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La mia gravidanza medicalizzata

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Se tornassi indietro mi godrei di più quei nove mesi, mi concentrerei sulla vita che sta nascendo dentro di me. Vorrei poter innalzare l'esperienza del diventare madre, del generare la vita, ad un livello superiore. 

L'emotività del sentir crescere la vita, la grandezza di generarla, l'empatia con quell'essere che vive nello stesso corpo. Sono aspetti della gravidanza che ho lasciato passare in secondo piano, distratta dalla routine di controlli e dal vortice di eventi in cui sono stata travolta.

Gli aspetti pratici hanno preso il sopravvento, togliendo poesia e attenzione al vero miracolo che si stava compiendo dentro di me.

Leggere il racconto del terzo parto di Barbara mi ha lasciato l'amaro in bocca: non solo mi è stata tolta - per ben due volte - l'esperienza del parto, ma mi sono anche privata dell'aspetto più mistico di questo periodo che non tornerà.

Se potessi tornare indietro, mi informerei meno di quanto ho fatto, mi preoccuperei meno e farei meno ecografie. E trascorrerei più tempo ad ascoltarmi e ad ascoltare il mio bambino. Cercherei di instaurare un rapporto viscerale e primitivo già da quel momento, invece che preoccuparmi solo delle misurazioni che una macchina compie su di lui.

Non mi limiterei all'emozione che genera il primo calcetto del bambino, ma mi lascerei travolgere dal fiume in piena delle emozioni e delle sensazioni, vivrei con la pancia e non con la testa tutto il percorso. Tornerei animale, mi lascerei penetrare dalla vita.

Non l'ho fatto, mi sono avvicinata alla nascita delle mie bambine, per ben due volte, contando le settimane e cercando di mantenere il controllo della situazione.

Non fate come me, se siete incinta godete appieno di ciò che la vita vi sta donando e lasciatevi andare. Quei nove mesi non tornano più!

Di Cristiana Calilli

Cento per cento Mamma

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