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Una primogenita invisibile

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Abbiamo parlato da poco della tragedia del lutto prenatale, oggi una mamma ci ha regalato la testimonianza della perdita della sua prima figlia, una primogenita invisibile che vive nel cuore dei suoi genitori e di come essi siano riusciti a fare spazio ad un altro bambino.

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A marzo del 2006 sono rimasta incinta della mia prima figlia. Una gravidanza desiderata, cercata e arrivata subito.
Tutto procedeva per il meglio, il famoso primo trimestre, quello "pericoloso" era scivolato via senza troppi disagi e ci apprestavamo a fare l'ecografia morfologica con la convinzione che l'unica sorpresa sarebbe stata conoscere il sesso del bambino.

Quel giorno è segnato nella nostra memoria come il primo di una lenta discesa negli abissi del dolore.
La nostra ginecologa riscontrò un problema e ci inviò ad un centro universitario per fare un'ecografia di II livello.
Lì con enorme brutalità e distacco venne diagnosticata un'ernia diaframmatica sinistra (ovvero la non completa chiusura del diaframma) alla nostra bambina, la nostra Alice.
Il dolore della diagnosi si mischiò alla concitazione del momento: ci spiegarono di cosa si trattava, cosa si poteva fare e quali erano i tempi e modi per una interruzione terapeutica.
Dopo aver parlato con i chirurghi dell'ospedale pediatrico, decidemmo di proseguire la gravidanza e tentare l'intervento chirurgico alla nascita. Ricordo che comunicai ad un'amica la nostra decisione con queste parole "il mondo oggi ci sembra molto meno meraviglioso di ieri, ma abbiamo deciso di dare ad Alice la possibilità di conoscerlo".
I mesi che seguirono furono scanditi dai controlli serrati e dalla costante paura di ciò che ci aspettava.
Con quasi nessun supporto da parte della struttura ospedaliera, affrontammo quel periodo impauriti, ma speranzosi.

 


Alice è nata con tc il 29 novembre 2006. Due giorni dopo la nascita è stata operata, ma la notte stessa ha avuto un arresto cardiocircolatorio ed è morta.
Così il 2 dicembre abbiamo dovuto dire addio ad una figlia a cui avevamo appena fatto in tempo a dire Benvenuta.
La nascita e la morte di Alice hanno significato per noi uno spartiacque della nostra vita.
Niente è più come prima, il mondo come lo conoscevamo prima non esisteva più e a noi stava ricostruire le nostre esistenze a cui era stato appena strappato il futuro.
Ci sono voluti tre mesi per capire fino in fondo ad ogni nostra cellula quello che era successo, che davvero era capitato a noi di dover seppellire una figlia e che proprio dalla sua breve, ma indelebile esistenza dovevamo ripartire per ricominciare a vivere.
Tre mesi di buio, di solitudine, perchè dopo il primo mese più nessuno ti chiede come stai, più nessuno si preoccupa per te. Non sapendo che il primo mese è quello dell'incoscienza, in cui non hai ancora realizzato cosa è successo veramente e che il bisogno di supporto, ascolto e sostegno deve ancora davvero arrivare.


La decisione più difficile da prendere è quella di voler ricominciare a vivere e non solo sopravvivere.
La condivisione di quel tempo con chi come noi stava attraversando un lutto perinatale, o l'aveva già attraversato da qualche tempo, i genitori incontrati su CiaoLapo, è stata fondamentale per percorrere la strada tortuosa che avevamo davanti.
I mesi successivi sono stati quelli della consapevolezza e della costruzione della nostra rinascita, come persone, come coppia e come genitori.
Non sono mancati momenti di sconforto e di ritorno del dolore, ma ogni volta eravamo più forti e preparati per rialzarci.
A sei mesi di distanza dalla morte di Alice, una nuova vita  si è annidata nel cuore prima e nel mio ventre poi.
La gravidanza successiva ad una perdita è un'esperienza difficile, è necessario avete molto sostegno da parte dei medici e anche di amici e familiari. Nulla è come prima e anche la gravidanza ha perso parte della magia scontrandosi contro la realtà più dura.
Riuscire a non far dominare l'ansia, e non vivere la gravidanza solo come un tempo da far passare per poter finalmente abbracciare un bambino, ma come un'altra esperienza  di maternità, con consapevolezza, responsabilità e attenzione verso il nuovo arrivo è faticoso, quanto doveroso.
Come genitori siamo tenuti a considerare sempre il benessere nostro e dei nostri figli come obiettivo principale  ed avere le risorse per poterlo fare quando si ha subìto un lutto perinatale è difficile, quanto necessario.
Sentire da parte di chi mi rivedeva con il pancione frasi del tipo "che bello, vedrai stavolta andrà tutto bene" oppure "finalmente diventerai mamma" non facevano che acuire il mio senso di inadeguatezza e scollamento dal mondo esterno.
Nessuno aveva più voglia di ascoltare mentre parlavo di Alice, come se la mia prima figlia fosse un pensiero triste da scacciar via ora che ero nuovamente in attesa. Mentre io avevo bisogno di confermare a me stessa per prima e al mondo poi, che comunque il suo posto non era in pericolo, nel mio cuore, nella mia memoria, ma soprattutto nella memoria di chi mi stava accanto.
Contemporaneamente sentivo il bisogno di fare spazio ad Agnese, che ignara di tutto, cresceva in me.
Una cosa non annullava l'altra, a dispetto di chi pensava il contrario.
Fare spazio nel cuore e nella vita ad un nuovo figlio è un cruccio di ogni madre, l'ho sentito da molte amiche, per me era un più difficile perchè ho una primogenita invisibile, ma come dice il Piccolo Principe "l'essenziale è invisibile agli occhi, non si vede bene che con il cuore" e nel mio cuore ci sono due figlie.


Lucia e Paolo, genitori di Alice e Agnese.

 

Ringraziamo l'associazione CiaoLapo Onlus

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