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L'importanza del contatto mamma-bambino

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Ospitiamo un estratto del libro Psicoecologia della D.ssa Silvia Garozzo, psicologa e psicoterapeuta, che chiarisce uno dei concetti maggiormente controversi sulla maternità, la necessità del bambino di rimanere a contatto con la mamma.

Il contatto mamma bambino è fondamentale fin dai primi istanti dopo il parto. Questo sia da un punto di vista strettamente fisiologico, che da un punto di vista nutrizionale, sociale, psicologico. Sia per la mamma che per il bimbo.

A fronte di questo, che fa e faceva parte del nostro patrimonio genetico, istintuale e storico, si è instaurata una cultura, o meglio discultura, del non contatto. Voci di popolo, ma purtroppo anche di chi alle madri è più vicino come nonni, mariti, amiche, e di chi delle madri dovrebbe occuparsi per professione come alcuni pediatri, ostetriche, ginecologi, ecc. e programmi televisivi ed articoli sui giornali, insistono nel comunicare alle madri che ciò che verrebbe loro spontaneo fare è sbagliato. Che ciò che il bimbo chiede (vicinanza) è sbagliato. Insomma, madre e bambino sbaglierebbero a sentire l’esigenza di stare vicini. Così molte madri si ritrovano frustrate, a fare forza contro loro stesse per allontanarsi dai loro figli al più presto. Per lasciarli a qualcuno, per metterli a dormire lontani da loro, per non dargli il seno, per posarli alla prima occasione. E qui nascono passeggini, carrozzine, porta enfant e quant’altro sempre più moderni e costosi. Quando poi gli africani fanno da millenni la cosa più sensata (come la facevamo anche noi, come la si farebbe nella solita giungla): portare i loro bimbi in braccio o nelle fasce, addosso.

I bimbi, sempre più abbandonati a loro stessi, divengono (giustamente) sempre più esigenti. O meglio: le esigenze sono sempre le stesse ma, poiché inascoltate, i bimbi continuano a piangere e frignare. Lungi dal verificare così i nostri errori nelle risposte, addebitiamo ai neonati la voglia di abbindolarci, di condizionarci, di comandarci dispoticamente, addirittura di ingannarci. Intorno a quelle madri tutti a dire: “lo vedi, ecco lo vedi, mi raccomando non cedere non viziarlo”. Come se si potesse viziare un neonato dandogli ciò di cui ha bisogno. E di cui non avrà bisogno poi. Avete mai visto un ragazzo adolescente chiedere di stare sempre in braccio o prendere la tetta?

E allora contro questa discultura ecco muoversi una nuova cultura della vicinanza. Che paradossalmente deve dimostrare di nuovo con esempi, con studi scientifici ciò che i nostri avi fanno da millenni istintivamente.
Va dimostrato di nuovo che il neonato umano ha necessità di stare a contatto con la madre. Che il miglior cibo per lui è il latte materno. Va dimostrato che se un bambino viene rispettato nei suoi ritmi magicamente non piange o piange pochissimo. I bambini africani cui facevo cenno prima per esempio statisticamente piangono molto meno di quelli occidentali.

Noi no.

Noi qui parliamo di bambini buoni o cattivi. Quando nasce un bimbo si chiede alla madre: com’è? Buono? Dorme?” E’ buono? Certo che è buono, i bambini sono tutti buoni. E quasi tutti non dormono. Ci sono bambini più impegnativi di altri perché magari hanno dei disturbi. Ma quella che deve cambiare è la nostra percezione. I miei due figli da questo punto di vista sono stati profondamente diversi. Entrambi buoni come è ovvio. Il primo si svegliava la notte ciucciava (no veramente lo faceva nel sonno e anche io) per poi ricadere in un sonno profondo. E questo accadeva più volte a notte. Il secondo all’inizio si svegliava tantissime volte e si lamentava. Soffre di reflusso gastroesofageo, scoperto già al primo mese di vita. Non è stata una passeggiata per nessuno di noi. Ma figuriamoci se invece ci fossimo detti che era cattivo.  Ricordo una donna che mi chiese aiuto poiché il figlio non dormiva da 3 anni. Non dormiva sul serio, non come quelle madri che si lamentano perché il figlio ha i normali risvegli. Lui passava le notti in bianco e con lui i suoi genitori. La mancanza di sonno è una delle torture peggiori che si possano fare ad un essere umano (e ad un animale immagino), così questa donna era disperata. La inviai a Neuropsichiatria Infantile a Via dei Sabelli (centro famosissimo a Roma, ricordato anche nel film “Il Grande Cocomero”1 e anche funzionantissimo, ma oggi a rischio di chiusura per mancanza di finanziamenti), lì con le sole analisi del sangue scoprirono che questo bimbo era carente di una data vitamina, iniziarono a somministrargliela e tutta la famiglia iniziò a dormire di nuovo.

E’ necessario reinsegnare alle madri a fidarsi del proprio istinto e di quello del proprio figlio. È la cosa migliore che si possa fare. La madre e il bimbo sanno quello che devono fare. Lo sanno perché è impresso nel loro patrimonio genetico. Gli altri non hanno ragione solo perché sono esperti. Nessuno è più esperto della natura stessa.
Proprio come sosteneva Bowlby, se la figura di attaccamento (e già il nome la dice lunga) è sufficientemente buona, quindi rispondente alle richieste del neonato, allora e solo allora il neonato cresce sano e sviluppa la sua fiducia e la sua autonomia.

 

libroD.ssa Silvia Garozzo

Estratto dal libro  Psicoecologia, Aldenia Edizioni

 

 

 

 

 

 

 

Immagine: Paco Lyptic su Flickr.com

Barbara Siliquini

Da single impenitente, affamata di vita, girovaga del mondo, donna in carriera, sono diventata una mamma allattona, spesso alternativa e innamorata del grande universo della nascita dolce, dell'alto contatto, della vita consapevole. Così è nato GenitoriChannel, per condividere con tutti: i dubbi nell'essere genitori, le scoperte, l'idea del rispetto come primo valore della genitorialità, i trucchi per vivere il quotidiano con leggerezza e con consapevolezza.

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