La strada verso un cambiamento di rotta è purtroppo molto lunga. L’Europa, con una risoluzione, ha dichiarato che la detenzione per le donne deve essere l’ultima tra le soluzioni adottate. In Italia, le donne detenute sono 2600 (il 4% del totale). 60 di queste sono internate con i propri figli di età inferiore ai 3 anni e circa 30 in stato di gravidanza. (E quelle che vengono allontanate dai figli che hanno compiuto 4 anni?......)
Le carceri non sono luoghi pensati per i bambini, che quindi crescono in un ambiente privo di stimoli e vivono un’esperienza traumatica che segna inevitabilmente il loro sviluppo. Anche solo pensare a tutte quelle mamme che non possono vivere i propri figli, che sono tenute lontane dagli anni più belli della vita di un rapporto mamma-bambino mi fa rabbrividire.
Possibile che non si riescano a trovare soluzioni alternative per far scontare una pena ad una donna, piuttosto che punire due persone (lei e il suo bambino)? È arrivato il momento di parlare di questa situazione, è necessario far venire a galla un mondo nascosto di sofferenza e indifferenza!
Una bella iniziativa quella promossa dal Museo della Liberazione di Roma che ha organizzato un incontro, in collaborazione con il Comitato Madri per Roma Città Aperta, in cui è stato proiettato il video “Il carcere sotto i 3 anni di vita” di Luisa Betti.
Un documento interessante per rendersi conto delle paure, delle emozioni e delle condizioni di vita delle mamme e dei bambini dietro le sbarre. All’appuntamento ha fatto seguito un appello ai Ministri della Giustizia e dell’Interno in cui si chiedono risposte affinché le pene non siano così disumane nei confronti soprattutto dei più deboli, i bambini. Perché in futuro nessuno debba più vivere questo strazio!
di Cristiana Calilli
CentopercentoMamma