E allora? Scuola privata con sacrifici? Alla Montessori di via Novara sono già al completo col semplice travaso dei bimbi che attualmente frequentano l'asilo. Altre Montessori non troppo lontane ci sono, ma non hanno nemmeno un atomo di terra. Non va, abbiamo fatto i salti mortali per una casa col giardino, e la scuola dell'infanzia della bimba è immersa nel verde. Torna a casa coperta di foglie, fango e sugo, è un abbraccio a cui non vogliamo rinunciare.
Scateno Google, la tastiera è rovente. Per due settimane provo duecento combinazioni di parole chiave, con risultati desolanti. Tante chiacchiere e troppe suore. La depressione incipiente è mitigata dal pensiero che, se proprio ci toccherà andare sotto casa, la vicinanza ci darà il tempo di immaginare tante belle attività ludico-educative dopo l'uscita da scuola, per compensarne le carenze. Speriamo solo di non finire con la maestra che la vox populi di quartiere vuole tonta e persino str… ehm …avagante,
Ma a volte la disperazione porta all'illuminazione. Nel mio caso è più un lumicino, una fievole traccia. Dagli abissi del tempo mi sovvien che lustri orsono conobbi un'esperta di Tai Chi che insegnava anche in una elementare, parola sua, 'meravigliosa'. Cerco Tai Chi scuola primaria Milano.
Bingo! Mi appaiono il sito della fanciulla e il riferimento ad una scuola mai vista prima. Nome buffo: "Rinnovata Pizzigoni". Sembra uscita dall'Ottocento. Ma no, è 'solo' del 1911: compie or ora cent'anni! Trepidante perlustro il sito della scuola e quello della fondazione associata, l'Opera Pizzigoni. Ma quanto bella è, gongola l'architetto che tuttora mi abita. Incrociando le dita apro il documento con i requisiti per l'ammissione dei bambini fuori bacino. Il punto cinque, l'ultimissimo criterio in ordine di importanza, apre uno spiraglio: basta che almeno uno dei genitori lavori all'interno del bacino d'utenza. E il babbo lavora per l'azienda X di via Y, che sta dietro l'angolo! Dallo spiraglio arriva un po' d'ossigeno.
Due giorni dopo c'è la giornata aperta, ci precipitiamo. La preside ammonisce: ci sono anni in cui non riusciamo a prendere nessuno fuori bacino, altri invece… Mentre facciamo il giro dell'edificio sento che il mio sistema nervoso lo ama già: mattoni, non cemento armato che fa da gabbia di Faraday e interferisce col campo elettromagnetico naturale. Ovunque portefinestre che dànno luce, aperte verso il parco, il pascolo, il boschetto, il portico col glicine… è tutto uno straniamento spaziotemporale: non sembra affatto la consueta, bigia Milano dei giorni nostri. Torniamo a casa pensando accipicchia, non solo hanno la serra, l'orto, il frutteto, la piscina, campi da gioco, alberi secolari, tanti strumenti musicali, una storia esemplare, un comitato genitori vivacissimo, un motto commovente, un metodo pensato e sensato, hanno pure la preside simpatica!
I due mesi che seguono sono sessanta giorni di montagne russe. Sì, no, forse, chissà, acqua, fuoco, fuochino, doccia fredda, gelida, tiepidina… Quando, da iscritta al FAI, scopro che la scuola si è piazzata benissimo nel concorso 'I luoghi del cuore', prima assoluta tra le scuole italiane, da una parte mi rallegro e dall'altra mi struggo: 'Oh no, adesso che è finita sul Corriere e in tivù, mezza Milano ci vorrà andare!". Ma alla fine, il sospirato 'placet' arriva proprio in zona Cesarini.
Nel frattempo abbiamo scoperto che esiste a Milano una Montessori piccola e sincera, pubblica e vicina. Ha un'unica sezione, ci si accede per sorteggio. La visito: vedere i ragazzini assorti in attività autorganizzate, con materiali assolutamente geniali, è uno scenario che spalanca il cuore. Ricevo un curioso segno del destino: nel momento in cui trovo parcheggio lì di fronte il pezzo che ascolto alla radio termina con un perentorio 'Sì!!!'. Ma il consiglio di famiglia decide di non tentare la sorte. Se anche ci arridesse in questa direzione, per la nostra indole e situazione attuale sceglieremmo la Pizzigoni. Ci piace far parte di un sistema più grande, complesso, avvertiamo spazi di creatività e sperimentazione pedagogica aperti e fertili. E abbiamo anche un retropensiero sulla transizione, poi, alle medie, con racconti di bambini Montessori (giustamente) traumatizzati e demotivati da un setting tradizionale. Da qui il passaggio ci pare più morbido.
Adesso, dopo il primo trimestre, siamo tuttora in luna di miele. La mamma ha già versato copiose lacrime ogni volta che li ha sentiti cantare - stormo di cento e passa passerotti. Chi l'avrebbe mai detto, è entusiasta persino dei grembiuli. Non solo perché dimezzano i bucati, ma anche perché ognuna delle classi si distingue per un colore diverso e, quando sciamano all'uscita, tutti quei giallo sole, giallo canarino, arancione, rosso ferrari, bordeaux, verde prato, verde bosco, azzurro cielo, glicine, turchese... paiono un prato fiorito vivente e semovente.
Il babbo si è distinto come imbianchino nel weekend in cui abbiamo ridipinto alcune aule e i termosifoni (è pur sempre una scuola pubblica, con finanziamenti stitici e parti cadenti). La bimba è strafelice, ha un sacco di amici anche di altre sezioni ed altre età, grazie alle prime due settimane in cui i remigini si son mischiati per formare poi classi equilibrate, alla sacrosanta pratica del gemellaggio, e all'ora di aria quotidiana dopo mangiato, tutti in giardino. Già dopo Capodanno aveva nostalgia della scuola. Fedele alla vocazione che ha annunciato a quattro anni, "Mamma, da grande voglio fare l'inventrice!", ha una predilezione per le scienze. Sfido io: tra le varie attività ed esperimenti hanno anche raccolto le pannocchie, le hanno sgranate, macinate, fatto il pastone per i polli e, per se stessi, i popcorn!
E abbiamo notato un piccolo significativo cambiamento, l'altra sera in pizzeria. Lei, una volta molto timida con gli sconosciuti, quando le è arrivata la bibita non ha detto nulla a noi, ma sua sponte ha attirato l'attenzione della cameriera e ha chiesto "Per favore potrei avere una cannuccia?". Sarà il raggiungimento della seienne età? Sarà una scuola che fa crescere in autonomia e responsabilità, sotto l'egida de 'Scopo il vero, tempio la natura, metodo l'esperienza'?. Sarà quel che sarà… a Milano si dice: 'Se la cammina, la g'ha i gamb' - ovvero, è dai risultati che si riconosce com'è fatto qualcosa o qualcuno. E i risultati, si impara dal frutteto, arrivano col tempo, la cura, l'acqua, l'aria, il sole e, non ultimo, l'amore. Tutti ingredienti che, dal 1911, qui ci sono.
di Felicita Quagliozzi
La centenaria Scuola Rinnovata Pizzigoni è famosa per la sua originalità didattica e per la bellezza architettonica. L’istituto, classificato come “Scuola speciale di Metodo” deve il suo nome alla fondatrice, la pedagoga Giuseppina Pizzigoni che già alla fine dell’Ottocento promosse e sostenne l’idea di una scuola aperta al mondo e all’esperienza, basata su una concezione rivoluzionaria dell’insegnamento. L’edificio che ospita la scuola - inaugurato nel 1927 - richiama lo stile delle case coloniche lombarde e si estende su un’area di circa ventiduemila metri quadrati, occupati dalle aule, da campi e strutture di agraria, viali, cortili per il gioco e una piscina. Attualmente necessita di interventi di manutenzione.
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