Oggi è la festa del papà e mi interrogo sul ruolo del papà all'interno della famiglia e nella cura dei figli perché sempre più spesso sento parlare di "mammi" e lo trovo odioso.
Chi è un "mammo"? Sostanzialmente un papà che si occupa molto dei figli, magari più della mamma stessa.
Sento discorsi come "Ha lasciato il lavoro per fare il mammo" oppure "Maria è fortunata, suo marito è proprio un mammo" o ancora "Paolo è un vero mammo, cambia anche i pannolini".
Le parole sono importanti e riflettono il pensiero e la cultura, perché chiamiamo "mammo" un papà che si prende cura dei propri figli? Non è forse il ruolo stesso del papà che lo presuppone? O pensiamo ancora che il ruolo del papà si limiti a portare a casa lo stipendio?
La conciliazione possibile
Nel mio articolo "La conciliazione maternità-lavoro è impossibile" riflettevo sul fatto che da sola la donna non può riuscire a conciliare le sue aspirazioni professionali e la sua voglia di prendersi cura dei figli, c'è bisogno di un cambio di pensiero e concludevo scrivendo:
"E' solo coinvolgendo il papà e la società tutta che si potrà arrivare ad una vera conciliazione e per favore smettiamo di chiamarla conciliazione maternità-lavoro, iniziamo a chiamarla conciliazione genitorialità-realizzazione professionale (e personale)."
Ma non sono l'unica a pensarla così, in questi giorni sono stati pubblicati i risultati di una campagna nazionale che per 5 mesi ha indagato l'identità, la gestione vita-lavoro, i modelli e i desideri dei papà italiani.
"La conciliazione non può essere solo una questione femminile", nasce con questo motto la campagna "Diamo voce ai papà" che si articola in varie iniziative per capire meglio cos'è oggi il ruolo del papà.
Cosa vogliono i padri oggi?
Tra i risultati della campagna si legge molto chiaramente che sono ancora relativamente pochi i padri che hanno un ruolo da protagonisti nella gestione della vita familiare. Eppure allo stesso tempo i padri vogliono avere più tempo per stare con i propri figli, non vogliono fare i "mammi", vogliono avere un loro ruolo, affettivo, pratico e decisionale e sono favorevoli a misure che permettano loro di farlo più semplicemente.
Sofia Borri, presidente di Piano C dichiara: "Una genitorialità davvero condivisa rappresenta oggi l’orizzonte necessario per arrivare alla piena condivisione dei carichi familiari, per evitare la penalizzazione delle donne sul lavoro a causa della maternità, per superare l’invisibilità dei padri e del loro legittimo desiderio di cura e di genitorialità."
I padri non pensano di dover ridimensionare le proprie ambizioni professionali per l'arrivo di un figlio
Uno dei dati che mi ha colpito di più è quello sulle ambizioni professionali, solo 4 papà su 10 ritengono che diventare papà significhi ridimensionare (o azzerare) le proprie ambizioni anche se sono più attenti agli orari e alla stabilità lavorativa.
Io non conosco una sola mamma che non abbia avuto timore di dover ridimensionare le sue ambizioni professionali dopo la gravidanza e anche le donne che hanno scelto di non interrompere il loro percorso professionale hanno pagato prezzi alti in termini di sensi di colpa, critiche e sofferenze emotive.
E' vero, c'è un tempo in cui la donna e solo lei ha bisogno di dedicarsi esclusivamente al suo bambino perché lo porta in grembo, lo partorisce e lo nutre con il suo latte ma questo tempo è molto breve rispetto a quello in cui la cura può essere condivisa.
E anche durante il primo, impegnativo, anno avere una condivisione nei compiti di cura permetterebbe a moltissime donne di mantenere comunque il proprio lavoro anche se a un ritmo diminuito.
Penso soprattutto alle nuove professioni con orari flessibili e ritmi spesso variabili, che sono sempre più diffuse. In fondo molti di noi non hanno più il classico lavoro d'ufficio che ti tiene fuori casa dal lunedì al venerdì dalla mattina alla sera, molte professioni richiedono un tempo distribuito in modo diverso e con un aiuto da parte delle regole e un cambio di paradigma culturale forse entrambi i genitori riuscirebbero a conciliare meglio le loro attività lavorative con la cura dei figli.
Per prima cosa però dobbiamo dirci che i papà hanno il diritto e il dovere di essere presenti nella vita dei loro figli, condividendo i compiti di cura con la propria compagna, aiutandola nelle fasi in cui è importante che lei sia presente ma prendendosi carichi e responsabilità che gli competono soprattutto in quelle fasi in cui ai bambini non è necessaria la mamma.
Quindi vi prego, non chiamateli più mammi e cominciamo a passare il messaggio che è normale che i padri si occupino dei loro figli e più lo fanno più tutto funziona meglio (e i bambini sono più sereni ed equilibrati).
di Barbara Lamhita Motolese
Immagine principale: Dad changing baby's diapers... on Shutterstock