Un libro per riflettere sulle punizioni corporali.

Oggi si celebra la Giornata Internazionale della NonViolenza.

Quel bambino…era un bambino vivace e vitale, un bambino “cattivo” secondo la pazzesca e, pur ancora in voga, concezione adulto-centrica che divide i bambini in buoni e cattivi, in tranquilli o “iperattivi”, in mansueti o piccole pesti. Buoni quelli che dormono tutta la notte, che non piangono, che si muovono poco; cattivi, viceversa, quelli che si svegliano spesso, piangono, non stanno mai fermi. 

Certo lui era cattivo e suo padre lo picchiava, lo picchiava soprattutto la notte quando si svegliava piangendo, suo padre andava nella sua cameretta e lo riempiva di botte finchè stremato non si addormentava, era un bambino…sì un bambino vivace, diventato poi timido ed introverso, una piantina tenera “piegata” dalla forza e dall’ignoranza, un bambino che non poteva proteggersi o difendersi. Quel piccolo uomo ora è un padre e la sua storia non è una storia rara, purtroppo, non lo è…

Quante volte mi è capitato di rimanere sconcertata di fronte all'aggressività di un genitore verso suo figlio al supermercato, ad una fiera, per strada, fuori da scuola...quante volte forse avrei avuto anch'io bisogno di una parola di conforto o di comprensione in momenti in cui ho perso la pazienza con i miei figli. Questo articolo di Jan Hunt è stato per me illuminante, intervenire in difesa di un bambino in luogo pubblico è non solo una cosa giusta e buona ma quasi doverosa! E ciò non implica un giudizio di merito sul genitore ma una grossa capacità empatica che si può sviluppare solo con l'esercizio.

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Siamo abituati a pensare che una sculaccata, un buffetto, una "sana sberla" siano appunto salutari, come nell'immagine di questo articolo che recita "Devi essere crudele per essere buono", ma se fossimo noi a ricevere un gesto del genere, non dato per scherzo, ma perchè "non abbiamo fatto le brave, o i bravi" come genitori, come persone, penseremmo che sia un modo efficace di portarci sulla retta via?

Leggiamo questo interessante contributo di Alice Miller, psicoanalista e ricercatrice nell'ambito dell'infanzia, ha scritto nuemrosi libri e articoli con l'intento di dimostrare che gli abusi sui bambini producono non solo bambini infelici e disturbati, adolescenti distruttivi e genitori maltrattanti, ma anche una società disturbata che funziona spesso in modo estremamente irrazionale.

 

Perché le sculacciate, gli schiaffi e altri tipi di botte, apparentemente inoffensivi, come gli schiaffetti sulle mani di un bambino, sono pericolosi?

Quando nasce il nostro bambino, una delle prime cose che accarezziamo sono le sue manine. Contiamo le piccolissime dita e ci meravigliamo, pensando a che cosa potranno fare un domani. Man mano che il bimbo cresce, la manina diventa il suo appoggio per gattonare, il suo strumento di esplorazione, il suo appiglio per tenersi alla nostra mano che lo sostiene e gli dà sicurezza mentre scopre il mondo intorno a sè.

Le sue mani che crescono possono diventare strumento per costruire o per ferire, così come la nostra stessa mano che tiene la sua può essere una guida affettuosa o può strattonare, stringere con rabbia, alzarsi e colpire.

Iniziamo la Rassegna Liberi di non picchiare con la toccante testimonianza di una mamma che ha picchiato suo figlio un giorno di qualche anno fa e di come questo gesto abbia scatenato in lei sensi di colpa ma anche riflessioni su se stessa, sulla sua infanzia, sul genitore che desidera essere.

«Io ho preso un sacco di schiaffi dai miei e sono cresciuto benissimo!»