neonato reparto di Ostetricia e Ginecologia. Fino a pochi anni prima, in ospedale si partoriva di rado, in occasione di travagli difficili e per cesarei programmati che venivano effettuati dal chirurgo generale. Per gran parte degli anni '50 il parto si svolgeva in casa e l'assistenza era garantita dalle ostetriche di condotta. A quel tempo non era considerato di buon auspicio da parte della futura madre partorire in una struttura ospedaliera; poteva quasi rappresentare un disonore.
Predominavano credenze e superstizioni oltre a forme di pudore nei confronti del personale ospedaliero, in gran parte maschile. Le ostetriche si recavano a domicilio delle gestanti con ogni mezzo a disposizione. Spesso direttamente con le proprie gambe, sulla groppa di un somaro, in bicicletta, in moto o accompagnate anche con i carretti agricoli dai futuri padri. La nascita a domicilio era caratterizzata da tutta una serie di ritualità, le donne erano al centro della scena, gli uomini confinati in cucina in una attesa spasmodica che poteva poi esplodere in atti di giubilo o di disperazione. Il taglio cesareo era una sorta di rimedio estremo e la mortalità materna nel 1955 molto più elevata che ai giorni nostri.
Nel periodo postbellico vi furono molti cambiamenti in ambito ostetrico. A Spoleto la prima ostetrica "fissa" in ospedale fu la signora Rina Quieti, assunta nel 1956 con la qualifica di strumentista. Rina racconta che fino al 1958, per il taglio cesareo, i chirurghi utilizzavano l'incisione corporale longitudinale, poi successivamente abbandonata per i rischi che comportava alle successive gravidanze e che l'impulso per la chirurgia ginecologica si ebbe con l'arrivo del Prof. Tommaso Archillei. Presso il S. Matteo degli Infermi, la figura professionale del medico specializzato in anestesia si afferma nei primi anni '60 e nel nostro ospedale vi è stata fino ai giorni nostri una qualificata presenza di infermieri dedicati alla sala operatoria in grado di collaborare ogni giorno con chirurghi e anestesisti nell'elezione quanto nell'urgenza. Per il taglio cesareo la tecnica anestesiologica utilizzata fu per oltre mezzo secolo, tranne rarissime eccezioni, l'anestesia generale. Da più di un decennio si sono in quest'ambito affermate le anestesia epidurali e subaracnoidee, tecniche loco-regionali che a Spoleto nel 2009 sono state utilizzate nel 96 % dei parti cesarei. Ciò ha garantito oltre ad una maggiore sicurezza, la possibilità per la madre di assistere comunque alla nascita del proprio figlio.
Sfogliando il registro storico dei parti spoletini ci si accorge delle trasformazioni avvenute nello scorrere degli anni. Ad esempio il tempo medio di ricovero ospedaliero nel 1963 per un parto fisiologico era di 10 giorni, mentre per un cesareo di 15. Attualmente presso il punto nascita di Spoleto una donna che partorisce per via vaginale rimane ricoverata in ospedale per 2-3 giorni, mentre viene dimessa in quarta giornata in caso di parto cesareo.
Negli anni sessanta e per buona parte degli anni settanta presso il nostro punto nascita veniva frequentemente utilizzato il forcipe (oggi totalmente accantonato) per il parto operativo vaginale. Nel 1968 il forcipe veniva applicato ad una donna su dieci e gli ultimi parti in cui lo strumento venne impiegato risalgono al 1989. Oggi tutte le gestanti che presentano il proprio feto in posizione podalica vengono sottoposte ad un cesareo programmato qualche tempo prima della presunta data del parto; in passato non era così. A Spoleto fino alla fine degli anni'80, per via naturale, nascevano ogni anno dai 2 ai 7 bambini che durante il travaglio si presentavano podalici.
[...] Ecco, riguardare indietro negli anni, agli scogli lasciati alle spalle, consente forse di affrontare il futuro con maggiore consapevolezza verso gli ostacoli dell'oggi.
Dott. Tommaso Ciacca Anestesista rianimatore presso l'Ospedale di Spoleto
fonte immagine e versione integrale: spoletonline