Riporterò le parole di una mamma che denuncia la propria disperazione per suo figlio adolescente caduto in coma. Una mamma che non si rassegna a chiedere alla sanità di “guardare” suo figlio e di riporre in lui tutte le risorse disponibili per un’esistenza dignitosa, anche se la sua immobilità e il suo silenzio schiaffeggiano quotidianamente le proprie speranze.
A questi familiari va tutto il mio affetto e la mia stima per il tanto lottare e per la tenacia che li rende compostamente fermi accanto ai loro cari e così caparbi nel conservare un’immagine del proprio caro non come ramo spoglio,  ma come adornato da  fiori di pesco. Ascoltiamo il suo messaggio...

 L’immagine che ognuno ha di sé prende forma lentamente in base alle risposte che riceviamo dagli altri: scopriamo così come gli altri ci vedono e cosa si attendono da noi. 

Sembra quindi che per sapere chi e come siamo dobbiamo chiederlo agli altri.

In adolescenza la costruzione di una propria immagine sembra essere una questione fondamentale. Se nell’infanzia contano soprattutto i giudizi dei genitori, in adolescenza diventano determinanti quelli dei coetanei o comunque del mondo esterno alla famiglia.

Adolescenti e genitori, un conflitto spesso costante e il rincorrersi di sensi di colpa e di inadeguatezza. Ecco il punto di vista della nostra psicologa.

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Anche nelle “migliori famiglie” si assiste a contrasti generazionali, con figli insofferenti e rivendicativi nei confronti di genitori nostalgici che ricercano il bambino nell’ormai figlio adolescente.

L’attività del teatro permette all’adolescente di esperirsi, di giocare un ruolo, di abbattere i normali confini tra immaginazione e realtà. Il teatro permette di sentirsi liberi, di sperimentarsi senza paura, fino ad oltrepassare il normale modo di essere. Anche il pensiero diventa flessuoso e si arricchisce di tale esperienza.
Pertanto il teatro sperimentato in adolescenza può considerarsi un’arte creativa, formativa e profondamente trasformativa

In questo articolo uno studioso e appassionato di Rudolf Steiner, ma anche un nonno, che ci racconta il punto di vista antroposofico su approvazione, regole e fasi di crescita, nonchè su come il genitore può affiancare il figlio facendo da solido riferimento in una prima fase della sua vita, e avendo la maturità di consentirgli di agire libero di sbagliare, quando è ora.

Stamattina, girando sul web, ho fatto una scoperta agghiacciante: le amiche di “ana” e “mia”… ana e mia sono i nick che le ragazze danno all’anoressia e alla bulimia. A quanto pare la rete brulica di forum, chat, community e siti di ragazze, da quelle giovanissime di 12-13 anni alle 40enni, che si scambiano consigli ed incitamenti su come diventare anoressiche o bulimiche, raggiungendo così perdite di peso ingenti, e avvicinandosi ad una magrezza scheletrica che è considerata un modello di bellezza. Il lait motive è "sono ana e fiera di esserlo!".

Il 27% dei minori che usa internet si dà appuntamento con qualcuno conosciuto in rete, il 17% ha rapporti intimi con qualcuno contattato online e il 13% invia foto o immagini di se' nudo.
Pubblicati i risultati della ricerca su “Sessualità e Internet: i comportamenti dei teenager italiani” e si celebra la giornata per una internet più sicura per i ragazzi oggi, 8 febbraio 2011.

 Viene presentato oggi a Milano un recente studio curato da l'associazione O.N.D.A. e l’assessorato alla Salute di Milano che ha coinvolto 1.300 studentesse di 13-18 anni in undici scuole milanesi. Il tema è quello della conoscenza delle malattie sessualmente trasmissibili e delle abitudini sessuali. Si abbassa l'età in cui si scopre il sesso e si alza il numero delle malattie sessualmente trasmesse.

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