14 Aprile 2011

Quando allattare proprio non si può

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Abbiamo chiesto a Martina Carabetta consulente IBCLC e fondatrice del primo ambulatorio dedicato all'allattamento in Italia centrale: Latte & Coccole di parlarci di quando allattare non si può: malattie, operazioni, farmaci... quali sono gli oggettivi impedimenti ad allattare?

Si parla dovunque dell’importanza dell’allattamento ma molte mamme non ci riescono: come mai?

Partiamo con un dato: siamo mammiferi, e come tali la natura ha previsto che i cuccioli sopravvivano all’esterno dell’utero per un discreto lasso di tempo solo grazie al latte di mamma.
Quando parliamo di difficoltà ad allattare prima di tutto occorre distinguere fra controindicazioni ed ostacoli.
Le controindicazioni, cioè i casi in cui allattare espone in qualche modo a un rischio la mamma o il bambino, sono davvero poche.
Ciò che invece incontrano molto molto più spesso le mamme sono ostacoli, piccoli o enormi, più o meno difficili da superare.

Non avere latte è una delle maggiori cause di fallimento dell'allattamento, è una patologia piuttosto comune?

Ciò che comunemente viene ipotizzato, cioè “non avere latte”, è in realtà una condizione rarissima, interessa probabilmente non più dell’1% delle donne. Quello che accade nella grande maggioranza dei casi è che il latte diminuisca o non si calibri bene per via di una serie di ostacoli che la mamma incontra sul suo cammino fin dal parto.

L'affaticamento, condizioni igienico sociali non ottimali possono precludere un allattamento?

Sfatiamo alcuni luoghi comuni: una donna per allattare non deve essere ‘per forza’ in forma fisica smagliante, né isolata dal mondo e circondata di sole piacevolezze. Cioè, ci piacerebbe :-), ma la realtà della vita comprende anche piccole e grandi problematiche sia fisiche che emotive.
Le donne hanno sempre allattato in condizioni psicofisiche, sociali, igieniche, economiche molto diverse, e soprattutto molto distanti dai privilegi che abbiamo noi donne occidentali del XXI secolo.
Quindi i motivi di salute materna che impediscono l’allattamento sono pochissimi, e non sono certo cose come i malanni stagionali o le infezioni, che possono accadere a tutte.

Tolti i problemi legati alla carenza di sostegno informativo e sociale, quale sarebbe l'incidenza di problemi "medici" che ostacolano l'allattamento?

Naturalmente come succede per ogni organo del nostro corpo, può accadere che ci sia un motivo fisico o medico che impedisce alla normale ‘funzione’ di attivarsi o lavorare nel modo consueto o ottimale. Si tratta però di casi rari, che non giustificano le percentuali oggi altissime di insuccesso negli allattamenti. Generalmente si considera che il 95-97% delle donne abbia tutte le carte in regola per allattare, ma diversi esperti che negli ultimi decenni hanno dedicato la loro vita professionale alla ricerca sull’allattamento contestano che in realtà la percentuale di donne che potrebbe allattare è maggiore. 

I tantissimi fallimenti sono quindi dovuti non a cause fisiologiche non risolvibili, ma al fatto che le mamme non hanno sufficiente aiuto e ricevono informazioni errate o contrastanti.

La mamma che deve assumere dei farmaci presenta una controindicazione all'allattamento? 

La maggioranza dei farmaci sono compatibili con l’allattamento o hanno un’alternativa valida.

Se proprio la mamma deve prendere un farmaco non compatibile per un lasso di tempo determinato, può mantenere la produzione e riprendere ad allattare quando smette di prenderlo e il farmaco non è più in circolo nel sangue. Molte consulenti in allattamento possono reperire info aggiornate sui farmaci.
Allo stato attuale vengono considerate situazioni di reale controindicazione solo: sieropositività e trattamento con farmaci antiretrovirali per la terapia dell’Aids, la tubercolosi attiva e non curata, l’uso di droghe e le terapie antitumorali (chemioterapia o radioterapia) “in corso”.

Una mamma potrebbe riprendere l'allattamento dopo un periodo di latte artificiale?

Sì, questa è una delle situazioni che spesso mi trovo ad affrontare nel mio ambulatorio. 

Anche io tanti anni fa sono stata una mamma che stava per smettere di allattare, e sono riuscita a recuperare al 100% la situazione grazie all’aiuto di una consulente che oggi è una mia collega. 
Molte mamme sperimentano un periodo di biberon e poi riescono a eliminarlo. La cosa importante da dire, a mio parere, è che ogni problema può essere analizzato e può essere studiata una soluzione, che a seconda dei casi può essere più semplice o veloce, o più complessa o impegnativa. Ma trovo che ogni mamma meriti di essere ascoltata, e che se anche prova a risolvere un problema e non riesce a risolverlo, sia accompagnata in questa fase, e si renda conto che ha fatto tutto quello che poteva fare in quel momento e con quello che aveva a disposizione. Bando ai sensi di colpa in questo modo!

Quanto tempo massimo deve passare per poter riprendere l'allattamento dopo aver usato il latte artificiale?

E' difficile da dirsi in via generale perché dipende da tanti fattori e ogni diade madre-bambino deve essere seguita individualmente. Sicuramente la percentuale di possibile successo (parziale o totale) dipende da due fattori: quanto tempo è passato dal parto, e se per un certo lasso di tempo la mamma ha allattato prima di smettere. E’ molto importante intervenire il più tempestivamente possibile, ma non metterei un limite di tempo, perché conosco situazioni in cui le mamme hanno risolto i problemi anche dopo l’introduzione dei cibi solidi. Ma come dicevo, dipende da caso per caso. Spesso oltre all’aiuto ‘tecnico’ la mamma ha bisogno anche di molto sostegno, e rassicurazione.

Ho sentito di mamme che hanno cercato di allattare bimbi piccolissimi adottati o nati da uteri in affitto (pratica, quest'ultima, illegale in italia), è plausibile?

Sì. È quello che noi chiamiamo lattazione indotta. Il punto è che il seno è una ghiandola, e funziona come tutte le altre ghiandole, va stimolato per farlo lavorare. Nel caso della lattazione indotta, vengono a mancare degli input ormonali estremamente potenti e essenziali per far partire la produzione di latte, ovvero la gravidanza e soprattutto il parto, nonché la suzione del bambino. Ma si può provare a compensare questa ‘assenza’ di input fisiologico in modo artificiale con un aiuto farmacologico e soprattutto con i tiralatte professionali. Una mamma che vuole fare la lattazione indotta deve necessariamente conoscere bene la fisiologia ed essere seguita per molto tempo da un operatore esperto in lattazione, affinché abbia delle aspettative realistiche e faccia i passi giusti per avere il miglior risultato possibile.

Esistono situazioni realmente non risolvibili?

Esistono certamente donne con insufficienza della ghiandola mammaria. Sottolineo però che sono veramente rare. Inoltre spesso l’insufficienza è a un seno solo, o parziale, per cui la mamma spesso riesce lo stesso ad allattare o a farlo parzialmente. Vi sono anche, in aumento, problemi tiroidei non curati, ma parliamo sempre di percentuali estremamente basse. Oppure situazioni chirurgiche...

La riduzione o l'aumento del seno, o una mastectomia a causa di un tumore, possono essere cause di mancata possibilità di allattare?

In molti casi sì, ma non necessariamente. Per le donne che hanno effettuato una riduzione chirurgica della ghiandola mammaria questo può incidere sulla quantità di latte prodotto o sulla funzionalità del seno, ma persino in questo caso non si può dire finché non si prova, perché col tempo i dotti possono ricanalizzarsi. Nel caso di chirurgia per aumentare il seno, o a maggior ragione, che ha ridotto il seno, occorre dunque capire se e come sono stati lesi i dotti galattofori e i nervi. A volte il bambino rifiuta la suzione dal seno che ha subito l'intervento. Ma anche un solo seno può soddisfare il fabbisogno del bambino. Certo e' opportuno tenere sotto controllo che si alimenti a sufficienza.

Esiste la possibilità che la "disfunzione" non sia nella mamma ma nel bambino?

Esiste una malattia metabolica molto rara che si chiama galattosemia dovuta ad un malfunzionamento di un enzima capace di metabolizzare il galattosio. In questo caso il bambino non può assumere nessun tipo di latte animale (oltre ad altre sostanze).
Alcune condizioni del bambino, come ad es. la labiopalatoschisi, possono rendere più difficile l'allattamento; ma anche in quei casi ci sono madri che hanno sviluppato tecniche e strategie per riuscire ad allattare, oppure hanno dato al bambino il loro latte raccolto per spremitura o tiralatte (ndr. vedi l'articolo: l'allattamento di bimbi speciali: la palatoschisi).

Qual è la difficoltà più comune all'allattamento che riscontri nella pratica?

Nella maggioranza dei casi si tratta di problemi che insorgono per via della mancanza di informazioni e/o sostegno corretti.

La stragrande maggioranza degli allattamenti fallisce per cause banalissime: un bambino mal posizionato al seno, o attaccato al seno quando è troppo agitato o al contrario assonnato per succhiare bene; allattamento non veramente a richiesta, cioè limitando la frequenza o la durata delle poppate, offrendo a volte al bambino cose diverse dal seno per soddisfare il suo bisogno di succhiare, come ad es il ciuccio o l’acqua o una tisana. Questo avviene, semplicemente, perché la mamma non sa più cos’è normale nell’allattamento.

Purtroppo, ci troviamo nella situazione in cui le difficoltà sono talmente comuni, da essere ormai considerate “normali” e spesso le donne non cercano aiuto perché convinte sinceramente che certe ‘disgrazie’ siano inevitabili.

Contrariamente alle nostre bisavole, noi occidentali abbiamo perso l’osservazione della ‘normalità’ dell’allattamento, e non sappiamo più a chi rivolgerci. Quindi le mamme non riescono ad allattare, smettono precocemente, o riescono ma in modo faticoso, doloroso, e non ottimale, per problemi che potrebbero essere evitati o quantomeno risolti con un aiuto competente.

Qual è dunque questa normalità rispetto all'allattamento?

La normalità è quello che chiamiamo allattare a richiesta ed esclusivamente. Questo significa che il bambino chiede il seno senza orari fissi, né schemi prevedibili, che c’è normalmente un alto numero di poppate, molto lontano dallo schema tipico spesso proposto delle “6 poppate ogni 3 ore e mezzo”. Inoltre il bambino prende solo seno e niente altro.
Poi, la suzione non deve far male, perché il dolore è sempre un segnale di qualcosa che non va, e il seno è  morbido, non ingorgato o straripante. Per esempio molte mamme dopo aver avuto la montata, se sentono il seno che torna alla normalità, temono di non avere più abbastanza latte!

Ci sono peò situazioni in cui allattare è molto difficile e doloroso...

Beh, facciamo l’esempio di uno dei motivi principali di interruzione precoce dell’allattamento, le ragadi o dolori alla poppata. Per decenni si è detto alle mamme che era ‘colpa’ della loro pelle troppo delicata, o perché non si erano preparate adeguatamente durante la gravidanza, suggerendo torture come il guanto di crine! In realtà oggi sappiamo che nella stragrande maggioranza dei casi le ragadi vengono perché c’è un cattivo posizionamento del bambino o un attacco al seno da correggere. Proviamo a pensare a quante di noi, diventando mamme, potevano dire di aver imparato da altre donne come si mette un bimbo al seno… semmai è più facile che da bambine per anni abbiamo dato un biberon a una bambola, in una posizione che è totalmente inadatta per dare il seno.

Se quindi una mamma vuole assicurarsi di poter allattare cosa deve fare?

Se la mamma ha il dubbio che qualcosa non vada, il suggerimento è di farsi vedere possibilmente da una consulente in allattamento prima della nascita del bambino, in modo che se c’è da indagare su qualcosa (seno, ormoni, ecc) ci sia il tempo per farlo e prendere gli eventuali provvedimenti necessari. Poi spesso comunque c’è da aspettare il parto e vedere cosa succede nei giorni e settimane dopo, perché vi sono per esempio casi di donne che avevano subito interventi chirurgici nelle quali il seno ha funzionato lo stesso.
I principi di base valgono per tutte: è fondamentale sapere come funziona l’allattamento, partorire in un ospedale che agevoli le poppate a richiesta 24h su 24 (con il rooming è la situazione ottimale), avere un riferimento per essere aiutata tempestivamente se ci sono segnali che qualcosa non è partito bene.

Grazie mille Martina!

Prego, e dì pure alle mamme di Roma che le aspetto nel nostro spazio Latte & Coccole in zona Tiburtina. Facciamo molte attività di sostegno per le mamme e quando c'e' bisogno andiamo anche a casa loro.

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Commenti  

mariateresa
# mariateresa 2013-08-11 15:52
ho smesso da allattare da un mese può fargli male se incomincia a cacciare di nuovo
:oops:
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mariateresa
# mariateresa 2013-08-11 15:53
Citazione mariateresa:
ho smesso da allattare da un mese può fargli male se incomincia a cacciare di nuovo
:oops:

[quote name="mariatere sa"]ho smesso da allattare da un mese può fargli male se incomincia a ciucciare di nuovo ...
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Barbara Motolese GC
# Barbara Motolese GC 2013-08-12 09:14
conosco diverse storie di ri-lattazione, non c'è nessuna ragione per cui il tuo latte dovrebbe far male al bambino, potrebbe però richiedere un impegno non trascurabile riportare il bambino al seno, puoi avere sostegno da una consule Leche League www.lllitalia.org/.
Ti lascio con la storia di ri-lattazione di Moizza genitorichannel.it/.../...
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