Difetti di pronuncia nei bambini: prevenzione

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Ciuccio, biberon, consistenza delle pappe, abitudini e... i difetti di pronuncia.

 

A tre anni e mezzo di solito i bambini producono quasi tutte le lettere, semplificano i nessi consonantici (es. “teno” invece di “treno”) e possono non dire la “r”, ma a quattro anni hanno già recuperato tutti i difetti e parlano correttamente.
Alcuni bambini invece dopo i quattro anni ancora “inciampano” nella pronuncia di alcune lettere. Come mai?

Nella gran parte dei bambini che hanno problemi di pronuncia nei suoni, non si trovano alterazioni fisiche che spieghino la mancanza di acquisizione di un suono (ad esempio il frenulo corto che impedisce alla lingua di muoversi bene); le cause sono “funzionali”, cioè dovute al cattivo utilizzo delle strutture fisiologiche, influenzando negativamente l'evoluzione dell'apprendimento dei suoni del linguaggio. Questi deficit di pronuncia si chiamano dislalie.

Quali sono le cause dei difetti di pronuncia?

Le cause funzionali che possono determinare una difficoltà nella pronuncia sono molte.
Le più frequenti sono l'uso prolungato del ciuccio o del biberon (oltre i 2 anni) e le abitudini viziate, come succhiarsi il pollice, mangiarsi le unghie, mordicchiare penne o matite. Tutto ciò induce la lingua a spingere in avanti tra gli incisivi anche mentre il bambino parla: la dislalia conseguente è l'articolazione alterata dei fonemi “s” e “z” (e a volte anche “ci” e “gi”), con interposizione della lingua fra i denti.
La scarsa abitudine a masticare, cioè quando i bambini mangiano di preferenza cibi poco consistenti o frullati, può determinare problemi all'articolazione dei fonemi che richiedono una buona tonicità della lingua, cioè "l”, “n”, “r”, “ci”.

Cosa fare per prevenire le dislalie?

Il ciuccio ed il biberon sono pratici alleati della mamma, che li utilizza come consolazione o coccola per il suo bambino. Tuttavia stimolano l'uso prolungato di una deglutizione infantile (la lingua scivola avanti e indietro sporgendo tra le gengive ancora prive di denti), invece di permettere lo sviluppo dopo lo svezzamento della “deglutizione adulta” (in cui la punta della lingua in alto sul palato, appena dietro gli incisivi. Questo aumenta le probabilità di avere difetti di pronuncia. Inoltre ciò ritarda, nella maggior parte dei casi, le normali fasi dello sviluppo psicoevolutivo, con conseguente immaturità ed insicurezza del bambino.

Ecco perché noi logopedisti consigliamo vivamente ai genitori di fare uso di ciuccio e biberon fino ad un’età massima di due anni con i loro bambini!

Di grande importanza è l’alimentazione del vostro bambino. Le tappe normalmente sono:
6 mesi: inizia la fase dello svezzamento, che prevede l’aggiunta graduale di cibi di varia consistenza.
8-9 mesi: il bambino si esercita nel riconoscimento di molteplici oggetti, attraverso la bocca, succhiando e masticando. Inizia a mangiare cibi solidi.
11 mesi: beve dalla tazza
15 mesi: usa il cucchiaino
18 mesi: mangia da solo.

Molte mamme, soprattutto quando si tratta del figlio primogenito, sviluppano un’ansia legata all’introduzione di cibi solidi e, per timore di “esagerare” dando al proprio bambino cibi “difficili”, continuano a dargli pappine e succhi di frutta.
È un grosso errore limitare l’alimentazione di un bambino a cibi esclusivamente liquidi e semiliquidi perché le strutture fisiche che servono per parlare (labbra, lingua, muscoli facciali) maturano e si allenano proprio attraverso il progressivo evolversi delle funzioni masticatorie e della deglutizione: è grazie a queste tappe che il bambino progredisce nell’espressione linguistica.

Quando sono dislalie e quando è un disturbo fonetico fonologico?

È importante distinguere i difetti di pronuncia (= dislalie) dai difetti di organizzazione del linguaggio (= disturbo fonetico fonologico).

Nel bambino con difetto di pronuncia di solito mancano alcuni fonemi (cioè suoni che fanno parte del linguaggio e possono distinguere significati, es. Cane – Pane) e li sostituisce con altri che possiede, oppure semplicemente pronuncia male alcune lettere, ma la forma della parola è corretta.

Nel bambino con un disturbo fonetico fonologico possono mancare alcuni fonemi, ma può anche essere in grado di pronunciarli tutti. Gli errori che fa sono nel mettere le lettere giuste al posto giusto, per esempio può scambiare le sillabe o sbaglia anche le lettere che conosce nella pronuncia (es. “cocciolato” invece di “cioccolato”). Questi errori di chiamano processi fonologici.

A chi rivolgersi?

Quando ci si accorge che il proprio bambino presenta difficoltà di articolazione linguistica, le figure mediche a cui fare rifermento sono il pediatra, il neuropsichiatra infantile ed il logopedista.
I bambini in genere per “sistemare” il linguaggio possono effettuare il trattamento logopedico dall’età di tre anni e mezzo in su.

La terapia si struttura sul singolo bambino, sia per la frequenza che per il tipo di esercizi proposti. Per permettere che il piccolo riesca ad apprendere i nuovi “modi” di pronunciare le lettere, è necessario che anche a casa vengano fatti dei piccoli esercizi (10-15 minuti al massimo) tutti i giorni. Questo allenamento permette una più veloce risoluzione del problema e l'automatizzazione del suono corretto.

Il tempo di una terapia dipende da bimbo a bimbo. Bisogna dargli il suo tempo, senza stressarlo eccessivamente per evitare che il difetto di pronuncia diventi per lui un problema vero ed una grande frustrazione. Sostenetelo senza bacchettarlo!

“I bambini? dobbiamo imparare da loro; bisogna che ci sentiamo fieri delle loro piccole grandi conquiste. Sono il nostro miracolo, il nostro capolavoro, il nostro futuro…”
(Anton Vanligt - “Mai Troppo Folle”)

di Anna Montuori
Logopedista presso il centro “Il Ramarro Verde”
Immagine: Loushe on Flickr.com

 

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Barbara Siliquini

Da single impenitente, affamata di vita, girovaga del mondo, donna in carriera, sono diventata una mamma allattona, spesso alternativa e innamorata del grande universo della nascita dolce, dell'alto contatto, della vita consapevole. Così è nato GenitoriChannel, per condividere con tutti: i dubbi nell'essere genitori, le scoperte, l'idea del rispetto come primo valore della genitorialità, i trucchi per vivere il quotidiano con leggerezza e con consapevolezza.

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