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Parto violato e parto perfetto: una mamma racconta

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La nascita di un bambino dovrebbe essere l'esperienza più unica e bella nella vita di una donna, ma sempre più spesso risulta un evento traumatico e doloroso... molta responsabilità è della cattiva assistenza che si riceve in ospedale: la donna viene fatta sentire incapace, inadeguata, priva di competenze. I riflessi di questo spesso compromettono molto altro. ...Ma a volte, invece, troviamo le persone giuste, e tutto cambia. Godiamoci la doppia testimonianza di Graziella: il primo figlio, un parto "violato", un'allattamento compromesso. La seconda figlia, un parto da ricordare e un allattamento senza problemi.

***

Travaglio nel reparto nascite dolci

Premessa: non avevo minimamente paura del parto, ho avuto una gravidanza perfetta durante la quale ho lavorato, viaggiato e fatto sport.
Avevo scelto di far nascere David nell'acqua, al centro nascite alternativo al San Martino di Genova, senza epidurale.
Inizio a sentire le buone contrazioni alle 2 di notte del 21, andiamo con calma all'ospedale, mi mettono in sala travaglio, le acque si rompono, entro nella piscina verso credo le 7 del mattino, buona dilatazione ma qualcosa per me "non va". Non c'è Monica, che mi ha seguito per tutta la gravidanza, c'è Teresa che fa del suo meglio per sostenermi fisicamente e psicologicamente, mio marito pallido come un cencio ha già messo via la telecamera che avevamo portato e cerca di tenermi su, perché tendo ad andare giù nell'acqua, le gambe si paralizzano e non riesco a controllarle.
Alle 9,30 mi dice Teresa che sono dilatata, che è il momento, che David sta per nascere, che devo sentire una pressione nelle reni, come una voglia di fare la cacca e sentire la voglia di spingere forte; in realtà non la sento, piuttosto ho come un pugnale piantato nel basso ventre, tipo appendicite e l'ultima cosa che farei è spingere, perché accentua questo dolore fortissimo.

Qualcosa non va, mi trasferiscono nel reparto "regolamentare", iniziano le torture...

Dopo un paio d'ore cosí, chiedo di essere trasferita nel reparto "normale" che è giusto di fianco e chiedo l'epidurale. Lo so che è tardi, che va fatta quando la dilatazione è all’inizio se no rischia di non funzionare, ero stata avvertita. Me ne fanno 5 una dietro l'altra, una sola funziona ma dura poco. Mangio, vomito, piango, ho delle contrazioni fortissime. 

Ed è qui che arriva l'altra ostetrica. E' già un po' scocciata perché arrivo dal centro nascite "eccone un'altra". Mi sgrida, perché non devo urlare, "è inutile". Mi dice di spingere, sdraiata supina sul lettino, ma io non riesco. Si scoccia ancora un po' "ma no! non spinge bene... be', allora se non spinge bene, cosa facciamo qui?"... non so, me lo dica lei.
Nel frattempo nelle stanze attigue 6 donne hanno il tempo di partorire. Io ormai sono stremata, provo in tutte le maniere, accucciata, a quattro zampe, in piedi, ma le gambe non mi reggono, a pancia in giù... niente. Vengo sgridata di nuovo, non ricordo bene in che modo, ma ricordo che mi sentivo umiliata e disarmata.
L'ostetrica dei miei sogni finisce il turno e all'istante sospira di sollievo e se ne va. Arriva il ginecologo, un signore gentile e rassicurante sulla cinquantina, sale e pepe, un po' preoccupato, sono le 17 passate e mi dice che la testa di David è già impegnata da un po', ma non succede niente e il mio dolore diventa sempre più forte, ormai mi sembra di essee in un mondo parallelo, come in un incubo che non finirà mai.
Alle 18 mi dice che David rischia di soffrire, che proviamo ancora 15-20 minuti poi si passerà la cesareo. Chiedo a mio marito, pallido come un cadavere, se vuole uscire, lui dice di sí, ma il dottore lo riacchiappa per il colletto perché dice che avrà bisogno di lui.

Finalmente nasce: con la manina vicino al visetto. E' stato un incubo!

Ora sono sul lettino ginecologico con le gambe sui divaricatori, davanti a me il ginecologo, l'ostetrica, due praticanti, vari infermieri e forse anche la fata turchina, non avrei saputo dirlo.

Il dottore mi avverte che dovrà fare pressione con i gomiti sulla mia pancia, si scusa in anticipo, ma non c'è altro da fare. Se questo non funziona, cesareo. Al contrario dell'ostetrica delle ore precedenti, lui è paterno, rassicurante, mi fa sentire in buone mani. Fanno un'episiotomia.
Inizia la tortura, io spingo e lui mi spinge sulla pancia con i gomiti, ho rimosso quel dolore ma ricordo bene di averlo picchiato con tutte le mie forze sulle schiena, ogni volta che spingeva. Mio marito mi dice che l'ho insultato, ma sinceramente non ricordo. Alle 18,33 David è nato, l'ho intravisto perché lo hanno subito portato nella stanza vicina per accertamenti. Aveva gli occhi gonfi e la testa un po' allungata. Mi dice il dottore che sta bene, che è molto stanco e che ora capisce come mai non riuscivo a spingere, David è uscito come "il pensatore", con il braccio appoggiato al mento. Scoppio a piangere dal sollievo e dopo un po' appare mio marito con David in braccio. Finalemente lo posso prendere, me lo appoggiano al seno ma mi dicono che è troppo stanco che non ce la farà ad attaccarsi.
Il dottore viene a scusarsi di aver saltato sulla mia pancia, ma io sento solo tanta gratitudine. Passano un quarto d'ora a ricucirmi, ma in quel momento non sento più niente.

Dopo il parto è sempre più in salita, e ognuno ha la sua ricetta.

Veniamo portati in camera, cerco di attaccare David ma non ci riesco, viene un'infermiera che me lo prende e lo porta alla nursery. Mi addormento. Alle 4 mi portano David che piange come un pazzo, ha perso la voce, sembra più il raglio di un asino. Lo attaco, l'infermiera è cambiata e mi spiega come dovrei fare ma non mi dice le stesse cose dell'altra. Da lí, ogni ora allatto David e ogni volta viene una che mi dice il contrario della precedente. Un'altra mi sgrida "chi le ha detto di fare cosí??". I punti mi fanno malissimo, ci sono due strozzature, tipo salsiccia, che mi rendono insopportabile sedermi. Chiedo se si può fare qualcosa, non viene nessuno: siamo sotto Natale. Iniziano le ragadi, sanguino. Il giorno dopo un dottore mi prescrive una lozione che ho messo una volta sola, perché bruciava come l'inferno, ho dovuto saltare un allattamento perché non riuscivo a smettere di piangere, una sensazione tipo dell'acido che corrode. Dopo varie insistenze per il dolore dovuto ai punti, un medico mi visita e mi dice di mettere sulla cicatrice la pomata che metto sul sedere del bambino. Altra sorpresa, altra mezz'ora di pianti, mi dice un altro medico che era la cosa peggiore che si potesse fare. Per 3 settimane vivo in debito di sonno, di cibo, di igiene, perdo 12 kg solo la prima settimana, da quando sono uscita dall'ospedale. David passa in un mese da 3,890 a 6,5 kg, ha sempre fame, e io non riesco a mandare via le ragadi, nessuno mi dice niente, mi dicono che è normale e che devo sopportare. Sono soprattutto debilitata psicologicamente. Alla fine desisto e passo al biberon, con un senso di fallimento, di non essere all'altezza, di essere diversa dalle altre, di essermi arresa.

Che esperienza traumatica, altro che il momento più bello della tua vita.

Fino al parto di Marie, ogni volta che vedevo la benché minima rappresentazione di un parto in qualunque chiave, anche ironica, scoppiavo a piangere.

Detto questo, nel frattempo c’è da dire che non lasciavo molto a vedere questo stato d’animo, al contrario non mi riposavo, cercavo di riattaccare la spina, di riprendere il filo della vita precedente solo con David in più. E ci ho messo un po’ ad accorgermi che non avrebbe funzionato, soprattutto a Genova, città inospitale per un passeggino, e che ci sono cambiamenti inevitabili.


Credo che la mancanza del sistema in tutto ciò, sia soprattutto la disinformazione del prima, quando ci si concentra a incensare la gravidanza come "il periodo più bello per una donna", l'allattamento come un "sogno romantico" come se si fosse nelle favole. Non c'è spazio in tutto ciò per i momenti di difficoltà, nessuno ti dice che non diventi madre nel momento in cui partorisci, lo diventi piano piano, che devi imparare ad accogliere ed amare un po' alla volta questo esserino prepotente che vuole tutto ciò che prima era solo tuo. Razionalmente sappiamo bene tutte che non è cosí, ma in quei momenti si ritorna animali che vogliono dormire e mangiare, quando i tuoi bisogni primari, fino a quel momento sacrosanti, vengono messi in gioco, il romanticismo e l'amore materno in quei primi giorni sembrano una cosa lontanissima.
I corsi preparto dovrebbero puntare soprattutto a questo, ad avvertire le mamme che potrebbero non essere felici subito, che quei sentimenti sono normali, che non sono mostri. Dovrebbero consigliare di farsi aiutare il più possibile per le facende domestiche e le cose pratiche mentre loro si dedicano al bimbo e a sé stesse e di non ricevere visite durante il primo mese, perché hai solo voglia di dormire appena puoi, e devi.
Di non leggere i giornali pre-maman perché ti annientano l'istinto, perché lí è vero tutto e il contrario di tutto e non sai più da che parte girarti.
Piano piano ho riconquistato il mio istinto, ma ho dovuto colmare da sola e con l'aiuto della mia preziosa pediatra, tutti i miei vuoti, derivanti sia dal fatto che sono la piccola di casa e che non mi sono mai occupata di bambini, che ignoravo allegramente, sia dalla disinformazione o mancanza totale di essa dei 9 mesi precedenti il parto.

La seconda gravidanza: arriva Marie.

Sorvoliamo sulla gravidanza, come saprete benissimo rimanere incinta quando si ha già un bambino di 16 mesi è parecchio impegnativo. Pesavo 57 kg (oggi 65) e ne ho persi due nei primi mesi, ho iniziato a riprendere peso al 5° mese.

A parte le interminabili influenze, la stanchezza (per la prima gravidanza sono tornata al lavoro quando David aveva 4 mesi), avevo chiaro fin dall'inizio che non avrei subito gli eventi come al primo parto, e quindi ho iniziato subito con guanto di crine e pomata preparatoria per le ragadi.
La gravidanza è stata meno perfetta, nausee al 3° mese ecc., un bi-test inquietante per cui ho fatto la villocentesi, ma alla fine tutto ok.

Inizia il travaglio, di nuovo nel reparto nascite dolci.

Arriva la sera del 2 febbraio, verso le 11 sento che le contrazioni iniziano a intensificarsi e le riconosco. Decido di mettermi a letto e dormirci su il più a lungo possibile. Passo una notte in una specie di dormiveglia, ma mi riposo. L'indomani preparo David, chiedo a mio padre di portarlo all'asilo e poi chiamo il taxi per andare all'ospedale. Mio marito è al lavoro fuori, lo avverto e parto.

Il tassista è uno stronzo, prende buche, curve con sgommate, mi scarica come un pacchetto davanti all'ospedale, mi mette vicino la valigia e se ne va... e io devo entrare da sola, fare le scale ecc. Va be'. Arrivo al centro nascite, determinata a non uscirne, e con mio grande solievo vedo Monica che si prepara per assistermi, lei mi conosce fin dalla prima gravidanza.
Sono le 10 e sono già dilatata. Arriva una praticante ostetrica molto carina che mi aiuta, sento le gambe che se ne vanno di nuovo, la stessa punta al basso ventre e lo dico a Monica, spiegandole il fatto del braccio del parto precedente: mi dice che già è raro che capiti una volta, figuriamoci due!!

Nasce Marie, con il pugno vicino al visetto. Ma sta volta è tutto perfetto.

Il turno di Monica finisce alle 12, ma lei resta. Le cose prendono la piega della volta precedente, arriva mio marito, non trovo una posizione, ma Monica non molla, dolce ma ferma, mi provoca e mi rassicura allo stesso tempo, dice mio marito (e ha ragione) che mi ha capita, e mi invita a tirare fuori le palle, mi aiuta davvero. Le acque non si sono rotte, me le rompono con una specie di uncinetto.

Già l'ambiente è tutto diverso, invece della sala parto affollata sono in una cameretta dove ci siamo solo io e mio marito e Monica, la praticante va e viene. Poco prima del momento cruciale il pediatra fa capolino e poi se ne va.
Arriva il momento, Monica mi dà l'energia finale, sono le 14,10 e il suo turno è finito da due ore. Dimenticavo! Anche Marie è nella posizione del pensatore! Marie è nata, io piango di nuovo, mi viene messa cosí com'è sul petto, lei mi guarda tutta tranquilla e tutto è perfetto! Ci lasciano soli, restiamo cosí una mezzora, tranquilli, Marie si attacca e prende il suo primo colostro, poi vengono con molta discrezione per lavarla (lo fa mio marito lí nella stanza) e per farmi espellere la placenta. Mi avevano detto che se hai subito una episiotomia al primo parto è praticamente matematico che te la rifacciano al secondo: be', nemmeno un punto o una lacerazione, niente di niente. Eppure Marie era comunque 3,5 kg, di tutto rispetto.

Andiamo nella mia stanza a piedi. Attacco Marie e anche lei come David è subito di una voracità estrema. Cerco di prendere il suo ritmo di sonno/veglia, e va bene. Ho subito le ragadi. Il giorno dopo viene una psicologa a fare due chiacchiere, ma l'atmosfera qui è tutta diversa, le persone si interessano a me, a come sto. Mi sento una persona e non un oggetto. Mi parlano anche di primogeniti e secondogeniti, non sono la vacca che ha sgravato come nell'altro reparto. Purtroppo il soggiorno lí dura solo 48 ore e poi si torna a casa.

Finalmente il giusto supporto: allattare diventa un piacere.

Le ragadi e gli ingorghi conseguenti mi perseguitano di nuovo, e stavolta dopo tre settimane decido di prendere Marie e di tornare a vedere Monica. Le faccio vedere come allatto, e lei semplicemente mi dice di mettere una mano dietro la testa di Marie per evitare che faccia avanti e indietro, che è questo che provoca le ragadi. Con questa magia me ne torno a casa, e nel giro due due giorni le ragadi sono sparite. Da quel momento allattare diventa davvero un piacere, una cosa bella, intima, appagante... comoda! Non devo più togliermi scarpe e calze per mettere i piedi sul freddo del pavimento e stringere i denti aspettando il dolore atroce dell'inizio della poppata... Quindi si va avanti cosí. Non la peso, la peso solo una volta a settimana, e anche quando non prende peso per due settimane non ascolto chi mi dice di integrare col biberon. Non ascolto mio padre, imbufalito (ero a casa sua) perché malata non ho voluto dare il biberon per riposarmi. Alla seconda te ne freghi, non ti senti più un'incapace con il libretto delle istruzioni in mano, lo sai e basta, e che chi non è d'accordo guardi altrove!

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