La vita dei bambini che praticano lo sci a livello agonistico è dura. Da un lato gli allenatori, che sperano di ottenere risultati sempre migliori dai propri allievi, richiedono un impegno di tempo difficilmente conciliabile con una vita in città. Dall'altro lato la scuola, gli amici in città e le altre attività extrascolastiche rendono le giornate dei bambini già abbastanza piene. E così incontro le mamme con la macchina carica di sci davanti a scuola, pronte a sorbirsi un'ora e mezza di auto per far sciare i figli due ore. L'allenamento prima delle gare è essenziale, provare la pista prima di un appuntamento importante lo è altrettanto. Bambini a cui non viene chiesto "ti sei divertito?" ma "quanto hai dato a ...?". Una competizione fortissima, una voglia di arrivare non si sa bene dove ancora più grande, da parte dei genitori, trasformano lo sport più bello del mondo in un incubo per tanti bambini.
Per non parlare del fattore economico: l'investimento che viene fatto in questo sport ogni anno (pensate a stagionale, sci club, tuta da allenamento, tuta da gara, sci da allenamento corti, sci da allenamento lunghi, sci da gara lunghi, sci da gara corti, scarponi, bastoni, maschera da sole, maschera da nebbia...) non potrebbe essere destinato ad un fondo per il futuro dei nostri figli?
Credo che lo sport individuale sia un banco di prova importante con cui confrontarsi per un bambino, un modo per crescere, conoscere se stessi e i propri limiti, rapportarsi con gli altri, imparare a perdere. E gli sport invernali sono perfetti perché permettono di godere di panorami mozzafiato e di respirare aria pura.
Ma non bisognerebbe mai oltrepassare il limite. Lo sport è un divertimento e, a meno che non sia il bambino a chiedere espressamente di sacrificare la propria vita ad esso, non può diventare l'impegno numero 1, sull'altare del quale si sacrifica l'intera esistenza di una famiglia.
Di Cristiana Calilli
Cento per cento mamma