Certi giorni penso che non mi spiacerebbe poter utilizzare il teletrasporto. Perché svegliarsi il mattino in mezzo ai tuoi due pupi che ti sommergono con le loro manine e la voglia di latte, i capricci e i versetti è bellissimo. Ma è bello anche immaginarsi a poltrire sotto un sole gigante o nella stanza di un albergo sconosciuto il primo giorno di vacanza, in una città tutta da scoprire. Così ti dici Sarebbe bello: avanti e indietro nel tempo e nello spazio con uno schiocco di dita.
Snap [non mi viene in mente onomatopea che renda meglio lo schiocco di dita] ed eccoti nella Spagna della tua adolescenza. Niente pannolini sporchi o ruttini dopo la poppata. Ma notti di tequila e movida, di spiagge ventose e danze andaluse, di quelle che quando all’alba appoggi la testa sul cuscino, ciò che resta di te si trasforma in sonno profondo e non in quel dormicchiare con l’orecchio teso per evitare che il primo vagito di un pupo si trasformi in inesorabile sveglia per l’altro.
Un altro balzo e sei dentro il viaggio della tua vita, quell’India che hai aspettato per anni e che poi è passata in un istante, come un paesaggio dal finestrino, un breve passo di danza, con tutti gli odori e i colori che ti resteranno tatuati sulla pelle per sempre. Quell’India esplorata anche nei suoi angoli meno poetici,con lo zaino sempre sulle spalle, impossibile da visitare con due bimbi che hanno bisogno di tutta l’attenzione dei tuoi occhi e molta di più.
Un altro snap e ti ritrovi in qualche posto della tua infanzia, la vita tutta ancora dentro agli occhi e le ginocchia sbucciate dall’ultima arrampicata sugli alberi dietro casa. I codini che la mamma ti faceva spesso, e che ti mancheranno così tanto visto che hai due maschi, e l’incoscienza e la sprovvedutezza bellissime che ora vanno messe da parte, perché i tuoi cuccioli hanno bisogno che qualcuno pianifichi ogni istante della loro giornata.
Ma sognare non costa nulla, e ti perdi in giorni in cui non conoscevi cosa fosse il mal di schiena, l’ansia per un dentino che spunta e i piani macchiavellici necessari anche solo per organizzare un’uscita a fare la spesa. Giorni così pieni di libertà che non sapevi che fartene, a ben pensarci. Gli anni dell’università, per esempio, quando il tempo non era un lusso, ma una risorsa che pareva illimitata, da regalare a manciate, da barattare con poco. Potevi rotolartici dentro, nelle giornate di sole nei prati, navigarlo da cima a fondo in una dimensione che ora ti sembra sospesa, mai interrotta da un pianto che nella notte ha la potenza di un tuono.
Ma mamma, ora lo so –anzi, COMINCIO a saperlo- vuol dire stravolgimento di ritmi e priorità. E in certi momenti la cosa difficile è restare se stesse, amare senza annullarsi, riconoscersi.
Perché ascoltare i propri bisogni (anche se magari solo qualche volta) e coltivare quello che si era prima della gravidanza è valore aggiunto, io credo, è darsi ai propri figli con onestà, insegnar loro a non prendersi mai troppo sul serio. Per questo continuare a progettare fughe è importante. Significa lasciarsi libere da condizionamenti e sensi di colpa per esprimere parti di sé che non sempre si accordano col ruolo di madre, ma che ci rendono persone capaci di riscoprirsi ogni giorno nella propria completezza.
(E poi chi lo ha detto che una mamma non dovrebbe cantare –stonare- per ore dopo una cena con gli amici, o sognare a occhi aperti viaggi interminabili sulle vette nepalesi. O ballare scalza a una festa di paese, per esempio, che mica sarà un caso che mio figlio a 15 mesi balla le musiche dei Doors meglio di Jim Morrison!)
Solo così –inventando partenze e ritorni- riesco ad apprezzare profondamente questi risvegli infinitamente dolci, fatti di carne profumata, di bavette e amore, che segnano l’inizio delle mie giornate.
E so già che tra un po’ di anni ripenserò a questi momenti ineguagliabili come all’unico posto in cui vorrò tornare davvero.
di Fioly Bocca
mamma di due maschietti, autrice, redattrice (e rock star mancata), vive con la sua famiglia alla Casa nella prateria e sogna viaggi intorno al mondo.
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