"E' arrivata tua mamma e tuo..."
Quante volte ho dovuto completare questa frase con un'incerto "...suo marito". E quante volte ho pensato di inventare una parola che definisse la relazione tra me e il marito di mia mamma o tra me e la moglie di mio papà.
La verità è che le uniche parole esistenti, patrigno e matrigna, hanno un sapore così negativo da non prenderle neanche in considerazione.
E che dire delle "sorellastre"?
Alzi la mano chi non ha visualizzato immediatamente Anastasia e Genoveffa, le due bruttissime antagoniste di Cenerentola.

Molte volte ci capita di dire delle cose negative ai nostri figli senza rendercene conto, forse perchè noi stessi da piccoli abbiamo sentito tante volte quelle frasi. In questo articolo Elena Tagliaferri ci invita a porre maggiore attenzione al modo in cui stimoliamo i bambini a migliorarsi, a quanto sia negativo fare paragoni con i coetanei e ci offre alcuni consigli su come aiutarli a trovare le loro strategie per esprimere al meglio le loro potenzialità.

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«Guarda Mario come è bravo! Lui va già sulla bicicletta grande», «A scuola sei il migliore di tutta la classe», «Carlo sì che è bravo a scuola, mica come te che sei sempre distratto!», «Perché non prendi esempio da Sofia?», «E gli altri che voti hanno preso?», «Maria è arrivata prima alla gara, chissà che soddisfazione per i suoi genitori».

Spesso i genitori sembrano ossessionati dal fare confronti… dimenticandosi di quanto possono essere inefficaci e antipatici.

Cosa succede ai figli adolescenti quando i genitori litigano? Quante volte ci capita, parlando con il padre dei nostri figli di utilizzare l'esperessione "tuo figlio"? Luisa Marchionni ci aiuta a capire le dinamiche che si innescano tra genitori e figli adolescenti.

Se è vero che il conflitto generazionale è senza soluzione lo sarà ancor di più quando i genitori dimenticano di essere una coppia.
Quando il bambino diventa adolescente spesso accade che i genitori attraversino una fase esistenziale di crisi sia per la propria età che avanza che per la stanchezza provata nella relazione di coppia. Questo avviene in un momento in cui il figlio avrebbe bisogno di “spiegare le vele” verso il largo, per acquisire consapevolezze su di sé e per conoscere il mondo, ma avvertendo le difficoltà dei propri genitori rinuncia a tale movimento di crescita e di autonomia e “ormeggia” nel porto familiare.