imparare, stare con altri bambini, fare cose nuove è una cosa che è nel programma genetico dei bambini, proprio come per noi non è l’ozio nel programma genetico, ma il fare. Lo sanno bene i carcerati delle nostre prigioni (sentivo giusto poco fa un’intervista alla radio) che passano le loro giornate senza poter svolgere alcune attività e vanno fuori di testa per questo…
Ma allora perché mia figlia a distanza di 1 mese dall’inserimento, deve uscire di casa disperata ripetendo la nota frase “Non voglio andare a scuola!”?…è passato un mese, tanto è bastato per rendersi conto che la scuola non è come se l’era immaginata: un posto creativo, divertente, dove si scoprono cose nuove… piuttosto è un posto dove si sta scomodi, dove tutti i giorni è la stessa solfa: “disegnate, colorate, fate il puzzle, giocate fra voi…” ma quando le tiriamo fuori la pasta di sale, i colori con i pennelli, la colla le forbici, le stoffe, la sabbia, i tappi colorati, e fiabe messe in scena o raccontate ad alta voce...? La scuola sarà pure senza soldi, ma non servono i soldi per trovare delle attività quotidiane di stimolo ai bambini.
Qui a novembre il giardino è off limits… ci sarà la temperatura che c’è in Norvegia in primavera (17 gradi), ma per noi è già il freddo del polo… certo se sei una maestra che se ne sta impalata in giardino fa freddo, ma i bimbi corrono e saltano, e son tutti dotati di mega giubbotti super tecnici… ma no: tutti in una classe angusta per 8 ore, portarvi ai giardinetti sarà un problema di vostra mamma alle 5 di pomeriggio, quando ormai scende l’umido e va via la luce.
Scusate lo sfogo, ma mi fa rabbia pensare che un luogo come la scuola, che dovrebbe essere per i bambini una fucina di novità e di sorprese, un luogo pieno di opportunità: quella di stare con altri bambini, quella di dedicare tutto il giorno ad attività che in casa non farebbero, quella di sperimentare e di mettersi alla prova, è percepito quasi come un luogo detentivo. Ma questo “percepito” la scuola se lo guadagna, non offrendo altro che piccoli spazi, nel nostro caso anche abbastanza tristi, e adulti poco motivati e poco aggiornati…
Mi fa rabbia che la mia amica che abita a Como e ha la fortuna di una scuola Montessori (privata), mi racconta di suo figlio che nella materna del paese piangeva tutti i giorni, mentre quando si è trasferito alla Montessori vuole andare a scuola anche quando ha la febbre… allora è possibile! Come pensavo! Ma noi la Maria Montessori l’abbiamo relegata alle 1.000 lire, a distanza di sicurezza dalle scuole, dove il concetto “a misura di bambino” è solo un gioco di parole come nelle pubblicità del supermercato, suggerisce che sia proprio studiata per i nostri bambini, ma in verità è da intendersi letteralmente: piccola come loro!
mammaoltre
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