- Perché gli insegnano la violenza attraverso l’esempio che ne danno.
- Perché distruggono la certezza di essere amato di cui il bambino ha un bisogno vitale.
- Perché creano un’angoscia permanente: quella della prossima punizione.
- Perché sono portatrici di una menzogna: pretendono di essere educative mentre, quando sono inferte, servono solo ai genitori per sbarazzarsi della loro collera. Picchiano perché sono stati picchiati da bambini.
- Perché inducono alla collera e ad un desiderio di vendetta rimossi che si esprimeranno in un secondo momento.
- Perché programmano il bambino ad accettare argomentazioni illogiche (ti faccio del male per il tuo bene) e le imprimono nel suo corpo.
- Perché distruggono la sensibilità e l’empatia verso gli altri e verso sé stesso.
Quale lezione il bambino impara dalle punizioni corporali?
- Impara che un bambino non merita rispetto.
- Che si può apprendere bene attraverso le punizioni (– cosa falsa: in realtà le punizioni insegnano al bambino solo a voler punire a propria volta quando sarà giunto il suo momento).
- Che non bisogna sentire la sofferenza, che bisogna ignorarla, cosa deleteria per il suo sistema immunitario.
- Che la violenza fa parte dell’amore (insegnamento che può portare alla perversione).
- Che la negazione delle emozioni è salutare (ma sarà il corpo a pagare il prezzo di questo errore, spesso molto più tardi).
- Che non bisogna difendersi prima dell’età adulta.
Le tracce nocive delle cosiddette “botte date a fin di bene” restano impresse nella memoria corporea e non vengono più dimenticate.
Come ci si libera dalla collera rimossa?
Durante l’infanzia e l’adolescenza:
- Ci si burla dei più deboli.
- Si picchiano i propri compagni e compagne.
- Si umiliano le ragazze.
- Si aggrediscono gli insegnanti.
- Si vivono le emozioni proibite davanti alla televisione o ai videogiochi, identificandosi con gli eroi violenti (i bambini che non sono stati mai picchiati si interessano meno ai film crudeli e non produrranno dei film pieni di atrocità, una volta divenuti adulti).
Nell’età adulta:
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