Queste le informazioni che arrivano dalla Società Italiana di Neonatologia che afferma che il fenomeno spesso trascende l’età neonatale e sconfina nell’età pediatrica e il cui confine dall’infanticidio è spesso assai sottile e difficilmente demarcato.
In Italia una legge assicura a tutte le donne la possibilità di partorire in ospedale e avere la opportunità di non riconoscere il proprio figlio che verrà immediatamente avviato ad un percorso di adozione (progetto “Madre Segreta”), ma probabilmente questa possibilità dovrebbe essere promossa con maggiore enfasi ed incisività.
L'altra possibilità è lasciare i neonati presso gli ospedali, molti di questi sono attrezzati con delle moderne "culle degli esposti", quella della Mangiagalli è una "culla high tech", in un cono d’ombra, al riparo dall’occhio indiscreto delle telecamere, superato un ingresso più appartato per raggiungere l’ospedale, dove la luce illumina solo una piccola saracinesca; qui si trova la ‘culla per la vita’. Una volta posto il bimbo in questa culla morbida e calda, la saracinesca chiude per sempre il rapporto tra mamma e bebè. All'interno scatta un allarme, ed entra in funzione una videocamera che consente alla mamma di vedere il piccolo finchè non viene preso in cura...
E' una notizia che fa pensare e lascia sgomenti... io sono paralizzata al pensiero della sofferenza che quella madre si portera' dentro per tutta la vita, della solitudine di questo piccino, di tutti gli altri bambini che subiscono sorti peggiori: Mario è stato il primo fruitore della "culla della vita" da quando è in funzione in Mangiagalli.
La ruota degli esposti, Madre Segreta e l’assistenza domiciliare alle puerpere sono l’arma che la SIN Società Italiana di Neonatologia incoraggia ad utilizzare per risolvere questa piaga che ancora affligge il 3° millennio. Tre importanti risorse per garantire, come avvenuto fortunatamente per il piccolo Mario, un futuro alle piccole vite nate in situazioni di disagio.
di Barbara Siliquini
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