Uno degli organismi più accreditati al mondo in tema di salute e medicina è il NICE (National Institute for Health and Care Excellence), l'istituto nazionale per l'eccellenza nella salute e nelle cure del Regno Unito, (l'equivalente del nostro ISS: Istituto Superiore di Sanità, organismo del Ministero della Salute).
Il NICE ha appena pubblicato (10 dicembre 2015) un documento sugli standard di qualità per le cure intrapartum: NICE, Intrapartum care-quality standard.
Vi si trova un elenco di 7 punti (statements), tratti dalle linee guida già emanate nel 2014 (dove si parlava del parto extraospedaliero come alternativa valida e sicura al parto in ospedale), che se implementati possono condurre a significativi miglioramenti nella qualità e sicurezza delle cure ostetriche producendo effetti positivi in termini di:
- miglioramento della salute dei neonati e riduzione della mortalità neonatale
- maggiore incidenza dell'allattamento
- qualità dell’esperienza di parto delle donne
- assicurare cure efficaci in un ambiente sicuro e proteggere le persone da interventi dannosi
Il documento emanato definisce per ognuno dei 7 punti i compiti dei professionisti sanitari coinvolti, dei ginecologi e delle ostetriche, e identifica le Commissioni che devono controllare l’applicazione dei 7 punti e raccogliere dati per analizzare l'assistenza.
1. Possibilità di scegliere tra 4 luoghi dove partorire: uno solo è l'ospedale
Alle donne a basso rischio di complicazioni in travaglio va data la possibilità di scegliere tra 4 diversi luoghi per il parto: la propria casa, una Casa del parto, una struttura gestita da ostetriche situata accanto o all’interno dell’ospedale, o un reparto di maternità dell'ospedale.
La Commissione vigila per assicurare che tutti i 4 luoghi del parto siano effettivamente disponibili per le donne a basso rischio di complicazioni, raccoglie i dati sugli esiti per le donne e i neonati (nascite con forcipe e ventosa, taglio cesareo, episiotomia, seri problemi neonatali), e i tassi di trasferimento nei reparti di Ostetricia.
I dati devono essere usati dalle ostetriche e dai ginecologi per informare le donne in modo che esse possano fare delle scelte informate sul luogo in cui avere i propri figli.
2. Garantire l'assistenza personale alla donna in travaglio
Le donne in travaglio attivo devono avere assistenza one-to-one (una ostetrica per ogni partoriente) e supporto da parte di un’ostetrica assegnata per questo.
In questo modo si aumenta la possibilità per le donne di avere un “normale” parto vaginale senza interventi e si contribuirà a ridurre la durata del travaglio e il numero dei parti operativi.
L'esito di un'assistenza one to one in travaglio è: minori problemi di salute del neonato e della madre (morbilità neonatale e materna) e maggiore soddisfazione delle madri per l’esperienza
Chi organizza i servizi sanitari nei 4 luoghi per il parto e la Commissione vigilano perchè vi sia uno staff adeguato a garantire l’assistenza one-to-one e valutano anche i costi relativi a questa assistenza.
3. No al monitoraggio continuo in travaglio
La cardiotografia (il monitoraggio delle contrazioni con l'apposito macchinario durante il travaglio, detto CTG) non fa parte dei normali controlli nella valutazione del travaglio attivo in donne a basso rischio di complicazioni. Occorre dunque utilizzare l'auscultazione occasionale del battito.
Infatti può condurre a interventi non necessari e non è di alcuna utilità per il neonato.
Il CTG non deve essere utilizzato per la valutazione del travaglio .
4. Se il tracciato si normalizza niente CTG
Nei casi in cui all’auscultazione intermittente del battito cardiaco fetale venga rilevata un’anomalia e sia stato applicato il CTG (il monitoraggio continuo delle contrazioni), questo deve essere rimosso se il tracciato è normale per 20’.
Il CTG riduce la mobilità della donna, dunque può rallentare il travaglio e portare a una cascata di altri interventi altrimenti non necessari.
5. Niente ossitocina e rottura del sacco
Alle donne a basso rischio di complicazioni non si devono offrire in travaglio nè l'amniotomia (rottura delle membrane del sacco amniotico) nè la somministrazione di ossitocina (utilizzata solitamente per il suo effetto sulle contrazioni). Perchè queste pratiche non riducono i Tagli Cesarei, non aumentano i parti spontanei vaginali, e non migliorano gli autcome neonatali.
6. Non tagliare il cordone prima di 1 minuto
Il cordone non deve essere clampato prima di un minuto dopo la nascita, a meno che non ci siano preoccupazioni sull’integrità del cordone o sul battito cardiaco neonatale.
In questo modo si riduce il rischio di anemia nel neonato. Deve essere data la possibilità alle madri di aspettare di più prima di tagliare il cordone.
7. Contatto pelle-pelle alla nascita
Il contatto pelle a pelle immediato va promosso per aiutare l'avvio dell’allattamento e proteggere dagli effetti negativi della separazione madre-bebè
7 semplici passi evidenziati dall'organismo inglese che spesso nei nostri ospedali sono disattesi e che possono portare ad un significativo miglioramento delle condizioni di nascita. L'Italia che, purtroppo, è un Paese leader per la percentuale di tagli cesarei dovrebbe prendere spunto, che ne dite?
di Barbara Siliquini grazie al contributo di Barbara Grandi, ginecologa
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