a Polina:vengo da te! Lei mi accoglie, presentandomi a Sofia, la sua collega, che pure accetta di seguirci, mi guida nella scelta dell’ospedale di riferimento, facendomi conoscere un medico meraviglioso, la dottssa Grandi, mi porta nell’agriturismo di Giorgio e Luciana, due suoi amici, di cui ci innamoriamo e decidiamo che sarà il nostro nido. Giorgio è medico, Luciana ha lavorato in ospedale come puericultrice e poi in un asilo nido… Meglio di così!!!
Data la precipitosa nascita di Luca in 37+3 per rottura del sacco, su consiglio di Polina decidiamo di trasferirci un mese esatto prima della dpp, il 19 febbraio. Durante le due settimane precedenti ho incubi ricorrenti di dover partorire a Como, e la notte della partenza ho nausea e contrazioni regolari per circa 2h, tanto che chiamo Polina spaventata: sarò in travaglio? Fortunatamente è solo un virus intestinale!!! Per strada ci chiama Luciana, è rotta la caldaia ed è domenica, non trovano i pezzi di ricambio…. Pazienza, ci arrangeremo, non voglio stare lontana da Polina e dal mio HBAC un minuto di più. Quando arriviamo alla FiPiLi mi sento nella terra promessa.
Il nostro soggiorno a Marti è una vera vacanza, Luciana ci fa sentire a casa, Luca diventa “scoiattolo” e si arrampica sugli alberi, io aspetto con trepidazione Nicolò, partecipando a qualche corso preparto di Polina, facendo qualche gita con Sofia che ci fa da cicerone e trovando una grande amica in Chiara, che mi accoglie spesso nella sua casa come e più di una sorella e tratta Luca come un nipotino. Non mancano le difficoltà, non siamo a casa nostra, ci mancano le nostre comodità, Luca chiede dei suoi amici e della sua casa, mio marito non è in grado di lavorare al meglio con una connessione tramite cellulare e il campo che va e viene e il suo capo non manca occasione di fargli pesare questa situazione. Ma stringiamo i denti, ne vale la pena, ne siamo convinti.
le donne lo sanno
chi paga davvero
A casa di Chiara conosco Simona, anche lei HBAC per Alessio, appartenente alla nostra lista e ispiratrice del VBAC di Chiara stessa, e mi rendo conto di quanto sia vitale questa rete virtuale e virtuosa di sostegno fra donne che hanno avuto le stesse esperienze, hanno pagato sulla propria pelle gli errori degli altri e hanno sentito il bisogno di rivincita. Una settimana prima della dpp passo una notte di contrazioni irregolari, vado da Polina a chiederle un filmato sul parto da far vedere a Luca, perché ho il timore che si svegli durante il travaglio e voglia assolutamente rimanere. Lei ha assistito ad un parto ed è tornata alle cinque di mattina, io non ho il coraggio di dirle della mia notte, glielo dice mio marito, ma io la rassicuro che parlerò a Nicolò per farlo aspettare. Passo la settimana tranquillamente, la notte prima della dpp, il 18, ho ancora contrazioni irregolari che spariscono in mattinata. Chiamo Polina per raccontarglielo, lei mi dice che sta assistendo una mamma al suo primo bimbo, è lì dalle 11 di mattina e di non preoccuparmi, che ora che io sono pronta lei avrà sicuramente finito. Alle 18 comincio ad avere contrazioni sempre più ravvicinate e alle 19.44 scrivo a Chiara che ho perso il tappo mucoso e lei mi fa ridere rispondendo “Il tifo è da stadio”. Inizio ad avere reminescenze di tutte le previsioni nefaste delle varie ostetriche/ginecologi sulle rotture d’utero e chiamo Polina per farmi descrivere come deve essere il sangue del tappo, temendo un’emorragia.
lo sanno da prima
quand'è primavera
o forse rimangono pronte
è il tempo che gira
Alle 23 le contrazioni si fanno regolari ogni 5 minuti con durata un minuto, Andrea le monitora, non sbagliano il secondo. Scrivo a Polina, mi risponde che sono ancora in alto mare con l’altra mamma…. Andrea ha voglia che nasca il 19 marzo, festa del Papà, e gli parla: “Nicolò hai 24 ore per nascere….”: mai frase fu più disattesa, il bimbo ha già il suo caratterino!!! Alle 030 Polina decide di mandare Sofia a sorvegliare il mio travaglio e rimanere da sola con la mamma partoriente, mi dice che purtroppo non sa fare previsioni…. Alle 230 arriva Sofia, mio marito corre di sopra perché Luca si è svegliato e io… incredibilmente, sento che le contrazioni stanno diminuendo di frequenza e intensità. Nel frattempo, alle 3 circa, l’altra mamma partorisce, ma Polina deve stare con lei almeno due ore, mentre mio marito si sente russare dal piano di sopra: si è addormentato insieme a Luca, anzi forse un attimo prima!!!
le donne lo sanno
com'è che son donne
Io e Sofia siamo sdraiate sul divano letto e alla fine ci addormentiamo anche noi. Vado in bagno, vedo che ho perdite scure e mi allarmo “oddio, sarà meconio”… Poi mi rendo conto che è solo il tappo che è “finito” e di quanto mi hanno condizionato in questi mesi di allarmismo: mi ci vuole tutta la mia calma e ragionevolezza per rimanere lucida. Alle cinque ci chiama Polina per sapere se deve venire, ma ormai abbiamo capito che si è fermato tutto. Sofia mi visita, mi dice che sì, il collo dell’utero si è modificato, ma che il travaglio ricomincerà sicuramente alle 18 come la sera prima e che passerò tutto il giorno tranquilla. Probabilmente in ospedale avrebbero tentato l’induzione… Mi dice anche: “non stare a chiamare Polina per l’inizio del travaglio, io sono più vicina e sono anche più riposata”. A me al momento sembra ragionevole, ma quando alle 18 in punto (non per niente è stato concepito vicino alla Svizzera ) ricominciano le contrazioni, ho un flash: la sera prima si è fermato tutto perché temevo che Polina non sarebbe arrivata in tempo, e io volevo LEI. Il rapporto costruito con lei nel corso dei mesi era ormai molto profondo, anche se mi ero molto affezionata anche a Sofia, e non volevo assolutamente rischiare di partorire senza la sua presenza. Ecco perché mi si era bloccato il “riflesso di eiezione”, anche Nicolò voleva essere certo che ci fosse la “sua” ostetrica. La chiamo, sono le 2030 e le contrazioni si sono fatte regolari, lei sta andando a cenare dopo il corso preparto. Le chiedo di venire, nonostante sia consapevole del sacrificio che le chiedo dato il parto della notte, le dico che vorrei la piscina ma alla fine capisco che non ci entrerei, è una serata di vento impetuoso e gelido. Andrea è di sopra per accompagnare Luca nel sonno, io mi trasferisco di sotto alle 2130 all’arrivo di Polina. Nel frattempo comincio ad assumere con regolarità i rimedi omeopatici che mi ha prescritto il mio omeopata e anche delle gocce di Rescue Remedy per i dolori. Vengono Luciana e Giorgio a salutare la pancia e Giorgio chiede se prima di andare in ospedale alle 7 può passare a conoscere Nicolò. Polina non gli risponde, capisco che non vuole spaventarmi, ma che non crede che avrò gia partorito per allora.
e sanno sia dove
sia come sia quando
Polina cerca di sentire il battito di Nicolò ma non lo trova perchè io non riesco a sdraiarmi, le contrazioni diventano insopportabili. Cerchiamo una posizione e intanto il mio pensiero vola a quello che mi ha detto una delle ostetriche che mi ha tradito “non vorrei trovarmi a non sentire più il battito del tuo bambino…” Dio mio, perché non lo sente…. Polina ad un certo punto mi dice, serafica “senti, va bene così, ne sentiamo l’eco ma è forte e non ha problemi”… Immensa donna, meno male sei qui vicino a me!
Verso le 23 torna mio marito, io, che pensavo di volermi appoggiare grandemente a lui, scopro che invece voglio stare sola, sono in una fase da “non mi toccate”. Vomito ciò che non ho mangiato e Polina, che nel frattempo sta sorseggiando una tisana, tranquilla annuisce “prostaglandine”…
lo sanno da sempre
di cosa stavamo parlando
Polina si sdraia sul letto e sembra dormire, mio marito la copre con un asciugamano caldo… Penso “vabbeh che è stanca, ma non mi guarda proprio…” ma non è così, a ogni contrazione un po’ più forte monitora il battito di Nicolò, sempre perfetto, con me che ho delle difficoltà a farglielo sentire, dato che ho sempre male a sdraiarmi e penso a come facciano quelle povere mamme costrette in posizioni non scelte e continuamente visitate: i pochi interventi delicati di Polina mi danno quasi fastidio, come avrei fatto in un ospedale?!? Le contrazioni me le faccio seduta con le gambe distese, poi mi alzo, vado in bagno, torno in sala…. Ogni tanto il pensiero malsano “ma perché non ho fatto un altro cesareo, mannaggia a me, tutta ‘sta fatica!!!”, poi mi faccio memoria del dopo e il pensiero viene scacciato al volo. Sono in piedi, sento come se Nicolò desse due forti spinte con i piedini sotto lo sterno. Sono le 0045 Polina mi dice “vieni ti visito” Fatico a mettermi di schiena, mi partono delle contrazioni feroci, stringo i denti “sei di tre cm” e penso “ma come, tutta questa fatica per 3cm, ODDIONONMIPASSAPIÙ!!!” Sento qualcosa di bagnato, corro in bagno a controllare, un grosso grumo di sangue…Chiamo Polina, ho sempre l’incubo dell’ospedale… “Si è rotto il sacco, bene, ossitocina… Avverto Sofia di mettersi in viaggio”. Torniamo in salotto, guardo l’ora sul microonde, mancano 5 minuti all’1, mi metto in piedi, faccio ondeggiare il bacino, passa ancora qualche minuto e Polina mi vede fare delle smorfie… “Ma hai le spinte?” e io “credo di sì”. “fermati, prima ti visito, non puoi spingere con 3 cm!!!” Sorpresa, a parte una piccola parte del collo dell’utero che non si era ancora appianato, sono praticamente a dilatazione completa. Polina mi chiede di poter chiamare Luciana, che aveva chiesto di partecipare alla nascita, perché la possa aiutare, dato che sarà difficile che Sofia ce la faccia… Io intanto sono carponi appoggiata al letto, Andrea è sdraiato sul letto di fronte a me e io gli stringo la mano, Polina mi raccomanda di respirare e mio marito mi aiuta a farlo. Sento delle spinte potenti, tiro fuori una voce che non sapevo di avere e mi domando come faccia mio figlio al piano di sopra a non sentire…. Ho raggiunto un luogo segreto, misterioso, non sono più in quella stanza e anche la voce che canta non è la mia… AAAAAAAAHHHHHHHH….
al limite del dolore
al limite dell'amore
conoscono voci che non sai
Andrea mette in mano a Polina la videocamera, che poi la passa a Luciana, vogliamo il ricordo della nascita del cucciolo. Una, due, tre spinte, mi aspetto il male, quello che ti fa trattenere la testolina, mi aspetto che incoroni, mi aspetto di sentire i capelli… e invece pluff, salta fuori la testa, la spinta prima non si vedeva, la spinta dopo fuori tutta! Polina mi sussurra “Katia, adesso soffialo fuori” perché con la violenza della spinta precedente mi sono un po’ lacerata. Aspetto sempre il male, ma non sento nulla, solo il corpicino di Nicolò che si libera e sguscia fuori completamente e una sensazione di onnipotenza… Le contrazioni mi hanno lasciata svuotata, sono indolenzita e cosciente di Nicolò disteso dietro di me, ma non so come fare a girarmi, mi accorgo che ho addosso ancora una maglia a maniche lunghe ma sono sudata fradicia, finalmente Polina mi passa Nicolò avvolto in un asciugamano caldo e con la bull dell’acqua calda appoggiata addosso, mi siedo con la schiena contro il letto, Andrea è vicino a me. Intorno c’è silenzio, luce soffusa, un’atmosfera sacra… la sacralità della nascita. Finalmente qualcuno si decide a guardare l’ora, è l’1.29, “ora microonde”, del 20 marzo 2007.
le donne lo sanno
che niente è perduto
Guardo Nicolò, questo bimbo venuto da lontano, il bimbo martiano, nato a Marti ma venuto veramente da Marte, o chissà da dove, con questi occhi scuri e penetranti che hanno già visto tutto e sanno tutto di me, di noi. Mi ritrovo a mormorare “Non ci credo… l’ho fatto io!!!”. Vittoria, Victorious Home Birth After Cesarean. Questa sensazione bellissima di appartenenza, che mi era stata tolta con Luca, me la godo appieno con il piccolo Nicolò, ancora attaccato al cordone ombelicale, la sua placenta è ancora dentro la sua mamma, siamo due e uno solo.
che il cielo è leggero
però non è vuoto
Grazie Dio per avere ascoltato le mie preghiere….
le donne lo sanno
le donne l'han sempre saputo
come si fa a partorire
Il mio pensiero va a Sofia, che arriva di lì a pochi minuti con indosso una bellissima maglietta “è arrivata la cicogna”. Sono dispiaciuta che si sia persa il parto, ma Polina stessa è stupita dalla mia velocità: “poi mi dici bene che cosa hai preso, così lo dò a tutte le mamme!!!”. Luciana è commossa “sei stata bravissima!!!” Cerco di attaccare Nicolò al seno, Polina mi aiuta, mi restano impresse le sue ciabattine blu elettrico con le perline con sotto delle belle calze arancione shocking… Luciana va a dormire e noi pensiamo alla placenta: dopo un po’ che il cucciolo ciuccia arriva una bella contrazione, ammetto che vorrei fare di tutto tranne che avere ancora contrazioni e spingere, ed ecco la placenta. E’ bellissima, c’è ancora un pezzo di sacco attaccato con entrambi gli strati, Sofia ce la mostra spiegandoci come era messa all’interno dell’utero, il funicolo è azzurrognolo e Polina dice “ha tre vie”. Mi chiedono se voglio fare Lotus Birth, non me la sento e neanche Andrea: non siamo tranquilli, non è casa nostra e le difficoltà comunque ci sono: Nicolò è attaccato alla puppa (come dicono in Toscana!) mentre il papà taglia il cordone, temo reazioni e pianti ma lui non fa una grinza e continua a ciucciare beato. Andrea è stupito dalla consistenza dura del cordone. Intanto Sofia mi dà i punti, circa tre mi dice. Polina pesa Nicolò in una bilancia bellissima, come se fosse il sacco nel becco della cicogna e ridiamo perché racconta di averla comprata nell’Idaho: serve a pesare le trote!!! Ma Nicolò è bello contenuto lì dentro e non fiata: 6 libbre e 15 once, 3,150kg. Scriviamo due appunti per il pediatra il giorno dopo, non vogliamo profilassi, Polina e Sofia per prime ci dicono che con un parto così non sono necessarie, Nicolò ha 10/10 di Apgar, lo ha valutato Polina senza neanche sfiorarlo!!! Il bimbo passa nelle braccia del papà, che lo appoggia sul suo petto nudo, e Polina mi aiuta a fare la doccia, una bellezza, tutta una coccola. La guardo e le dico “Polina, ma come si fa a voler partorire in un ospedale?” e lei ride.
Mi metto a letto, abbraccio il mio cucciolo. Come da lista di Polina delle cose per il parto, abbiamo preso il vino per brindare: Andrea stappa il vin santo e porta i cantucci, io adesso ho fame!!! Brindiamo con quegli angeli delle “nostre” ostetriche, sono ormai quasi le quattro. Loro vanno a casa, io e Andrea rimaniamo a contemplare questa meravigliosa creatura di nostro figlio fino le cinque, quando sentiamo uno scalpiccio di piedini sulle scale: Luca scende con un sorriso pieno di stupore e di gioia “e’ il mio fratellino?!?”, abbiamo finito di dormire prima ancora di iniziare….
Luca è felicissimo di essere fratellone. Mi ha chiesto di riprovare a ciucciare subito, ma non è più capace e mi ha dato un bel morso, cosa che mi ha procurato un ingorgo con febbre in quarta giornata dopo il parto. Gli ho spiegato che lui ormai è troppo grande, e ora si limita, qualche volta, a “ciucciare” lo stesso seno di Nicolò, il fratello al capezzolo e lui nella parte superiore della tetta a dare i bacini…
Io li guardo con tutto l’amore che posso. I miei figli, la mia vita, la mia speranza per il futuro.
Porto nel cuore tutti gli amici che mi hanno aiutato in questa avventura, tutti voi, i vostri pensieri, i vostri messaggi… Polina è convinta che siano stati i pensieri positivi che mi hanno accompagnato a darmi questo parto così bello e veloce, e ne sono convinta anch’io. Polina e Sofia ci hanno raccontato di aver deciso di seguirci, nonostante tutto, i miei precedenti clinici e il fatto che io fossi già in 33ma, perché eravamo una coppia unita, solidale e informata, eravamo consci dei rischi che correvamo, ma convinti entrambi che i benefici li superassero di gran lunga e determinati a farcela, e ci hanno ringraziato per aver dato loro la possibilità di vivere questa esperienza e per avere conosciuto una famiglia come la nostra… per me è stato un momento bellissimo. Polina mi ha chiesto se c’è stato un momento in cui ho pensato che non ce l’avrei fatta. Sì, c’è stato, in un remoto angolo del mio cervello, prontamente scacciato: non ci sarebbe stata cosa al mondo che mi avrebbe fatto desistere dal provarci con tutte le mie forze.
Grazie a Manu che ha condiviso con noi le sue ricerche per arrivare al suo HBAC e la sua esperienza, e grazie a tutte voi che siete state di aiuto e supporto nei momenti di sconforto e che avete condiviso con me la gioia del mio VHBAC, Victorious Home Birth After Cesarean.
E per finire questo lungo racconto, un aneddoto buffo: Luca è tornato alla scuola materna dopo più di un mese di assenza, e la sua maestra sapeva la versione ufficiale che abbiamo dato alla maggior parte delle persone prima di partire, e cioè che stavamo andando a Poggibonsi perché è un ospedale naturale e attrezzato per i miei problemi…
Maestra “sei andato a trovare il fratellino in ospedale?
Luca “Ma nooooo, ma il mio fratellino non è nato in ospedaleeeee!!!!”
Maestra……………… “E dove è nato?!?”……………………………..
:-) “!!! Giù dalle scale !!!” :-)
Se vuoi sentire il racconto e le emozioni direttamente da Katia, ecco qui:
I parte
II Parte
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