05 Ottobre 2015

Allattamento e lavoro si possono conciliare?

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Molte mamme interrompono l'allattamento a causa del rientro al lavoro

In questi giorni si sta svolgendo la SAM (Settimana dell'Allattamento Materno), promossa dal MAMI, che raggruppa gli sforzi di tutti i promotori dell’allattamento materno, i governi, ed enti per sensibilizzare l’opinione pubblica e per generare sostegno.
Quest'anno il tema è "Allattamento e lavoro", un tema scottante se consideramo che molte donne ritornano al lavoro già al 3° mese di vita del bambino, proprio quando statisticamente si registra un aumento dell'abbandono dell'allattamento.

Tutte le evidenze scientifiche ci dicono che l'allattamento esclusivo è consigliato per i primi 6 mesi del bambino, ed è consigliato non per un vezzo della mamma (o una fissazione come spesso viene definito il desiderio di continuare ad allattare) ma perchè è la norma biologica, ed è il meglio sia per la mamma che per il bebè.

Le campagne a favore dell'allattamento cominciano quasi sempre con "Mamma, l'allattamento è il modo migliore per nutrire il tuo bambino..." o una frase simile, rivolta principalmente alla mamma. La SAM invece rigira questa frase alla società intera, governi ed enti in primis, chiedendosi sostanzialmente "come possiamo mettere la mamma nella condizione di allattare serenamente?".

La risposta non è semplice e coinvolge davvero tutti, ma è doveroso riflettere. Quali sono secondo voi le azioni pratiche che potrebbero essere fatte per sostenere l'allattamento anche dopo la ripresa del lavoro?

 

Vi proponiamo oggi la testimonianza di una mamma che è riuscita a posticipare il suo rientro al lavoro per quasi un anno.

***

Ciao a tutte, sono Giulia, 37enne mamma di Stefano.
La nostra storia di allattamento è iniziata il 5 dicembre 2010 in un accogliente ospedale Trentino intitolato a S.Maria del Carmine, grazie all’accudimento amorevole di dottori, infermiere e puericultrici.

Il parto e i primi mesi

Dopo un contatto pelle a pelle di 2 ore, successivo al parto, e un rooming-in (ndr: la possibilità che il bambino rimanga nella stanza con la mamma) di 4 giorni circa, siamo tornati a casa e ci siamo trovati noi due soli, anche se con il supporto pratico e morale del mio splendido marito Luca.

I primi mesi coliche e poi reflusso (che si riusciva a tenere a bada portando Stefano in braccio o con la fascia ad anelli regalatami da una persona "incontrata" per caso, anzi forse per volontà divina, Grazia) hanno un po' tormentato Stefano ma non ha mai mollato la presa e il seno è stato il suo unico alimento per più di 6 mesi.
Sono stata tenace agli inizi che non cresceva molto (i primi 20 gg), lo attaccavo anche ogni ora, a sua richiesta, ho passato simpaticamente il giorno di Natale stampata sul divano di mia cognata con Stefano che ciucciava come un’idrovora.

Non ho mai preparato un biberon di latte artificiale e non saprei nemmeno da dove cominciare. Prima che nascesse avevo comperato, solo per scaramanzia, un biberon e l’ho lasciato nel cellophane augurandomi di non doverlo mai usare ed è stato così.

L'allattamento e il ritorno al lavoro

Abbiamo avuto la fortuna, accompagnata da “sacrifici“ economici che però non ritengo tali (sacrificio è un termine che comporta quasi sofferenza mentre si è trattato di concedersi un dono, quasi fosse un lusso), di restare assieme i primi 10 mesi, poi sono rientrata un mese al lavoro per restare a casa di nuovo a causa della rottura di un piede. Quando ho ripreso il lavoro il piccolo stava con il papi la mattina e io avendo il permesso per allattamento rientravo il pomeriggio... era una faticosa ma bellissima staffetta.
E il seno ci riuniva in un momento di intimità, di relax e di coccole che per noi era insostituibile.

L’inserimento al nido è stato duro psicologicamente, i distacchi fonte di sofferenza, ma dopo due settimane l’ho visto sereno all’uscita e le maestre mi hanno detto che ha fatto sia pappe che nanne (lui che si addormenta solo al seno o in braccio).

Ebbene sì, come mamma che lavora a volte mi sento in colpa perché lo affido a qualcun altro. Ma poi penso che non lo faccio perché voglio far carriera, lo faccio perché con il mutuo e le spese che abbiamo, senza due stipendi, nemmeno il downshifting più rigoroso ci consentirebbe di arrivare a fine mese.
Allattare e lavorare è possibile….ci si organizza, ci si alza presto per la poppata della mattina, si fanno le corse al nido per dargli la merenda che lui preferisce e poi per la nanna si sa che la serotonina del latte è la cosa più indicata

 

Scriveteci le vostre riflessioni e le vostre testimonianze nei commenti sotto l'articolo oppure via mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Immagine: Happy mother on Shutterstock

Barbara Lamhita Motolese

Amo l'innovazione in tutti i campi, e come mamma mi sono scoperta innovativa facendo scelte del passato!
Vivere la mia genitorialità ricercando la coerenza con il mio sentire e con il mio pensiero, mi ha portato a esperienze poco comuni e molto felici: il parto in casa, il co-sleeping, il babywearing, e l'homeschooling... per citarne alcune.
Sono un'appassionata custode della nascita e della genitorialità consapevole.
Ho dato vita a Lallafly.com e al suo blog GenitoriChannel.it per coniugare la mia passione dei temi genitoriali con quella per il web.

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Commenti  

Guest
# Guest 2024-06-17 09:45
1
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antonella
# antonella 2024-08-30 11:51
Un genitore non può lavorare fuori casa, quindi non c'è nessun rientro al lavoro!
Bambino e mamma stanno sempre insieme ben oltre i 10 mesi.
La mamma non può passare la mattina lontano dal figlio!
Il bambino non può essere affidato a nessuno!
L'allattamento non può essere abbandonato e continua fino al termine naturale (dopo i 2/3 almeno)!
Il bambino rimane sempre con la mamma!
Non esistono biberon!
Non esiste nessun "latte artificiale"!
Non esistono nidi e i bambini non possono andare al nido!
Non esistono maestre!
Il bambino non può mai essere staccato dai genitori!!
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