Si tende a negare il bisogno sessuale di un disabile fisico come si farebbe con un minore, pur riconoscendogli una sessualità adulta sul piano fisico, perché veniamo percepiti un po' come degli ‘eterni bambini’ […]
[Anche] la sessualità di un disabile psichico fa paura in quanto immaginata come disinibita, deformata e animalesca, incontrollata; forse perché proiettano le loro più o meno inconsce paure o i loro desideri verso questo tipo di sessualità.
Questo è il duplice atteggiamento che prevale e che oscilla tra la negazione della sessualità del disabile e una considerazione di essa come perversa e abnorme.
L’atteggiamento dei familiari andrebbe rivisto. Essi tendono spesso a proteggere fin troppo i loro figli diversamente abili, a relegarli in un mondo in cui il sesso non esiste; il sesso non deve rientrare nella vita dei loro figli”.
....oggi ho scoperto un progetto bellissimo, di Biblioteca Vivente di Bologna e Associazione CDH, Centro documentazione Handicap, un progetto di un video che si intitola Sesso Amore e Disabilità. A scrivere questo post non so da dove partire, perché il trailer di questo film mi ha scosso, nel senso: shekerato... BRAVI, ecco un tema che sicuramente bisogna affrontare e che poco si conosce.
La disabilità fa di per sè paura, abbiamo paura che ci tocchi, abbiamo paura di non saperci relazionare correttamente con chi ce l'ha...Il sesso poi è un tabù sempre, tranne quando se ne parla in modo superficiale, astratto o sboccato, e così tutto quello che bisognava dire su questo tema della sessualità e disabilità l'ho affidato alle righe che leggete all'inizio del post, tratte da Disabilisenzasesso.org, il sito aperto da un ragazzo disabile perché se ne parli, perché si racconti come stanno le cose.
Le cose stanno che, come sempre, tutto parte da noi, dall'aprirci e dal considerare la realtà con un'angolazione più ampia di quella che a volte adottiamo. E questo vale in primis come genitori, perché è da genitori che abbiamo la responsabilità, oltre che di noi stessi, di formare i nostri figli all'apertura e al vedere le cose oltre i veli.
Il sesso e l'affettività sono un aspetto fondamentale del nostro essere individui, e che spesso rimane tale anche quando parti del nostro corpo smettono di essere, di funzionare normalmente o sono da sempre diverse da come dovrebbero. Perchè spesso, l'unica parte dell'individuo che funziona regolarmente è proprio il sesso e il bisogno di amore, quello di cupido.
Allora, Biblioteca Vivente di Bologna e Associazione CDH ci chiamano a fare qualcosa di più: sostenere il loro progetto, che è il progetto di un film su questo tema:
La vita sessuale ed affettiva delle persone con disabilità è un argomento messo sotto silenzio, su cui si addensano imbarazzo, equivoci, ignoranza e pregiudizi.
Grazie soprattutto all’impegno di alcuni protagonisti, anche in Italia questo panorama va comunque innovandosi, a piccoli passi. Attraverso libri, blog, forum e ricerche, molte persone con disabilità hanno potuto esprimersi, confrontarsi, discutere, prospettare linee di miglioramento della propria vita.
L'obiettivo di questo film è contribuire ad ampliare tali spazi di visibilità, consapevolezza e creatività. Si tratta di un documentario che, dando voce direttamente alle persone con disabilità fisica e sensoriale, tratta con franchezza, rispetto e sensibilità di sessualità, relazioni affettive e disabilità.
Cosa Possiamo fare
L'obiettivo di chi ha realizzato il video, che uscirà a settembre, è di divulgarlo il più possibile, traducendolo in più lingue, sottotitolandolo. Per questo chiedono di sostenere il progetto con una quota davvero simbolica: una donazione di 10 Euro che darà diritto a ricevere una copia del dvd.
Per saperne di più
Per scrivere questo post ho girato un po' tra i siti e i blog che fanno cultura su questo tema della sessualità e disabilità, e mi sono intristita, perché sembra, che l'incapacità di un paese di guardare in volto le esigenze primarie delle persone, sia ancora una volta, una misura della sua inciviltà. Inciviltà è quando pudori, disagi intellettuali e tabù contribuiscono a rendere un percorso ad ostacoli la vita di una minoranza di persone...
E scopro che in altri Paesi, questo problema che ha un tratto molto pratico, è affrontato in modo molto pratico.
In Danimarca lo Stato paga alcune prostitute (donne e uomini, ovviamente, il problema non ha una connotazione di genere... ricordiamocelo) per avere rapporti sessuali con disabili.
In Svizzera, dove la prostituzione è legale dal 1942, le associazioni formano «accarezzatori», alias assistenti sessuali, per portatori/portatrici di handicap psichici. Prestazioni anche in questo caso a pagamento: cento euro circa per un'ora di massaggi, carezze e giochi erotici più o meno espliciti.
In Gran Bretagna invece, lo scorso agosto, un ragazzo con difficoltà di apprendimento è volato ad Amsterdam - a spese dei contribuenti inglesi - per avere un'ora di sesso con una prostituta del quartiere a luci rosse. Il conto l'ha pagato il fondo governativo «Put People First» - 520 milioni di sterline in totale - disegnato per aiutare i disabili a vivere una vita indipendente.
In Italia c'è il fai da te, con la prostituzione illegale, quindi, oltre a tutte le difficoltà, il rischio anche di commettere il reato di favoreggiamento... e poi comunque, certo, la parte di sessualità infondo è quella più semplice da risolvere.
Però a Torino esiste il servizio Passepartout del Comune, l'unico Comune in Italia ad aver uno sportello dedicato al tema sessualità e disabilità. A Bologna, grazie al progetto di Arcigay "Abili di Cuore: rapporto tra omosessualità e disabilità" si sono attivate delle ricerche su questo tema e il Centro Bolognese di terapia della famiglia ha appoggiato con entusiasmo la ricerca insieme al Centro Documentazione Handicap di Bologna.
Il video che Biblioteca Vivente di Bologna e Associazione CDH della Regione Toscana, della Regione Veneto, della Provincia di Ferrara, della Provincia di Genova, della Provincia di Gorizia, della Provincia di Macerata, del Comune di Bologna, del Comune di Napoli, del Comune di Sassari, del Comune di Udine e del Comune di Venezia.
di Barbara Siliquini
Commenti
Desiderio di dare, desiderio di ricevere vale per tutte le persone al di là della disabilità.