L'istinto materno esiste?

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L'istinto materno esiste? gli studi e il condizionamento sociale

Molti antropologi concordano sull'idea che l'istinto materno non esista, portando a sostegno di questa tesi numerose ipotesi.
Buona parte del mondo accademico e del movimento femminista sostiene che la maternità sia un fattore esclusivamente culturale.
Pur non essendo uno specialista in questo genere di studi, sento l'esigenza di esprimere la mia opinione sulla base della mia sensibilità personale e dell'esperienza di genitore, nonché di operatore e ricercatore appassionato nel mondo dell'infanzia.

Credo che sia interessante mettere in relazione il pensiero sull'inesistenza dell'istinto materno con alcuni nuovi studi che riguardano direttamente o meno la maternità.

Alcuni spunti dai moderni studi matriarcali

Gli studi di Heide Göttner-Abendroth sulle società matrifocali possono stimolare importanti riflessioni.
Ci sarebbe molto da dire sulle società matrifocali e del perché non c'è traccia di esse nei libri di scuola ma, cercando di semplificare molto il discorso, la premessa è che generalmente in esse le donne non sono al di sopra degli uomini, come spesso si crede, bensì le esigenze materne sono al centro della società; come se, attraverso un'antica saggezza ormai dimenticata, fosse ovvio che solo investendo ognuno sulla felicità di madre e bambino si può avere la garanzia di uno sviluppo equilibrato dell'individuo a lungo termine a vantaggio di tutta la civiltà.

Nelle società matrifocali sopravvissute e che sappiamo essere state un modello di civiltà assai diffuso fino a circa il 6000 a.C., le donne non hanno nessun obbligo sociale di "produrre" figli come servizio a vantaggio dei padri. In queste società egualitarie e pacifiche, il sentimento della maternità è il cuore della società stessa come conseguenza della connessione dei popoli con il proprio habitat naturale; ciò rende madri “ad honorem” anche le donne che, pur non avendo figli propri, convivono a stretto contatto con le nuove leve del clan in una concezione di famiglia molto più allargata di quello che possiamo concepire nella nostra cultura. In queste società l'istinto materno risponde ad un modello di  genitorialità diffusa ed è tutt'uno con l'energia sessuale, sacra, creativa e creatrice; è un principio immanente alla natura stessa, e quindi al sentimento del “divino”.

L'isolamento sociale della maternità

Con l'avvento del patriarcato la maternità è finita per diventare una forma di sfruttamento ed oppressione di donne e bambini dentro la cinta muraria della famiglia mononucleare. Madri e bambini sono stati isolati svalutando il cruciale periodo della vita intorno alla nascita e rendendo la nostra una società ostica nei confronti di chi desidera essere al fianco dei bambini.

È un sintomo salutare che in uno scenario in cui donne e bambini sono presi in ostaggio dal modello di maternità “carceraria”, sorga il rifiuto di questa “induzione” che perpetra una trasmissione della vita alquanto malsana.
Il sostegno “più intimo” alle madri da parte delle persone più vicine della tribù ha lasciato sempre più il campo ad impersonali e burocratiche istituzioni medico-educative e, probabilmente, a queste condizioni, l'intelligenza dell'istinto materno ha scelto di “nascondersi” come per mettersi in salvo, quasi fosse una risposta biologica sensata a questo tipo di disagio ambientale.
Schiudendo questo argomento a prospettive più vaste direi che non si possa ignorare la correlazione che c'è tra sessualità e creatività, tra fertilità dell'anima e fertilità del corpo. I segnali e le ragioni primordiali del corpo sono indelebili ed esprimono spesso contenuti molto diversi da ciò che elaboriamo con l'attività del nostro intelletto.

Ecologia della nascita

Molto pertinenti a questo argomento trovo anche gli studi del Dott. Michel Odent che dimostrano quanto la medicalizzazione del parto abbia un grossa incidenza sull'imprinting madre-figlio e che la violazione dell'intimità della nascita ha importanti ripercussioni sulla perdita del contatto con l'istinto materno di molte madri, nonché sulla trasmissione alle generazione future di tale competenza innata. 

Gli studi di Michel Odent sulla fisiologia e sugli ormoni del parto condotti sia sull'uomo che su altri mammiferi dimostrano una “sorte” comune per i cuccioli che hanno avuto un parto disturbato ed alterato da interventi invasivi. In altri mammiferi questo tipo di interferenze può portare all'abbandono e anche alla morte del cucciolo per mancanza di cure; per l'essere umano invece le conseguenze sono l'alterazione della capacità affettiva madre-figlio e della salute a lungo termine dell'individuo.

Anche lo studio dell'epigenetica può fornirci una spiegazione relativa al dilagante sentimento contrastante riguardo l'istinto materno. Secondo questa disciplina, le condizioni esterne possono alterare il grado di attività dei geni pur non modificando l'informazione contenuta, ossia il DNA.
A riguardo, Michel Odent ci invita a considerare gli effetti delle alterazioni della nascita e dell'imprinting in una prospettiva transgenerazionale. Secondo il concetto da lui individuato di “ecologia della nascita“, Michel Odent mette in relazione la violenza che circonda la nascita e la separazione originaria dalla madre con la mancanza di consapevolezza e sensibilità verso la Madre-Terra.

L'istinto genitoriale come bagaglio per il grande viaggio della vita

Chi nega l'esistenza dell'istinto materno normalmente nega anche quella dell'istinto paterno; per me entrambi sono invece interconnessi alla libido, all'energia vitale, alla potenza di accudire, fecondare, generare, concepire, dare luce anche in senso lato. Inteso in modo più ampio l'istinto genitoriale esiste e si manifesta anche senza l'evento dalla riproduzione biologica ma non può prescindere totalmente da essa, perché è in risonanza con il principio di rigenerazione continua del micro- e del macro-cosmo a cui apparteniamo.

Che molte persone non sentano attrazione per l'esperienza della genitorialità o non la riconoscano, non prova che non esista come istinto; sarebbe un po' come dire che l'istinto di sopravvivenza non esiste perché esistono coloro che si suicidano.
Non hanno forse a che fare tra loro istinto di sopravvivenza individuale, istinto riproduttivo ed istinto di conservazione della specie? Il loro modo di essere vissute, negate o alterate è ovviamente diverso a seconda delle culture in cui si manifestano, ma la enorme crescita neocorticale del cervello umano non può rimuovere così facilmente la nostra appartenenza al genere dei mammiferi.

Considero l'istinto genitoriale come una porta d'accesso privilegiata ad una forma di conoscenza primordiale e “sovrarazionale“ prevista dalla natura come bagaglio in dotazione per il grande viaggio della vita. Sta poi all'individuo la scelta di come e se aprire quella valigia per conoscere ed eventualmente usufruire di quella “attrezzatura” che ci consente di tenere in vita quel misterioso legame con gli albori della vita: la propria, dei propri figli, degli antenati, della terra.

Possibili vie per il futuro

Nonostante il rischio di cadere in una visione nostalgica di un passato idealizzato, ritengo che sia molto valida oggi un'idea di evoluzione il cui avanzamento implichi il recupero di qualcosa di “primitivo” che abbiamo perduto. Mutatis mutandis, possiamo ispirarci alle società matrifocali e a quelle “ad alto contatto” per i valori di fondo, le cui forme di attuazione possono tener conto degli stili di vita moderni, senza per questo ricadere in strutture e trappole tipicamente patriarcali, illudendosi che accedere a posizioni e forme di “potere” maschile garantisca un'emancipazione femminile.

Un esempio può essere la creazione di nuove forme e reti di solidarietà, associazionismo, convivenza, lavoro, in particolare tra donne, la cui sorellanza può nutrire e permettere di vivere appieno e con gioia il proprio istinto materno, che si abbiano figli o no.

di Igor Niego
www.disimparando.com
"Disimparando s'impara" è un  percorso dedicato a quanti desiderano approfondire la pedagogia non direttiva coinvolgendosi in prima persona, iniziando dalla scoperta attiva di sé piuttosto che da un modello teorico di studio.

Igor Niego, uno degli educatori di Disimparando, è un libero esploratore in quella dimensione della musica che aiuta l'uomo nel conseguimento della gioia di vivere. Artista eclettico e giocoso ma soprattutto appassionato autodidatta nonché animatore, formatore, genitore, insegnante.

“Disimparando s'impara” si tiene a Savigliano (CN) presso l'associazione “La Girandola”, Via dell'Artigianato 5.
Si articola in sette incontri a cadenza mensile fruibili anche singolarmente, della durata di un weekend.

Per informazioni, domande, richieste:
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Barbara Lamhita Motolese

Amo l'innovazione in tutti i campi, e come mamma mi sono scoperta innovativa facendo scelte del passato!
Vivere la mia genitorialità ricercando la coerenza con il mio sentire e con il mio pensiero, mi ha portato a esperienze poco comuni e molto felici: il parto in casa, il co-sleeping, il babywearing, e l'homeschooling... per citarne alcune.
Sono un'appassionata custode della nascita e della genitorialità consapevole.
Ho dato vita a Lallafly.com e al suo blog GenitoriChannel.it per coniugare la mia passione dei temi genitoriali con quella per il web.

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Commenti  

MartinaDB
# MartinaDB 2015-06-19 10:23
Un'altra dolce spiegazione sull'istinto genitoriale happily.it/.../
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Riccardo
# Riccardo 2019-04-23 17:23
Gentile dottoressa, all'interno del suo discorso, manca di una premessa indispensabile per produrre una narrazione appropriata e pertinente. Una semplice domanda, che definisce cosa è istinto e cosa non lo è, sarebbe in grado di smontare tutto l'impianto del suo discorso che ha ben poco di antropologico ma molto di ideologico. . Innanzitutto cos'è l'istinto? L'istinto è un carattere biologicamente determinato sul quale non si può opporre resistenza. Una trota che deve risalire il fiume per depositare le uova, non è che qualcosa prima può decidere che quel giorno non ne ha voglia e quindi rinuncia a questa "sfacchinata" oppure il ragno che tesse la sua tela decidesse che è ha da fare altro quel giorno. Questi caratteri sono istintuale, sono determianti biologicamente. L'uomo, di tutto ciò, non possiede più nulla. L'istinto, attraverso 3 milioni di anni che lo hanno visto intraprendere trasformazioni fino al sopraggiungere del sapiens, ha è stato sostituito dalla cultura. Tutto ciò che noi pensiamo e i comportamenti che noi esprimiamo, sono mediati dalla cultura attraverso la quale attribuiamo senso e significato alla realtà per mezzo della produzione di simboli. La leonessa sa bemissimoncosa deve fare con i propri cuccioli e questi ultimi conoscono perfettamente come comportarsi perché geneticamente informati e determinati. La mamma umana, come il piccolo umano, non possiede più niente di Tutto ciò. La.mamma non sa che cosa fare, chiama la.propria mamma oppure le.amiche, per chiedere come si deve comportare. Non evidenziare, attraverso l'osservazione che il prospettivismo ci ha insegnato, questi elementi banali ma fondamentali per la comprensione, risulta essere poco aderenti alla realtà ed antropologicame nte falsi. Quanto da lei narrato sembra più un manifesto ideologico che antropologico scientifico. Questa è disinformazione
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Riccardo
# Riccardo 2019-04-23 17:24
Se ne faccia una ragione...
Che l’uomo, quanto a forza e sicurezza di istinti, sia di gran lunga inferiore agli animali; che anzi non possegga affatto quelle che noi, riferendoci a tante specie animali, chiamiamo attitudini e istinti innati è un fatto assodato. […] Ogni animale ha il suo ambiente al quale è destinato fin dalla nascita, nel quale subito entra, resta tutta la vita e muore. E’ però singolare il fatto che quanto più fini sono i sensi degli animali, forti e sicuri i loro istinti, prodigiosa la loro opera, tanto più limitato è il loro ambiente, tanto più specifica la loro produzione. […]
L’uomo quale linguaggio possiede istintivamente, così come ogni specie animale, all’interno e in conformità della propria specie, possiede il proprio? La risposta è netta: nessuno. Per ogni animale il linguaggio è innato e a lui immediatamente connaturale. L’ape ronza come sugge, l’uccello canta come nidifica, ma come parla l’uomo per natura? Non parla affatto. A parte i gridi del suo meccanismo sensitivo, il neonato è muto. Non esterna per mezzo di suoni, né rappresentazion i, né impulsi come invece fa, a modo suo, ogni animale. Esposto alle bestie feroci esso è, dunque, tra tutti i cuccioli della natura, proprio il più derelitto. Spoglio e indifeso, debole bisognoso, timido e inerme e, per colmo di sventura, defraudato di tutte le guide dell’esistenza. Quando nascono gli esseri umani non sanno cosa devono fare e neppure come farlo. Non sanno come procurarsi il cibo, come costruirsi un riparo, come fare per scaldarsi. Dopo pochi giorni, o addirittura poche ore di vita gli animali sanno cosa devono fare e sono in grado di farlo grazie alle informazioni contenute nel loro corredo genetico (istinto), l’uomo non possiede invece nulla di simile: le informazioni su cosa fare e come farlo dovranno essergli comunicate, cioè insegnate.
(Giudici)
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