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Osservando le persone con cui entro in contatto, mi accorgo di come spesso le esperienze intense portino a limitare la respirazione.
Alcuni esempi:
- Sto lavorando al computer e sono molto concentrato per svolgere al meglio il mio lavoro, ad un tratto entra il capo, con la sua voce alta mi riempie di domande e mi distoglie dal lavoro che stavo eseguendo. Nel momento in cui percepisco la sua presenza, inconsapevolmente, il mio corpo si irrigidisce, lo stomaco si chiude e un lieve senso di rabbia (che non posso esprimere) comincia a farsi sentire. Risultato: trattengo il respiro per mettere a tacere le emozioni che provo.
- Sto discutendo con il/la mio/mia partner. La discussione è intensa ma rispettosa dei reciproci punti di vista. Ad un tratto lui/lei se ne esce con una “parola di troppo”. Sento una vampa di calore attraversare il corpo, l'istinto di reazione si accende. Controllo queste energie. Risultato: limito la respirazione per paura di “esplodere”.
In generale, mi sembra di notare, che appena diventiamo preda di intense emozioni, positive o negative, il respiro venga limitato, inibito.
Questo comportamento sembra un contro senso. Anche se non siamo dottori o scienziati, sappiamo per istinto che la respirazione è fondamentale per vivere. Potremmo quindi affermare che il trattenimento del respiro equivalga a una limitazione della vita. Se non portassi aria nei miei polmoni per un periodo troppo lungo, la mia vita cesserebbe.
Torniamo agli esempi iniziali.
Ogni volta che queste esperienze si verificano accadono due cose: accumulo emozioni negative e limito la quantità di ossigeno nel mio corpo. A lungo andare questi elementi possono facilmente portare all'insorgere di stress. Ma lasciando, per il momento, da parte questo punto, possiamo notare come questi comportamenti siano “paradossali”.
Proviamo a riflettere. Proprio nel momento in cui avrei “bisogno” di attuare la miglior risposta possibile, proprio quando dovrei cercare di accentuare il mio rilassamento... cosa faccio??? Trattengo e limito la respirazione, trattenendo e limitando, di fatto, la mia capacità di rispondere!!!
Eccoci quindi al titolo di questo articolo: un respiro può fare la differenza.
Il suggerimento e l'invito che vorrei proporvi e che quotidianamente rinnovo a me stesso è proprio quello di prendere un respiro profondo ogni volta che sento crescere le emozioni. Così facendo mantengo a un buon livello la mia scioltezza, aumentando la mia capacità di rispondere in modo costruttivo e benefico agli stimoli provenienti dall'ambiente circostante.
Quanto tempo credete ci voglia per prendere un respiro profondo? In media 3-5 secondi. Sono secondi che possono veramente fare la differenza Vi ricordate il vecchio consiglio di contare fino a 10 prima di rispondere?
E' un po' la stessa cosa, ma con una qualità in più: il beneficio che può portare un respiro abbondante. Prendere un respiro profondo significa:
- portare, per qualche secondo, attenzione verso me stesso, diminuendo l'intensità dello stimolo che “crea disagio”
- portare in me energia (attraverso l'ossigeno) che potrò usare per rispondere al meglio
- ascoltare e riconoscere le sensazioni e le emozioni che lo stimolo esterno ha creato in me stesso, affinché non sia preda di tutto ciò
- evitare di accumulare emozioni e sensazioni negative, sciogliendole attraverso il respiro
- mantenere un buon livello di scioltezza e rilassamento
Quindi, la prossima volta che il capo entra nel vostro ufficio o la prossima volta che vi trovate in una discussione... prendete un respiro profondo e fatemi sapere com'è andata.
Matteo Manzini, Insegnante di Rebirthing e Meditazione, riceve a Milano e Varese, www.ilrebirthing.it, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., 347-8702112