Un parto in casa dopo 2 cesarei (HBA2C) - II parte

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Continua il racconto del parto di Francesca

Ogni tanto qualcuno mi chiede qualcosa tipo : "Vuoi mangiare? Vuoi uscire dalla vasca? Ha chiamato tuo padre, che gli dico?" Io inevitabilmente rispondo "Non lo so" ed è vero, non so nulla, non sono in grado di pensare.... Cazzo merda che dolore.....

Sono continuamente in contatto con Margherita, in mattinata la tranquillizzavo, tutto bene, andiamo benissimo, ora comincio a chiederle di sbrigarsi: "Dai Margherita, coraggio, nasci, ti stiamo aspettando". Ogni tanto Sofia o Polina sentono il battito di Margherita, anche sott'acqua, va sempre benissimo, la mia bambina è una roccia, però, bambina, vedi di uscire in fretta, perchè la tua mamma è un po' meno roccia e comincia a vacillare.... non ce la faccio più... questa era fortissima, ora non ce la faccio davvero più.... questa ancora più forte, no, veramente, non ce la faccio più...

Arriva sera, la dilatazione procede lentamente, ma procede. La bambina sta benissimo. La mamma si lamenta tanto, ma sta bene anche la mamma. Le ostetriche sono fiduciose, tranquillissime, sorridenti. Esco dalla vasca, ho bisogno di aria, usciamo nel terrazzino, vedo il bellissimo panorama, il campanile della Pieve dell'Antella... le contrazioni non danno tregua "Quante ne mancano?" Tutti ridono... come si può sapere quante ne mancano... "Allora ditemi un orario, tra quanto sarà finito?" Altre risate... Io ho bisogno di sapere tempi, numeri, ho bisogno di aggrapparmi a tempi e numeri, come alle mani che stringo a ogni contrazione... Insomma quante contrazioni ancora? Sofia risponde: "Quarantadue!". In fondo è la risposta a tutte le domande Paolo spiega a Sofia che involontariamente ha citato la Guida Galattica per Autostoppisti, io intanto galleggio nella mia vasca e mi concentro sul 42... forse i funghi allucinogeni fanno un effetto simile... non ce la faccio più... Ho troppo male, fate qualcosa, forse non sono "portata" per partorire...

 

Comincio a vacillare sul serio... Sofia mi visita di nuovo, ora siamo a 7/8 cm: "Andiamo in ospedale?" "Non so. Ho tanto male, quanto manca?" "In ospedale magari con un po' di ossitocina le contrazioni si regolarizzano e fai prima" "Voglio l'epidurale. Dovevamo andare in ospedale ore fa a fare l'epidurale.." Una parte di me sa che straparla, Paolo mi riporta alla realtà: "Sta andando tutto come volevi, allora andiamo in ospedale?" "Vado a fare un cesareo? Per la terza volta quasi tutto un travaglio e un cesareo?" "Ma no, perchè un cesareo, al limite un po' di ossitocina.."

Paolo va a prendere borsa e vestiti per me. "Ma io non ci voglio andare in ospedale". Mi piacerebbe che passasse alla storia che ho preso una decisione ponderata, consapevole, che ho avuto un moto di orgoglio e ho detto "Non voglio andare in ospedale " con voce fiera. In realtà non è così. Forse perchè la scelta, in fondo, l'avevo già fatta a priori ho solo lasciato che le cose andassero. Le due ostetriche erano tranquille, io avevo solo bisogno di una pausa dai dolori, non pensavo che l'ospedale potesse "salvarmi" dai dolori che provavo e così non era quello di cui avevo bisogno. In quel momento volevo solo riposare. Una tregua.
No, non si va in ospedale. Mi sono alzata e sono andata sul letto.

Mi raccontano che ho dormito profondamente per circa mezz'ora, io non mi ricordo neanche di esserci arrivata a letto. So che quando sono ricominciate di nuovo le contrazioni riuscivo a "respirarci sopra", non che facessero meno male, ma io mi sentivo meno in balia del dolore e più capace di gestirle.... una, due... quarantadue, la mia voce è cambiata, la mia sensazione anche, ho cominciato a spingere.
E' veramente la mia voce quella? Appena messa in piedi ecco una spinta, si rompono le acque. Ora le mie gambe sono pesantissime, da qua non mi sposto neanche se mi prendete di peso. Va bene, si spinge qui.
Prima mi hanno proposto di accucciarmi ai piedi del letto, le braccia sulle ginocchia di Paolo che era seduto sul bordo del letto. Lì Sofia mi visita: "Ok ci siamo, manca tanto così" e mi fa vedere nel guanto, mancano si e no due centimetri all'uscita di Margherita, a Paolo questa cosa mette entusiasmo, si vede dalle foto, io non capisco molto, so che la schiena mi fa un male cane e mi sento spaccare in due...
Sofia mi propone di girarmi carponi, in effetti così la schiena fa meno male... a questo punto non posso non spingere, c'è una forza dentro di me che mi obbliga a farlo... tra una spinta e l'altra mi passo un panno bagnato sulla faccia e mi aggrappo a Paolo. La mia parte cosciente, molto lontana, peraltro, vorrebbe alzarsi e scappare, il dolore è insopportabile, ce la farò ad arrivare alla fine? "Siamo alla fine, ce la stai facendo!" Amore di mamma nasci, nasci!

Quando arriva la contrazione urlo con tutto il fiato che ho, sento bruciare... "Alla prossima è fuori la testa!", ecco la prossima... La testa è fuori. "Aiuto, tiratela fuori di lì!" "Bisogna aspettare la prossima contrazione.." Sofia è serafica, Polina continua a fare le foto, ma quanto ci mette questa contrazione a venire? Eccola.
Spingo.
Una sensazione bellissima. Margherita esce insieme a un fiotto di acqua e al cordone che si srotola.
Il dolore è passato, improvvisamente, come se qualcuno avesse spento un interruttore.

E' nata. Non ci credo. Perchè non piange?
Ecco piange.
Ce l'ho fatta. Che bello. Ho partorito!
Mi aiutano a girarmi e mettermi seduta e la prendo in braccio. E' ancora un tutt'uno con me, siamo due, siamo una... non lo so... sono incredula... ho mia figlia in braccio, tutto l'amore del mondo è lì con noi.

E' bellissima. Benvenuta al mondo, Margherita.

di Francesca Garofalo

 

immagine di Krista Guenin su flikr

Barbara Siliquini

Da single impenitente, affamata di vita, girovaga del mondo, donna in carriera, sono diventata una mamma allattona, spesso alternativa e innamorata del grande universo della nascita dolce, dell'alto contatto, della vita consapevole. Così è nato GenitoriChannel, per condividere con tutti: i dubbi nell'essere genitori, le scoperte, l'idea del rispetto come primo valore della genitorialità, i trucchi per vivere il quotidiano con leggerezza e con consapevolezza.

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