Ritorno al futuro: ho riesumato i biberon della nonna (con video)

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Il “bibe” è uno di quegli articoli che qualsiasi genitore, anche le mamme più allattone, ha posseduto o acquistato in almeno un esemplare.

 

A casa mia si tramanda addirittura un biberon in vetro appartenuto a mio zio nato nel 1965 (sì uno zio giovane!). Merito di mia nonna: donna ecologista e paladina della decrescita, pur non sapendo di essere nè l’una né l’altra cosa… ma una volta si imparava a fare così (riutilizzare ogni cosa fino alla completa distruzione) ed era buon senso ciò che oggi viene considerata esagerazione dal sapore green. Insomma il biberon in vetro, riconvertito a porta spezie, oggi è tornato all’uso originale con un pronipote, e scopro che è molto più attuale di quanto avrei mai detto...

Infatti è di questi giorni la notizia che sia al bando (da marzo del prossimo 2011) il fantomatico Bisfenolo A, o BPA, dai biberon dei bambini (ma solo da quelli... non facciamoci illusioni!).

 

 

Che cos’è il Bisfenolo?

E’ un composto chimico che viene utilizzato per realizzare le plastiche di biberon, bottiglie, contenitori riutilizzabili per alimenti, rivestimenti delle lattine, e molto altro.

 

"Embè?" Si direbbe a Roma

Nel 2005 alcuni ricercatori americani scoprirono che alcune alterazioni presenti nel tessuto cerebrale dei bambini potevano essere correlati proprio al Bisfenolo. Oltre ad inibire un corretto sviluppo cerebrale dei bambini, altre ricerche aggiunsero che il Bisfenolo può accelerare la pubertà, aumentare il rischio di tumori a seno e prostata, causare malattie dello sviluppo sessuale, sterilità quando si è stati esposti durante la gestazione, dare problemi neurologici, in quanto è un noto interferente endocrino, e l'elenco non è esaustivo.

 

Il problema è che questa sostanza sembra in grado di “spostarsi” nei cibi quando il contenitore è esposto a fonti di calore o quando il contenitore non è più in perfetto stato.

 

Mamma che paura! E che si fa?

 

Forse il rischio per l’uomo non è eccessivo… l’autorità scientifica Europea per la sicurezza alimentare ha dichiarato che, nonostante l’accertata pericolosità della sostanza, i livelli di esposizione attuali non destano preoccupazioni.

Il rischio associato è molto basso in quanto l’esposizione è inferiore alla dose tollerabile giornaliera stabilita in 0,05 mg/kg di peso corporeo al giorno.... (come l'avranno misurata questa esposizione?)

Inoltre il BPA non si accumula ma viene smaltito facilmente dall’organismo.

 

Tanto per stare sicuri:

1. affinché il policarbonato non sia nocivo è opportuno disfarsi degli articoli non appena la plastica comincia a presentare il caratteristico aspetto a ragnatela.

2. il bisfenolo migra sui cibi alle alte temperature… quindi sarebbe meglio non scaldare i contenitori di plastica con il cibo.

 

Ma la verità vera è che nonostante tutta l’accortezza, basterà bere da una bottiglia di plastica tradizionale, per non aver piu’ la certezza di essersi tenuti lontani dal bisfenolo. Infatti l’acqua, nei trasporti e negli stoccaggi, rimane a lungo sotto il sole cocente…

 

Ma non basta…

 

Al di là di tutto il bisfenolo è comunque altamente inquinante, quindi anche se riuscissimo ad evitare il contatto con il nostro cibo, il suo impiego finisce per disperdersi nell’ambiente.

Dopo un’analisi condotta insieme al WWf nel 2005 che dimostrava la presenza di bisfenolo-A nel sangue di donne in gravidanza e nel cordone ombelicale, Greenpeace di recente ha rinvenuto BPA in campioni di sogliola pescati nel Santuario dei Cetacei.

 

Viene da pensare (ancora una volta!) che dovremmo tornare ad avere una vita lenta, di decrescita e a basso consumo come quella della mia amata nonna: riducendo i consumi di prodotti usa e getta; ma anche con quella dose di consapevolezza green che si è sviluppata di recente, per fermarci a riflettere su quanto una cosa che è tanto più comoda, in realtà non sia molto più costosa di quel che appare…

 

In questo video ce lo spiegano assai bene quelli di "Tides Foundation" ne "La storia delle cose" (The Story of Stuff):

Parte I

Parte II

Parte III

 

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